A quasi tre mesi dalla sua introduzione, molti cittadini continuano ancora a ricevere chiamate pubblicitarie sui propri numeri di cellulare. Infatti, dal 27 luglio scorso, il Registro delle Opposizioni – il servizio pubblico finalizzato ad esprimere il proprio diniego a ricevere chiamate di telemarketing indesiderate – si è aperto anche ai numeri di cellulare ma qualcosa è ancora da raffinare.
Il Registro Opposizioni è davvero la soluzione?
In molti, infatti, lamentano la circostanza che – nonostante la registrazione sul portale del proprio numero mobile – le chiamate di operatori continuino ininterrotte, creando non poco fastidio. Al di la della piena funzionalità o meno del Registro, dalla perizia con cui i diversi attori consultino il Registro alla ricerca delle sole numerazioni contattabili e – soprattutto – alle molteplici aziende più o meno autorizzate che non attingono al Registro (e contro cui, naturalmente, il Registro non può proteggere), la domanda di fondo è se tale sistema sia da solo sufficiente a risolvere il problema delle chiamate di disturbo.
Sarà capitato a tutti, infatti, di accettare frettolosamente qualsiasi condizione contrattuale sottoposta sotto il naso, pur di iniziare ad usufruire di un servizio o utilizzare questo o quel bene acquistato. In realtà, nella fretta, molti prestano il consenso all’uso delle proprie informazioni personali per finalità commerciali, alimentando inconsapevolmente quel grande contenitore di dati a cui attingono proprio le aziende che, attraverso dei servizi di telemarketing, provvedono successivamente a contattare i potenziali clienti, stesse aziende su cui grava l’onere di verificare se un’utenza rientra o meno all’interno del registro. L’iscrizione al Rpo, infatti, annulla anche i consensi precedentemente rilasciati e, con tale servizio, l’attore è tenuto a consultare periodicamente il database (e comunque prima di svolgere le campagne pubblicitarie tramite telefono). Sovente però capita che, nonostante l’iscrizione effettuata su tale registro, i cittadini continuino a ricevere chiamate indesiderate, in un processo che, molto probabilmente, è ottimizzabile.
Un portale online con dati in tempo reale
Il Rpo rappresenta, indubbiamente, un passo in avanti, ma la velocità del presente richiede nuove soluzioni. Utile sarebbe una modalità diversa di gestione dei consensi, attraverso la realizzazione di un unico aggregatore (un portale) capace di stravolgere il paradigma delle informazioni, dando la possibilità ad ogni cittadino di poter conoscere in tempo reale (e direttamente sul pc o sullo smartphone) quali suoi dati sono “in giro”, da chi e come essi vengono usati.
In un sistema così immaginato, ogni responsabile del trattamento dovrà comunicare alla piattaforma – attraverso il codice fiscale del soggetto o altro campo – il consenso acquisito. Sotto quella stringa alfanumerica di 16 cifre o altri campi chiave, verrebbero così raggruppati tutti gli operatori che utilizzano le informazioni, senza margine di errore.
Accesso con Spid per verificare la propria posizione
La soluzione permetterebbe ad ogni cittadino, in tal modo, di conoscere quali informazioni personali sono state cedute a terzi e, in ogni momento, revocare la scelta a suo tempo effettuata. Attraverso un semplice accesso con Spis, ognuno potrà prendere coscienza – in un’unica pagina – di tutte le informazioni concesse negli anni (e a chi) a lui riguardanti, potendo decidere quali cancellare perché obsolete o non ritenute più da condividere con un determinato soggetto.
Al nuovo Governo il compito e l’opportunità di affinare il sistema
Da sottolineare il grande lavoro svolto negli ultimi anni dalla Fondazione Ugo Bordoni in questo campo. La Fub gestisce – per conto del Mise – il Rpo, ed è impegnata da tempo a studiare i possibili vantaggi, in termini di efficienza e costi di gestione, dell’uso della blockchain per la gestione dei consensi e dei dati personali, delineando l’ipotesi concettuale di un sistema “disintermediato” per la consultazione di tali informazioni (maggiori informazioni sulla Relazione annuale della Fub al Parlamento). Adesso la parola passa alle nuove Camere che, giocoforza, dovranno valutare l’opportunità di innovare un sistema di gestione dei dati a fini commerciali che non invecchi con il tempo e sia davvero amico dei cittadini.
Chi è Fabio Pompei
Ingegnere informatico, dottore di ricerca in ingegneria elettronica e soprattutto esperto di privacy, Fabio Pompei lo scorso agosto è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Noto il suo impegno nella sensibilizzazione sulle criticità legate allo sviluppo delle nuove tecnologie, in particolar modo per le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione: dalla dipendenza patologica da Internet all’uso improprio dei dati personali da parte delle “big digital companies”, su cui Pompei è stato impegnato in attività di studio, ricerca e divulgazione.