Tutelare i diritti e proteggere i dati nell’era del metaverso. È questo il punto focale dell’intervento del Garante Privacy, Pasquale Stanzione che ha aperto i lavori del convegno “Il Metaverso tra utopie e distopie: orizzonti e sfide della protezione dei dati”, organizzato dall’autorità in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali.
“L’evoluzione di internet più prossima (presentata da ultimo a Davos) e, verosimilmente, più dirimente negli effetti sulla persona e sulla società è il metaverso, nuova dimensione non solo spazio-temporale ma esistenziale, con confini mobili e riproporrà opportunità ma anche rischi e problematiche emersi con l’internet tradizionale – ha spiegato Stanzione – Sarà determinante la verifica di un monitoraggio non troppo invasivo dell’utente e l’impostazione tecnologicamente neutra del General data protection regulation (Gdpr) potrà fornire una regolazione tendenzialmente completa sui principali aspetti di questo mondo nuovo, soprattutto grazie all’approccio basato sul rischio, determinante per modulare le tutele sulle caratteristiche di una realtà in continua evoluzione”.
“Quale che sia il modello cui si orienterà lo sviluppo del metaverso è indispensabile l’adozione di alcune garanzie essenziali, volte a impedire che questa dimensione altra, da spazio utopico del possibile, degeneri in un luogo anomico dove impunemente violare diritti”, ha evidenziato.
Metaverso, i possibili ambiti di applicazione
Ricordando che Mark Zuckerberg ha definito il metaverso una “piattaforma immersiva, un Internet incarnato che consente di stare dentro l’esperienza invece di guardarla dall’esterno, in cui l’utente non si limita a vedere ma finisce con l’essere il contenuto e non soltanto un cursore sullo schermo, Stanzione ha precisato che “si ipotizza il ricorso al metaverso in funzione ausiliaria della didattica con l’apprendimento online interattivo o della ricerca, con simulazioni degli effetti dei prodotti progettati”.
“Si tratterà di una dimensione (articolata anche su plurime piattaforme) caratterizzata da un’interattività persistente, tridimensionale e dunque ancor più credibile, ubiqua e trasversale, in cui è possibile agire e interagire mediante ologrammi che costituiscono veri e propri tramiti digitali del sé. La definizione di virtuale, per questo nuovo spazio, accentuerà ancor più il suo significato etimologico di potenziale, di possibilità suscettibile di realizzazione – ha continuato Stanzione – Così come il prefisso Meta, non a caso ripreso da Menlo Park nel suo rebranding (simboleggiato dall’emblema dell’infinito), indica l’oltre, la dimensione cui tendere nel superamento di un limite, identificabile e spesso identificato nella fisicità del reale. Nella misura in cui apparirà come sempre più verosimile, capace di simulare la realtà fin quasi a sostituirla, questa nuova dimensione (non solo spazio-temporale, ma addirittura esperienziale e, quindi, esistenziale) potrà finire per rappresentare, almeno per molti, il luogo delle infinite possibilità, in cui affrancarsi anche, forse, dall’immane concretezza del reale. E forse non se ne percepirà fino in fondo la natura atopica, di vero e proprio non luogo”.
Il nodo della struttura
“Non sono chiari i contorni che assumerà il metaverso né quali di queste caratteristiche possederà. Non sappiamo se la sua struttura sarà centralizzata o policentrica, unitaria o multipolare (un pluriverso?), né quale modello di governance la ispirerà. Il futuro è ancora tutto da scrivere – ha sottolineato ancora il Garante – La trasversalità e molteplicità delle esperienze suscettibili di realizzazione e il volume delle informazioni che potranno generarsi nel metaverso determineranno una raccolta di dati personali non comparabile con quella del web, per quantità ma anche per qualità. Vi saranno, infatti, compresi anche dati biometrici veicolati, tra gli altri, da dispositivi indossabili, di cui va impedito ogni utilizzo abusivo e sarà necessario ripensare al sistema raccolta consenso e garanzie di trasparenza negli obblighi informativi”.
“La rilevanza qualitativa e quantitativa dei flussi di dati indurrà a ripensare by design il sistema di raccolta del consenso e le garanzie di trasparenza negli obblighi informativi”, ha avvisato.
Secondo Stanzione, inoltre, anche in ragione del notevole tasso d’interazione tra gli utenti e della conseguente esigenza di proteggere i minori da esperienze pregiudizievoli, “sarà determinante la garanzia dell’age verification, naturalmente con sistemi che non comportino un monitoraggio eccessivamente invasivo dell’attività dell’utente”.
Gli impatti delle interfacce neurali
Va considerato l’impatto che potrà avere la (già progettata) sostituzione dei visori con un’interfaccia neurale, capace di proiettare questo mondo virtuale direttamente nel cervello, ovvero nella regione del corpo più delicata perché irriducibile a mera biologia, quale correlato neurale della coscienza.
“E questo, in contesto in cui le neurotecnologie potrebbero, in un futuro non lontano, leggere i pensieri, decodificando i dati neurali con sistemi di brain reading – ha concluso Stanzione – L’ingresso della tecnica in quell’inner world in cui neppure il più coercitivo dei poteri si era spinto, non può che suscitare, dunque, nuove istanze di tutela. Se non si vuole che innovazioni potenzialmente utili divengano lo strumento per fare dell’uomo una non-persona, l’individuo da addestrare o classificare, normalizzare o escludere”.