LA RICERCA

Social e diritto all’oblio: otto italiani su dieci si pentono dei propri post

L’indagine di Kaspersky: giovani meno attenti alla privacy online e alla propria impronta digitale. L’83% vorrebbe poter cancellare uno dei contenuti pubblicati nel corso dell’ultimo anno. Ma il problema è abbastanza comune nell’intera area europea

Pubblicato il 17 Gen 2022

Kaspersky - Diritto all'oblio

La percezione tra gli utenti europei della privacy online e della propria “impronta digitale” non è uniforme, e dipende dal Paese e dalla generazione di appartenenza. Con un denominatore comune a tutti: il fatto di non essere sicuri di avere il pieno controllo della propria presenza digitale e la consapevolezza di cosa fare per gestirla al meglio. E’ quanto emerge da un recente sondaggio realizzato da Kaspersky sul diritto all’oblio, che evidenzia tra gli altri dati come – tra i consumatori italiani – la generazione Z sia poco attenta quando si parla di controllo dei propri dati online, infatti l’83% ha dichiarato che vorrebbe poter cancellare in maniera permanente un post pubblicato in passato. Le interviste sono state realizzate da Censuswide a dicembre 2021 e hanno riguardato un campione di 8.519 utenti suddivisi per fasce d’età.

Puntando l’attenzione sull’attività social, dalla ricerca emerge che gli utenti di tutta Europa concordano sul fatto che le azioni online possano avere delle conseguenze, sostenendo anche che alcuni argomenti siano più rischiosi e provocatori di altri, e possano avere un impatto sulla reputazione delle persone e persino sulle loro prospettive di lavoro. Concentrando l’attenzione sull’Italia, secondo il 41% del campione i post offensivi nei confronti delle persone disabili e quelli che si schierano contro la vaccinazione anti-Covid-19 sono potenzialmente i più dannosi per le prospettive di lavoro o per le relazioni. Seguono l’utilizzo di un linguaggio transfobico (37%) e le posizioni negazioniste sui cambiamenti climatici (31%).

Dalla ricerca emerge inoltre che quasi un dipendente su tre ha ammesso di aver consultato i profili social dei nuovi colleghi, e di averli giudicati su quella base. Il 42% degli intervistati ha inoltre affermato di conoscere qualcuno il cui lavoro o la cui carriera è stata influenzata negativamente da un contenuto postato sui social media in passato. Nonostante ciò, quasi un terzo delle persone non ha mai modificato o cancellato i vecchi post dai propri account.

Il 38% degli utenti afferma inoltre che il proprio profilo social non lo rappresenti in modo autentico, e un ulteriore 51% sostiene che la cronologia di navigazione su internet potrebbe fornire un’idea sbagliata sul loro conto. E’ poi dell’81% la percentuale degli utenti dai 16 ai 21 anni che crede erroneamente di avere il controllo totale sui contenuti condivisi online e di poter eliminare definitivamente alcune tracce lasciate nel web.

Quanto al diritto all’oblio, in Italia il 32% degli utenti non ha mai pensato a cosa accadrà ai propri dati online dopo la loro morte, e quasi un quinto (19%) presume erroneamente che tutti i propri account social vengano automaticamente eliminati per sempre. Il 44% degli italiani vorrebbe inoltre poter accedere al profilo social di un genitore defunto, se questo lasciasse i propri dati di accesso nel testamento. Tuttavia, pensando alla situazione contraria, la reazione degli italiani è cambiata: il 38% ha dichiarato che si sentirebbe a disagio a lasciare in eredità i propri dati di accesso agli account online.

“I dati ci seguono ovunque, diventano parte di noi e ci accompagnano per tutta la vita. La maggior parte delle volte, le informazioni che condividiamo oggi non riflettono la persona che saremo domani – sottolinea David Emm, Principal security researcher del Global Research & Analysis Team di Kaspersky – Dobbiamo comprendere meglio l’impatto dei dati nel tempo e come possono cambiare le nostre vite in futuro. E, cosa ancora più importante, dobbiamo conoscere come poter cancellare definitivamente la nostra identità digitale passata nel momento in cui non riflette più i nostri valori”.

Aumentare la consapevolezza sulla gestione della privacy dei dati e sul diritto all’oblio dell’individuo è essenziale – evidenzia Kaspersky in una nota – poiché i risultati dello studio mostrano un divario crescente tra la realtà e il controllo che le persone percepiscono di avere sulla propria presenza online: “Avere il controllo sui propri dati è indispensabile per gli utenti – conclude il comunicato – e assicurarsi che abbiano una chiara comprensione della propria impronta digitale è fondamentale per proteggere il mondo di domani”.

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