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E-privacy, doccia fredda per le telco: la Germania vuole cambiare le carte in tavola

La soluzione individuata durante la presidenza di turno finlandese viene ribaltata da quella tedesca che prevede misure stringenti per gli operatori nonostante le elevate garanzie introdotte dal Gdpr: serviranno due livelli di consenso da parte dei consumatori. Gropelli (Etno): “L’Italia rigetti la proposta”

Pubblicato il 09 Nov 2020

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Tutto da rifare. Nonostante l’accordo di “compromesso” raggiunto durante la Presidenza di turno finlandese – che sembrava aver ormai tracciato la strada per accelerare sulla riforma della Direttiva e-privacy ormai al palo da anni – la Germania, attuale Presidente di turno Ue, ribalta le carte in tavola.

La scorsa settimana- secondo quanto risulta a CorCom – è stato inviato a tutti i Paesi membri un nuovo testo che si discosta completamente dalle precedenti proposte (sotto la presidenza della Finlandia l’ultima e prima c’era stata quella della presidenza Romania). Nel nuovo documento, che CorCom ha potuto visionare, non è più previsto il cosiddetto meccanismo del “further processing”, ovvero la possibilità di trattare i dati dei clienti senza il rinnovato consenso degli stessi ma tenendo conto di quello già dato in fase contrattuale. In sostanza in caso di upgrade migliorativo del servizio i clienti dovranno dare nuovo consenso: una modalità che rischia di impantanare la velocizzazione delle operazioni e che di fatto va a penalizzare in particolare gli operatori di telecomunicazioni.

Due pesi due misure considerando che le Tlc non potrebbero dunque innovare sulla base dei metadati, a differenza di quanto previsto per tutti gli altri settori regolamentati dal Gdpr. E una misura in netto contrasto con le strategie della Commissione europeo e del commissario Thierry Breton in particolare, in cui si chiede all’industria europea di innovare e spingere le misure per fare dell’Europa l’hub mondiale per la data economy.

Il nuovo testo a firma tedesca – sempre sulla base del documento visionato da CorCom – prevede di includere nella partita oltre che le tlc anche gli over the top: la misura si applicherebbe infatti anche a servizi quali Whatsapp, Facebook Messenger, Facetime e altre piattaforme di chat sulla base del principio di confidenzialità delle comunicazioni.

“La regolamentazione è fondamentale, ma non può assolutamente sostituire l’innovazione e lo sviluppo di servizi europei. Concordiamo pienamente con il Commissario Breton quando dice che l’Ue deve divenire un hub mondiale per l’economia dei dati, nel rispetto della privacy – sottolinea a CorCom Alessandro Gropelli Deputy Director General Director of Strategy & Communications di Etno -. Per questo chiediamo all’Italia e agli altri Stati Membri di rigettare la proposta tedesca, che rischierebbe di mettere il freno ad ogni ambizione europea di leadership nell’ambito della data economy. L’Europa deve continuare ad essere il regolatore mondiale dei dati, ma deve anche poter diventare un leader industriale. Altrimenti resteremo schiacciati fra Cina e Stati Uniti”.

Alla vigilia dell’incontro del Working Party per discutere la proposta, Etno ha inoltre unito le forza con la Gsma in una nota congiunta in cui si esprime dissenso riguardo alla proposta tedesca. “Gli Stati membri hanno lavorato duramente per rendere la proposta della Commissione più a prova di futuro, ma non sono ancora stati in grado di raggiungere una posizione comune. Ci rammarichiamo pertanto che il recente approccio adottato dalla Presidenza tedesca non abbia capitalizzato il prezioso lavoro svolto dalle presidenze precedenti – si legge nella nota – Il testo proposto dalla Germania non riesce a colmare il divario tra la protezione della privacy e della riservatezza e lo stimolo all’innovazione nei fornitori di servizi europei. Il testo tedesco riflette un malinteso persistente secondo cui la privacy e l’innovazione non possono coesistere. Possono e devono coesistere affinché l’Europa sia in grado di intensificarsi e competere nell’economia dei dati globale. L’Europa ha l’opportunità di consolidare il suo ruolo globale come faro di innovazione responsabile, ma solo se i responsabili politici creano quadri giuridici che abilitano nuovi prodotti e servizi europei, piuttosto che soffocarli o proibirli dall’inizio”.

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