L’agenzia statale russa per il controllo delle telecomunicazioni, Roskomnadzor, avvierà una procedura per verificare che Facebook stia rispettando le leggi russe sulla privacy. L’attività di controllo sarà svolta entro dicembre e potrebbe coinvolgere anche Whatsapp, parte del gruppo di Menlo Park. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Tass che cita il direttore dell’authority nazionale.
La Russia è pronta a bloccare l’accesso a Facebook se rileverà che il social network non è compliant con la legislazione che esige che i siti web che raccolgono i dati dei cittadini russi li conservino in server situati in Russia. “Prenderemo una decisione in base ai risultati della nostra verifica”, ha dichiarato Alexander Zharov, direttore di Rokomnadzor.
Questioni di privacy o di controllo di Mosca sulle comunicazioni? La linea di separazione è sottile. Ad aprile Roskomnadzor ha chiesto ai giudici del tribunale distrettuale Tagansky di Mosca di bloccare il servizio di Telegram sul territorio russo, dopo che il 20 marzo la Corte suprema locale aveva respinto il ricorso della nota app di messaggistica contro la richiesta di fornire agli inquirenti dei servizi di sicurezza le chiavi di accesso per decrittare i messaggi che viaggiano sulla sua piattaforma. Per Telegram ciò viola i diritti degli utenti alla libera espressione e alla privacy; la app è stata di conseguenza bloccata.
Il Roskomnadzor ha anche inserito nella sua lista nera 20 milioni di indirizzi IP appartenenti a servizi di hosting, tra i quali Google e Amazon, sempre allo scopo di impedire l’accesso a Telegram, innescando un boom di utilizzo di VPN stranieri. Il braccio di ferro con la chat fondata dal russo Pavel Durov non è una novità, ma i social media americani sono il prossimo target designato del giro di vite annunciato dall’amministrazione di Vladimir Putin fin dallo scorso anno, con possibili problemi – fino all’oscuramento – per i social network che non accetteranno di custodire i dati degli utenti locali su server dislocati sul territorio russo.