Google in Europa finisce ancora sotto la lente del regolatore, questa volta per questioni legate alla privacy. Il garante irlandese dei dati personali, Irish data protection commission, ha infatti aperto un’indagine su Ad Exchange di Google per capire come il colosso di Mountain View elabora i dati personali degli utenti per le finalità legate alla compravendita di ads e verificare che non vi siano violazioni con i parametri imposti dalla General data protection regulation (Gdpr) dell’Ue.
Ad Exchange è la piattaforma tecnologica di Google per la compravendita in tempo reale di inventari di ads, con prezzi determinati automaticamente attraverso il principio dell’asta. Il sistema permette di servire all’utente finale ads personalizzate in base ai dati che Google ha raccolto. Il regolatore irlandese della privacy vuole chiarire se lo sfruttamento dei dati personali effettuato nelle diverse fasi delle transazioni che si svolgono su Ad Exchange è in linea con quanto previsto dal Gdpr. L’indagine esaminerà anche il rispetto dei principi di trasparenza e minimizzazione dei dati personali (i dati raccolti vanno usati solo per gli scopi per i quali è stato ottenuto il consenso alla raccolta), previsti dal Gdpr, e le pratiche di retention di Google.
Gli inserzionisti vanno a caccia di dati personali e profili utili a costruire pubblicità pertinenti. Ma secondo le denunce arrivate alla Dpc, e che hanno spinto l’authority ad aprire l’indagine, il modo in cui Google condivide i dati di navigazione Internet con una serie di aziende all’interno del sistema di compravendita di Ad Exchange non garantisce la protezione dei dati degli utenti da accessi non autorizzati. Il Gdpr esige che le aziende che raccolgono e usano i dati personali li proteggano da qualunque sottrazione o perdita.
Tra le aziende che hanno presentato un esposto contro Ad Exchange c’è Brave, società che sviluppa un web browser open source. Brave ha presentato la sua denuncia a settembre, sia al regolatore irlandese sia al garante privacy del Regno Unito nonché all’associazione Open Rights Group.
L’indagine della Dpc durerà almeno sei-otto mesi, secondo quanto riportato dalla Bbc. Il regolatore irlandese potrebbe imporre una multa che arriva fino al 4% del fatturato globale di Google o misure “correttive” sul funzionamento di AdExchange.
Google si è detta pronta a collaborare con l’Autorità. “Ci impegneremo a pieno nell’indagine aperta dalla Commissione per la protezione dei dati personali – fa sapere l’azienda – Accogliamo con favore l’opportunità di un chiarimento ulteriore sulle norme europee in materia di protezione dei dati per il Real time bidding. Gli authorized buyers che utilizzano i nostri sistemi sono soggetti a norme stringenti e standard rigorosi”.
A marzo la Commissione europea ha chiuso un’indagine relativa a un altro prodotto di Google per la pubblicità, AdSense, imponendo una multa di 1,49 miliardi di euro. In questo caso l’inchiesta, aperta nel 2016, si è focalizzata sulle possibili violazioni antitrust e gli uffici della commissaria Margrethe Vestager hanno riconosciuto un abuso di posizione dominante.
Prima di questa sanzione Google aveva già pagato quasi 7 miliardi di euro totali in Ue a seguito di due diverse indagini antitrust. La multa più pesante è arrivata l’anno scorso: 4,3 miliardi di euro per aver sfruttato il sistema operativo mobile Android per favorire le proprie applicazioni e bloccare quelle delle aziende rivali. Nel 2017 gli uffici della Vestager avevano colpito Google con una multa da 2,4 miliardi di euro per aver ostacolato la concorrenza col suo servizio di shopping comparativo.