La “recente norma italiana che ha ammesso la conservazione dei dati di traffico telefonico, telematico e delle chiamate senza risposta indifferentemente per sei anni” pare “difficilmente compatibile con quel principio di proporzionalità tra esigenze investigative e protezione dati sancito dalla Corte di giustizia”. Lo ha detto il Garante della privacy, Antonello Soro, intervenendo alla presentazione del rapporto dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali sulla sorveglianza da parte dei servizi di intelligence organizzato dal Copasir. “E non possono non esprimersi riserve – ha spiegato Soro – sulla reale utilità di una conservazione, protratta così a lungo nel tempo, di una quantità di dati così elevata e sicuramente assai vulnerabile, viste anche le carenze che spesso caratterizzano i sistemi di sicurezza dei gestori”.
Secondo Soro è “singolare che la norma intenda, come essa stessa dichiara, attuare la direttiva antiterrorismo, che tuttavia nulla dispone in tema di conservazione di dati di traffico né di altri strumenti investigativi, pur estendendo in misura significativa le fattispecie di reato di pericolo presunto in materia e anticipando la soglia di rilevanza penale ben prima del tentativo”.