RICERCA

Ambiente, Ca’ Foscari inventa il sensore per rilevare l’inquinamento dell’acqua

La soluzione ideata dai ricercatori dell’ateneo veneziano consente di misurare in tempo reale la concentrazione di perfluorottano sulfonato, tra le molecole più nocive della famiglia Pfas

Pubblicato il 17 Apr 2019

cafoscari

Un test veloce e alla portata di tutti per scoprire se l’acqua è contaminata da pefluorottano Sulfonato, una molecola della famiglia Pfas tra le più diffuse e inquinanti. A mettere a punto e brevettare il sensore sono stati i ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: gli impatti sulla salute per l’accumulo di questi composti sono ancora oggetto di studio, ma le prime ricerche confermano rischi per la salute.

I composti perfluoroalchilici, si legge in una nota dell’ateneo, sono molto resistenti al degrado e conferiscono proprietà idrorepellenti ed ignifughe al materiale su cui sono applicati. Per tale ragione sono largamente utilizzati in processi industriali per la produzione, ad esempio, di tessuti impermeabili o antimacchia. Per la loro persistenza nell’ambiente e accumulo negli organismi viventi, uomo incluso, sono considerati inquinanti emergenti e pericolosi a livello globale. Sono balzati all’attenzione delle cronache e hanno generato allarme in Italia, in particolare dopo la scoperta della contaminazione di falde acquifere in Veneto.

“Oggi servono costose analisi di laboratorio per misurare la concentrazione di Pfos – spiega Paolo Ugo, professore di Chimica analitica a Ca’ Foscari e coordinatore del team di inventori del sensore – mentre il nostro sensore permette un riscontro sul campo, immediato e poco costoso, utile, ad esempio, a concentrare gli ulteriori approfondimenti analitici solo sui siti più inquinati”.

Il sensore utilizza polimeri a stampo molecolare, una specie di ‘reticolo’ creato ad hoc le cui cavità coincidono con le molecole che si vorranno riconoscere: lo stampo intrappola quindi le molecole complementari. In questo caso, conoscendo l’impronta del Pfos, il sensore è in grado di riconoscerlo e misurarne la concentrazione.

Del team che ha progettato il sensore (nella foto) fanno parte la professoressa Ligia Maria Moretto, la ricercatrice Angela Maria Stortini e dalla ricercatrice iraniana Najmeh Karimian, arrivata dall’Iran al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari nel 2016 proprio per questo progetto, presentato alla comunità scientifica internazionale con un articolo sulla rivista scientifica Sensors dell’American Chemical Society.

“Il brevetto – conclude il comunicato – è ora pronto a un ulteriore passaggio prima di poter arrivare nelle case e nelle aziende interessate, ad esempio quelle che gestiscono le reti idriche. Occorre infatti l’investimento industriale per ingegnerizzare il dispositivo che rende facilmente fruibile sul display la misura effettuata dal sensore. Il risultato finale sarà un apparecchio simile al glucometro, comunemente utilizzato per misurare la glicemia”.

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