La quarantesima conferenza mondiale dei garanti per la Privacy si svolgerà dal 22 al 26 ottobre a Bruxelles, ospitando delegazioni da 81 Paesi. La sfida che ha contraddistinto le ultime edizioni dell’appuntamento è quella di tentare di adottare un approccio più “pratico” e meno “teorico”, fornendo un contributo sui temi d’attualità. A spiegarlo è in un’intervista ad Affari&Finanza di Repubblica Giovanni Buttarelli, garante europeo per la protezione dei dati. “In passato era solo un’occasione di incontro e per dichiarazioni declamatorie sempre ignorate – sottolinea – Poi l’anno scorso abbiamo preso una decisione comune sulla guida autonoma, stilando una guida per i costruttori sui principi da seguire, così da potersi adeguare da subito e non rischiare di avere sul mercato un prodotto che domani potrebbe essere fuori legge. Quest’anno faremo lo stesso sull’intelligenza artificiale, che è la nuova frontiera. Quella dei big data e delle Ai sarà una delle più grandi rivoluzioni della storia. Ormai a ogni passo lasciamo una traccia di dati e questa massa di informazioni porterà ad analisi predittive nel campo della medicina, della pubblicità, dei servizi. Ma per fare in modo che sia una rivoluzione che porti benefici è necessario il rispetto delle persone. Quello che oggi manca”.
“Esiste uno squilibrio che chiamiamo dividendo digitale – spiega Buttarelli – E’ il modello basato sui servizi gratuiti forniti alle persone in cambio dei loro dati. Ha portato a un monitoraggio da parte di aziende private che non ha eguali nella storia. I benefici e il valore aggiunto delle informazioni che noi concediamo non è a vantaggio né dei singoli né della collettività. Al punto che alcuni servizi essenziali per far funzionare la sanità del futuro o le nostre città dipenderanno dalla collaborazione non sempre gratuita di queste multinazionali. Su questo abbiamo molto da lavorare”.
Quanto al Gdrpr, il regolamento sulla data protection che si applica in Europa da fine maggio, Buttarelli non nasconde la soddisfazione: “E’ la legge discussa più a lungo nella storia della Ue, per la sua trasversalità – sostiene – Non si tratta solo di privacy, ma di informazioni, dunque di equilibri di potere. Bisognava stabilire chi fa cosa, quando, per quanto tempo, con la collaborazione di chi e a favore di chi. IL tutto basato su linee guida flessibili e aperte alle esigenze del futuro. Pria avevamo una frammentazione che non era più sostenibile, ora esiste uno standard unico che stanno imitando dal Giappone alla California, perché risponde a un’esigenza diffusa”.