NORME

Svolta privacy per le tech company, Cisco: “Gdpr anche negli Usa”

L’appello del top manager Mark Chandler rilancia il dibattito negli States sulla regolamentazione dei dati personali: “Il modello europeo funziona”. Apple e Ibm sulla stessa linea. Ma resta alto lo scontro su sanzioni e costi di implementazione

Pubblicato il 04 Feb 2019

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Una General Data Protection Regulation anche per gli Usa. E’ l’appello di Cisco alla classe politica americana, che indica nel regolamento europeo sulla privacy il modello ideale per risolvere le molteplici divisioni tra i grandi gruppi tech americani sul tema.

“Pensiamo che il Gdpr stia funzionando bene – dice Mark Chandler chief legal officer di Cisco – e che, con piccole modifiche, potrebbe essere adottato anche negli States”. Tra gli aspetti da rivedere rispetto al modello europeo, secondo Cisco, il diritto per gli utenti di poter rimuovere le proprie informazioni dai motori di ricerca.

Le richieste dell’azienda fanno seguito a quelle già avanzate, lo scorso anno, dal Ceo di Apple, Tim Cook: “E’ tempo anche per il resto del mondo di seguire le stesse regole europee” aveva detto il numero uno dell’azienda.

Le compagnie tech Usa sono concordi nel chiedere alla politica di attuare entro il prossimo anno una legge sulla privacy, la prima per gli Usa. Ma pur essendoci un accordo di massima generale, le strade da seguire e i campi di applicazione rimangono terreni altamente divisivi. Anche le valutazioni sul Gdpr europeo sono diverse. Nonostante si guardi alle regole con favore, le aziende Usa considerano troppo rigidi alcuni fronti. Soprattutto, nel mirino ci sono i costi di implementazione, valutati troppo alti.

Alcune web company puntano a poter effettuare più raccolta dati, altre di meno. Le maggiori aree di conflitto probabilmente riguarderanno le informazioni personali, il potere concesso alle autorità di regolamentazione per gestire le nuove regole e la quantità di responsabilità che le società dovranno affrontare per le violazioni dei dati.

Anche Ginni Rometty, Ceo Ibm, chiede nuove regole sulla privacy: “L’origine della crisi di fiducia nei confronti della tecnologia risiede proprio nella gestione irresponsabile dei dati personali da parte di alcune piattaforme dominanti rivolte ai consumatori”.

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