PRIVACY E DATA PROTECTION

TikTok, il ceo Shou Zi Chew a Bruxelles per scongiurare “l’effetto Usa”

Incontri con i Commissari Vestager, Jourova, Johansson e Reinders. Sul tavolo il rispetto degli obblighi previsti dal Digital Services Act. I ban negli Stati Uniti rischiano di ripercuotersi nel Vecchio Continente innescando un boomerang come nel caso Huawei

Pubblicato il 10 Gen 2023

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Fare il punto sulle questioni relative al rispetto della privacy e della sicurezza dei dati dei cittadini europei. Con particolare riferimento alle nuove regole nell’ambito del Digital Services Act (Dsa) e anche del Digital Markets Act (Dma). Giornata fitta di incontri a Bruxelles per il numero uno di TikTok Shou Zi Chew: in agenda i meeting con i Commissari europei Margrethe Vestager (Concorrenza) Vera Jourova (Valori e trasparenza) Ylva Johansson (Affari interni) e Didier Reinders (Giustizia). Un video-incontro con il commissario all’Interno Thierry Breton è previsto per il 19 gennaio.

Durante l’incontro con Vestager “si è discusso anche del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e di questioni relative alla privacy e agli obblighi di trasferimento dei dati, con un riferimento alle recenti notizie di stampa sulla raccolta e la sorveglianza aggressiva dei dati negli Stati Uniti”, si apprende da un portavoce della Commissione. L’Ue ha espresso preoccupazioni in merito alla protezione dei dati personali degli europei, alla sicurezza dei bambini sulla piattaforma, alla diffusione della disinformazione russa e alla trasparenza dei contenuti politici a pagamento su Tiktok.

Riguadagnare la fiducia dei regolatori Ue

“Conto sul fatto che TikTok esegua pienamente gli impegni assunti per rispettare le leggi dell’Ue e riguadagnare la fiducia dei regolatori europei. Non ci possono essere dubbi sul fatto che i dati degli utenti in Europa siano al sicuro e che non siano esposti ad accessi illegali da parte di autorità di Paesi terzi”, ha postato su Twitter la vice presidente e commissaria Ue per i Valori e la trasparenza Vera Jourova, dopo l’incontro con il ceo di TikTok Shou Zi Chew. “È importante che TikTok e le altre piattaforme si preparino rapidamente ad essere conformi al Digital Services Act e al Digital Markets Act. Sono anche ansiosa di vedere la prima relazione del nuovo Codice anti-disinformazione entro la fine di gennaio. La trasparenza sarà un elemento chiave”.

La vicepresidente Jourova ha apprezzato il fatto che TikTok abbia aderito al Codice di condotta sulla disinformazione e che abbia attuato rapidamente le sanzioni dell’Ue contro gli organi di propaganda russi. TikTok riconosce anche che attori statali non appartenenti all’Ue cercano di manipolare i contenuti della piattaforma per diffondere la disinformazione e si impegna per affrontare questo problema. TikTok ha informato che investe in Ucraina e consegnerà una relazione dettagliata ai sensi del Codice.

TikTok e il Digital Services Act

La legge sui servizi digitali (Dsa) obbligherà i maggiori player dalla prossima estate a sottoporsi ad audit a proprie spese da organismi indipendenti, per valutare i rischi connessi al loro utilizzo e mettere in campo i mezzi per mitigarli. “Siamo pienamente impegnati nell’attuazione delle disposizioni del Dsa e abbiamo messo a disposizione risorse chiave in tutta l’azienda per garantire la nostra futura conformità alle normative”, ha detto ad Afp un portavoce di TikTok.

A settembre del 2021 intanto il principale regolatore della privacy dell’Unione europea ha aperto due indagini su TikTok. Si tratta di iniziative che vogliono far luce rispettivamente sul trattamento dei dati personali dei bambini e ai trasferimenti di dati personali in Cina.

TikTok, effetto domino come per Huawei?

È stato proprio il ceo della compagnia cinese a chiedere gli incontri con i Commissari Ue: l’obiettivo è scongiurare l’effetto a catena dopo la decisione degli Stati Uniti di vietare l’uso della piattaforma su tutti i dispositivi in capo a funzionari e dipendenti pubblici. Una mossa che potrebbe essere preliminare a ulteriori strette in nome della tutela della sicurezza e della privacy nazionale e di innescare un caso simile a quello che ha riguardato Huawei, colosso cinese che ha pagato cari i “ban” d’Oltreoceano che si sono ripercossi inevitabilmente anche in molti Paesi europei sul fronte delle reti 5G.

Ieri il New Jersey ha bloccato l’utilizzo della piattaforma cinese TikTok sui dispositivi statali. La decisione eè stata presa dal governatore democratico Phil Murphy. “Rinforzare la cybersicurezza è importante per proteggere la sicurezza di tutti e il benessere del nostro Stato. Ci sono preoccupazioni riguardo l’uso che il governo cinese potrebbe fare di questi dati”. La decisione del New Jersey segue quella di altri Stati, tra cui l’Ohio, dove il governatore repubblicano Mike DeWine ha imposto una messa al bando di TikTok da tutti gli strumenti elettronici di uffici e dipendenti statali. A dicembre, nel pacchetto da 1700 miliardi di dollari approvato dal Congresso americano, è stata prevista una misura analoga per i dispositivi federali.

Tiktok e la posizione dell’Italia

Il nostro Paese si preparerebbe a seguire la linea dura degli Usa. E secondo indiscrezioni di stampa il Copasir avrebbe già avviato un’indagine conoscitiva sulla piattaforma cinese per scongiurare un secondo caso Cambridge Analytica. In ballo i dati di 15 milioni di utenti italiani.

Il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone ha annunciato che presenterà una proposta di legge sulla sovranità digitale, “tema che abbiamo portato avanti sin dal 2018. Le commissioni parlamentari Cultura, Tlc e le altre competenti lavoreranno sul tema con il sottosegretario Butti”. Secondo Mollicone “la tutela della sovranità digitale passa dalla sicurezza dei dati. È urgente e necessario analizzare, come ha detto il sottosegretario Butti, il problema della sicurezza dei dati personali sulla piattaforma Tik Tok. Da tempo Fratelli d’Italia afferma la necessità di lavorare, assieme all’Unione Europea, per risolvere un problema di sicurezza nazionale, come sottolineato dal Garante per la privacy che ne ha denunciato la pericolosità e ha chiesto la creazione di una task force europea. Serve un approccio politico trasversale, come dimostrato negli Stati Uniti dalla votazione bipartisan che ha vietato l’uso del social cinese ai dipendenti statali, non solo nelle sedi parlamentari ma anche negli organi competenti”.

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