Almeno 345 dollari di rimborso per utente: tanto è la somma pattuita per chiudere la class action avviata negli Usa a seguito delle accuse contro Facebook relative alla conservazione di dati biometrici per una funzione di tagging delle foto basata sul riconoscimento facciale senza preavviso o consenso, funzione poi disabilitata dalla società di Mark Zuckerberg nel 2019.
Il caso risale al 2015 e la class action è partita nello stato dell’Illinois. È notizia dell’ultim’ora il raggiungimento di un accordo fra le parti per un ammontare di 650 milioni di dollari – questa l’offerta presentata da Facebook per chiudere la partita. Offerta approvata dal giudice che stava seguendo il caso. Nella sentenza si legge che si tratta di “uno dei più grandi accordi per violazione della privacy” e che ciascun utente partecipante alla class action (1,6 milioni di utenti) riceverà 345 euro di rimborso, “una grande vittoria per i consumatori”.
L’offerta di transazione iniziale ammontava a 550 milioni di dollari (100 dollari per utente) ma era stata respinta dal tribunale a giugno 2020 poiché considerata insufficiente e non congrua. La nuova offerta da 650 milioni è stata invece accolta e il giudice ha ordinato a Facebook di effettuare i pagamenti il prima possibile.