IL POLICY PAPER

Servizi digitali, in Europa oltre 100 leggi. Prometheus: “Ostacolo alla competitività”



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In un corposo documento la rete di think tank dell’Europa meridionale evidenzia i nodi da sciogliere. Insufficienti gli investimenti nelle tecnologie di nuova generazione, dall’intelligenza artificiale al quantum computing, bisogna colmare i gap infrastrutturali nelle aree rurali e abbattere le barriere finanziarie e amministrative

Pubblicato il 11 dic 2024



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L’Unione Europea è in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di innovazione e digitalizzazione, mentre i fornitori di servizi digitali nell’Unione si trovano a dover far fronte ad oltre 100 leggi esistenti e in cantiere, un panorama complesso da navigare anche per le grandi aziende. Il panorama digitale europeo è infatti vincolato da un quadro legislativo complesso e da profili di investimenti non competitivi, sia pubblici che privati. Le piccole e medie imprese, il cuore dell’industria europea, potrebbero ricevere nuova linfa mediante iniziative di riqualificazione e aggiornamento professionale, e di sviluppo di dataspace settoriali. La transizione da un approccio normativo ad uno maggiormente improntato alla politica industriale, all’intervento pubblico e alla competitività dovrà essere al centro del prossimo mandato europeo.

È quanto emerge dallo studio intitolato “A Blueprint For The Digital Priorities Of The New EU Mandate” (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), realizzato da PromethEUs, la rete di think tank dell’Europa meridionale composta da I-Com Istituto per la Competitività (Italia), dall’Elcano Royal Institute (Spagna), dalla Foundation for Economic and Industrial Research Iobe (Grecia) e dall’Institute of Public Policy (Portogallo).

Un’intricata rete di leggi, ma c’è anche la sfida delle dipendenze internazionali

Il documento illustra l’intricata rete di leggi in cui le aziende europee sono costrette a muoversi per rispettare gli obblighi digitali, tra cui il Digital Market Act, il Digital Services Act, il Data Governance Act, il Cybersecurity Act e altri ancora. Tuttavia, ci sono alcuni primi segnali che questa seconda metà del Decennio Digitale si concentrerà sulle iniziative per una migliore regolamentazione. In effetti, come proposto da Enrico Letta e Mario Draghi nei loro rapporti, la nuova Commissione è impegnata a rivedere una parte importante della legislazione europea, prestando particolare attenzione all’innovazione e alla sicurezza nel settore digitale, al contempo riducendo la burocrazia e gli oneri amministrativi. Un obiettivo chiave è infatti la riduzione dell’obbligo di rendicontazione di almeno il 35% per le pmi e del 25% per le restanti aziende.

Tuttavia, il quadro normativo è solo un pezzo del puzzle che ostacola la competitività digitale dell’Europa. Il report fornisce uno spaccato preciso degli investimenti all’interno dell’Unione e della dipendenza da altri Paesi. Ciò che emerge è che l’Europa dipende da Paesi terzi per oltre l’80% dei suoi prodotti, servizi, infrastrutture e proprietà intellettuale digitali e che il divario di investimenti nell’AI tra gli Stati Uniti e l’Ue si è ampliato nel tempo. Ad esempio, nel 2023 gli investimenti in venture capital nell’AI ammontavano a 7,9 miliardi di dollari nel Vecchio Continente e a 54,8 miliardi di dollari negli Usa. Una sostanziale differenza si riscontra anche nei finanziamenti alle startup di AI e tecnologie quantum. Ma anche nella diffusione delle tecnologie l’Europa segna il passo, come testimonia un mercato dei servizi cloud che è solo un terzo di quello americano.

Pmi davanti a ritardi e ostacoli

Le piccole e medie imprese si trovano ad affrontare sempre più sfide derivanti dalle transizioni gemelle della digitalizzazione e della sostenibilità, come descritto nel terzo capitolo della pubblicazione. L’Europa meridionale sta sperimentando un significativo ritardo delle infrastrutture digitali, con un accesso limitato a Internet ad alta velocità e alle tecnologie avanzate in molte aree. Inoltre, sussistono rilevanti barriere finanziarie e una mancanza di conoscenze e competenze digitali. Gli autori sottolineano pertanto il ruolo fondamentale dei programmi di upskilling e reskilling, nonché dei dataspace settoriali, nel fronteggiare queste sfide. Infatti, la European SME Strategy for a Sustainable and Digital Europe prevede risorse, reti e hub digitali per affrontare la mancanza di alfabetizzazione digitale, per accelerare la lenta adozione di strumenti digitali e migliorare la produttività e l’innovazione.

Europa verso un nuovo paradigma

Se dal 2019 la prospettiva dell’Unione Europea si è concentrata sulla sovranità e sull’autonomia strategica, il nuovo mandato del 2024 si apre con un cambio di paradigma verso la sicurezza economica, con un approccio orientato alla politica industriale, all’intervento pubblico e alla competitività. Il report sottolinea l’importanza di rafforzare e coordinare ulteriormente la diplomazia digitale, nonché di enfatizzare la dimensione tecnologica nelle politiche di allargamento e la priorità da attribuire all’applicazione della Economic Security Strategy.

Le raccomandazioni per i policy maker

Lo studio delinea una serie di raccomandazioni per i policy maker europei, riassunte in queste macrocategorie:

Razionalizzare e semplificare il contesto normativo

Per promuovere un’economia digitale competitiva e inclusiva l’Ue dovrebbe snellire la burocrazia consolidando la normativa, in particolare per le pmi e le startup. Il quadro legislativo dovrebbe ridurre gli ostacoli normativi, promuovere sandbox normative, implementare meccanismi di accelerazione e uno sportello unico per le startup per accedere a informazioni centralizzate. Si auspica la creazione di un ecosistema digitale aperto, attraverso l’applicazione del Dma e del Dsa, e la promozione di standard comuni per servizi e dati e di iniziative open-source.

Potenziare gli investimenti strategici e l’accesso ai capitali

Il bilancio dello European Digital Programme dovrebbe essere rivisto e coordinato maggiormente con altri programmi dell’Ue. Inoltre, il Fondo Ipcei e le forme di partenariato come l’EuroHpc dovrebbero essere rafforzati ed estesi ad altre tecnologie digitali, riducendo la burocrazia, accelerando i processi e migliorando l’accesso delle pmi a queste iniziative. Inoltre, risulta essenziale spingere sul Mercato Unico dei Capitali, promuovendo una maggiore integrazione e semplificando l’accesso ai fondi.

Aiutare la transizione digitale e la crescita delle pmi attraverso la riqualificazione e le infrastrutture

È necessario sviluppare programmi per l’aggiornamento e la riqualificazione della forza lavoro nelle pmi, così da agevolarle nel processo di transizione digitale e verde. Infine, velocizzare la creazione di dataspace settoriali per la realizzazione di un’infrastruttura digitale e per la condivisione sicura e trasparente dei dati.

Rafforzare la diplomazia digitale e gli appalti pubblici

L’Ue dovrebbe posizionarsi come leader mondiale nella diplomazia digitale rafforzando i partenariati nelle tecnologie critiche, allineandosi agli standard globali e dando priorità alla diplomazia digitale con i Paesi candidati. Integrare framework favorevoli all’innovazione nelle politiche nazionali sugli appalti pubblici, enfatizzando i requisiti basati sulla funzionalità e gli appalti pre-commerciali. Questo duplice obiettivo potrebbe contribuire ad aumentare la resilienza, a promuovere gli standard dell’Ue a livello globale e a stimolare la domanda di soluzioni all’avanguardia.

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