Dalle sfide lanciate dalle chatbot “intelligenti” alla tutela del “gemello digitale”, dai neurodiritti ai rischi legati alla monetizzazione dei dati e al governo degli algoritmi. Guarda avanti, ma ripercorrendo la storia dell’evoluzione di diritti e tecnologie, “La privacy nell’era digitale”, il libro curato dal presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, in occasione dei primi 25 anni di lavoro dell’Autorità.
25 anni di storia dell’authority
“La protezione dati, oggi, ha anche questo compito – ha spiegato Stanzione nel corso della presentazione del volume -. Costruire e promuovere la civiltà digitale, quale vero obiettivo di un’innovazione che non sia regressiva sul piano dei diritti e delle libertà. Un obiettivo per il quale è necessaria la collaborazione di tutti: è la grande sfida che lanciamo alle istituzioni, ai cittadini, alle imprese. In una parola al Paese tutto, nella sua vocazione più autenticamente europea, perché lo straordinario diritto che il Garante tutela è un patrimonio, inestimabile, di ciascuno”.
Il libro ricostruisce la storia dell’authority attraverso i discorsi dei suoi Presidenti dalla sua istituzione nel 1997, 25 anni di storia del Garante e l’evoluzione di un’Autorità indipendente che, con le parole del presidente Stanzione, “ha saputo adeguare la propria azione alle esigenze sociali emergenti e alle istanze di tutela manifestate dai cittadini”. Una “rivoluzione pacifica”, quella del diritto alla Privacy, come la definì Stefano Rodotà, primo Presidente dell’Autorità, che ha cambiato in meglio la società italiana.
Il professor Vincenzo Zeno-Zencovich ha ripercorso gli anni e il contesto normativo che hanno portato alla nascita del Garante Privacy.
Sull’evoluzione del ruolo dei Garanti nella società digitale e sul mutamento sostanziale del ruolo della protezione dei dati da diritto individuale dei singoli a tutela della società digitale è intervenuto Franco Pizzetti, Presidente dell’Autority dal 2005 al 2012, che ha invitato il Garante ad accogliere le sfide poste oggi dall’era digitale: innanzitutto quella di distinguere in rete l’interlocutore umano dall’interlocutore-macchina e la necessità di una rapida risposta della normativa alla rapidissima evoluzione tecnologia.
Protezione dati, un “diritto barocentrico”
Antonello Soro, alla guida del Garante dal 2012 al 2020, ha parlato della protezione dati come “diritto baricentrico” sottolineando che in questi 25 anni, il Garante ha “incrociato e, in certa misura, anche guidato, i grandi cambiamenti che hanno interessato, nel profondo, la società, nel suo passaggio da analogica a digitale e la corrispondente evoluzione di quello straordinario diritto affidato alla sua cura. Un’evoluzione importante, che ha condotto ad affiancare, al tradizionale diritto alla riservatezza, il diritto alla protezione dei dati personali”.
Nel suo intervento la vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni ha parlato del ruolo fondamentale che le Autorità indipendenti, fortemente volute dall’Europa, rivestono in un sistema democratico, “un fenomeno – ha detto – nato per supplire alla crisi della democrazia rappresentativa e per regolare fenomeni ad alto tasso di complessità tecnica”. E sull’idea di indipendenza, “necessario fondamento di ogni struttura sociale”, la vicepresidente si è particolarmente soffermata “perché è in questo concetto che si iscrive l’azione delle Autorità indipendenti e il loro operare in piena autonomia nel far osservare le norme che uno Stato si è dato, nel nostro caso norme europee”.
Autorità, un “cantiere normativo” dei diritti fondamentali
“L’Autorità Garante ha saputo costruire una cultura della Privacy partendo da una normativa complessa come quella sulla Privacy”, ha evidenziato la giurista Giusella Finocchiaro, constatando “che oggi siamo di fronte ad un ‘cantiere normativo’ dei diritti fondamentali che si fondano sulla dignità della persona, cantiere in cui l’apporto della giurisprudenza del Garante è sempre più fondamentale”.
Il costituzionalista Oreste Pollicino ha spiegato che il Gdpr sarà sempre più la cartina al tornasole, insieme allo Stato di diritto, della prospettiva della normativa futura, cioè la regolamentazione dell’Intelligenza artificiale.
Oggi, aggiunge il componente del Garante Agostino Chiglia sottolineando come “essere nativi digitali non implichi essere educati digitali”, serve “un Garante più forte e potenziato nel suo organico e nelle sue intelligenze per poter continuare ad essere un’avanguardia nella protezione dei diritti. Affinare la consapevolezza della protezione dei dati nell’era digitale – ha aggiunto Chiglia – significa difendere diritti fondamentali nei confronti di colossi privati della tecnologia, tesi più al business che ai diritti delle persone, ma anche, talvolta, nei confronti degli attori pubblici che, in buona fede e nel tentativo di dare risposte veloci ai cittadini, rischiano di perdere di vista il bilanciamento tra diritto e efficienza”.
Fra trasparenza e diritto alla privacy
Guido Scorza, altro componente del Collegio, ha posto l’accento su “come coniugare la tutela di un diritto fondamentale come quello alla protezione dei dati personali, che è, innanzitutto, presidio della dignità umana, con le dinamiche e le forze centrifughe di mercati sempre più voraci di dati personali” e ha concluso che “trasparenza” è invece la parola-simbolo di una delle sfide più impegnative che accompagnano da sempre l’azione dell’Autorità, in relazione alla PA: come bilanciare la trasparenza con il diritto alla Privacy dei singoli cittadini?”.
“Il senso profondo di questo volume – ha spiegato il presidente Stanzione – è il tentativo di riannodare i fili di una storia che è anche storia di democrazia, di come si gioca, in uno Stato di diritto, la partita cruciale (anche sul terreno geopolitico) tra innovazione e diritti; tra mercato e persona; tra sicurezza e libertà”.