POST-EMERGENZA

Apple riparte in Cina, riaperti tutti i 42 store

I negozi erano stati chiusi per contrastare il contagio da Coronavirus. A febbraio crollo del 61% delle vendite di iPhone nel Paese asiatico: sospesi gli outlook

Pubblicato il 13 Mar 2020

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Apple riparte in Cina. Dopo lo stop di febbraio e il crollo del 61% delle vendite di iPhone nel Paese asiatico, l’azienda guidata da Tim Cook riapre oggi i 42 store, anche se alcuni con orari ridotti, ponendo fine alla prolungata chiusura per l’epidemia del nuovo coronavirus.

I negozi sono rimasti chiusi dagli inizi dello scorso mese per poi riaprire gradualmente nelle ultime settimane e con rigide misure anti-contagio. Nei giorni scorsi erano 38 quelli operativi, ai quali si sono aggiunti anche gli ultimi quattro, secondo quanto riportato sul sito web della società californiana.

Apple aveva annunciato la chiusura dei suoi punti vendita all’inizio di febbraio.

L’azienda ha venduto 494 mila smartphone in Cina a febbraio: vendite crollate di 1,27 milioni rispetto a quelle del febbraio 2019 secondo i dati dell’Accademia cinese di comunicazione di informazione tecnologica (Caict).

Le previsioni di Apple

Il mese scorso, Apple ha annunciato che non avrebbe rispettato le sue stime da 63 a 67 miliardi di dollari per il trimestre conclusosi a marzo a causa dell’impatto del coronavirus sulla sua attività. Apple ha affermato che una combinazione di una minore produzione dagli stabilimenti produttivi in ​​Cina e una domanda inferiore alle aspettative a causa della chiusura dei negozi cinesi lo costringerebbe a rivedere le previsioni.

“La situazione è così fluida che Apple non ha fornito una nuova previsione delle entrate. Il ritmo della ripresa nel trimestre che si concluderà a giugno dipende maggiormente dal lato della domanda, che è molto difficile da prevedere”, ha spiegato l’analista di Ubs Timothy Arcuri.

Crisi di vendite: gli altri brand

In totale, i marchi di telefonia mobile hanno spedito un totale di 6,34 milioni di dispositivi a febbraio, in calo del 54,7 per cento rispetto ai 14 milioni dello stesso mese dell’anno scorso: il livello più basso per febbraio dal 2012.

I marchi con sistema Android, che includono dispositivi realizzati da Huawei Technologies e Xiaomi, hanno rappresentato la maggior parte del calo, a cause della diminuzione delle spedizioni da 12,72 milioni di unità nel febbraio 2019 a 5,85 milioni nel febbraio di quest’anno. A gennaio, le spedizioni sono rimaste stabili a poco più di due milioni. Idc e Canalys avevano precedentemente previsto che le spedizioni complessive di smartphone sarebbero diminuite di circa il 40% nel primo trimestre quando l’epidemia di Covid-19 ha colpito la domanda e ha causato problemi alla catena di fornitura.

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