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Competenze digitali, allarme Confartigianato: mancano all’appello 362mila esperti di AI



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Tra le regioni in cui la carenza di skill è più pronunciata emergono Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche ed Emilia-Romagna. “I processi di transizione digitale e la diffusione dei sistemi di IA possono essere ostacolati dall’indisponibilità di lavoratori qualificati”

Pubblicato il 20 ago 2024



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Per le imprese è particolarmente difficile reperire collaboratori che siano d’aiuto nel percorso delle transizioni digitali e green: parliamo in generale di competenze digitali e in particolare di skill legate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. A lanciare l’allarme è Confartigianato, che evidenzia in un report appena pubblicato quali sono gli ostacoli che affrontano nell’attrazione di nuovi talenti e nel trattenere il personale che ha già sviluppato skill ed esperienza in questi campi.

I numeri di Confartigianato

Secondo i dati pubblicati da Confartigianato a fronte di una richiesta che nel 2023 era di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, il mercato è stato in grado di fornirne meno della metà, lasciandone scoperte il 51,8%, pari a 362mila lavoratori. Tra le competenze più ricercate emergono quelle in gestione di tecnologie di intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain. Ma la percentuale è ancora più alta se si focalizza l’attenzione sulle micro e piccole imprese: in questo caso, infatti, il 54,9% della domanda di competenze digitali avanzate 4.0 rimane senza risposta.

L’opportunità dell’ “Intelligenza artigiana”

Con lo sviluppo dei sistemi di IA – spiega Confartigianato – si delineano, oltre a fenomeni di polarizzazione del lavoro e di disparità di reddito, anche una prevalenza di processi di collaborazione tra lavoratori e sistemi di IA rispetto alla sostituzione degli input di lavoro. “Vi sarà un riequilibrio del portafoglio delle competenze imprenditoriali, un fenomeno più marcato per le piccole imprese nelle quali l’imprenditore accentra su di sé attività caratteristiche di professioni maggiormente orientate alla collaborazione con l’IA – spiega Confartigianato – L’intelligenza artificiale si fonderà in modo collaborativo con l’ “Intelligenza Artigiana” degli imprenditori.

Le imprese italiane e l’intelligenza artificiale

Secondo i dati di Confartigianato in Italia il 36,2% degli occupati opera in ambienti esposti a un alto impatto dell’intelligenza artificiale. Parliamo di 125 mila micro e piccole imprese pioniere dell’IA, il 12,6% delle imprese tra 3 e 49 addetti che nel biennio 2021-2022 ha utilizzato una o più soluzioni di intelligenza artificiale. L’Italia, facendo un confronto con l’estero graie ai dati Eurostat, è al 4° posto in Ue a 27 per quota di piccole imprese che utilizzano robot, “(Il 6,9% nel nostro paese contro il 4,6% della media europea, il 6,0% della Francia e il 3,5% della Germania).

Lo skill gap sui territori

Tra le aree in cui la carenza di competenze avanzate per la twin transition è più marcata emergono il Trentino-Alto Adige, dove è difficile reperire il 65,8% dei profili a elevata richiesta di competenze digitali avanzate 4.0 di cui ci sarebbe bisogno, seguito da Friuli-Venezia Giulia (62,6%), Umbria (60,3%), Marche (57,1%), Veneto (56,3%) ed Emilia-Romagna (55,8%). A seguire Toscana (54%), Liguria (53,1%), Piemonte (53%), Lombardia (52,3%) e Abruzzo (52%). Quanto alle provincie, in prima posizione per il gap tra domanda e offerta di competenze digitali c’è Bolzano, dove non si trova il 69,2% dei profili richiesti, poi Trieste (68,3%), Terni (67,5%), Udine (66,5%), Cuneo (66%), Lucca (64,2%), Lodi (63,6%), Gorizia (61,9%), Biella (61,4%), Trento (61,4%), Lecco (60,7%), Belluno (60,5%) e Macerata (60,4%).

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