I PROVVEDIMENTI

La Corte Ue rovina la festa a Apple e Google: stangata a 9 zeri



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In concomitanza con il lancio dell’iPhone 16 i giudici del Lussemburgo confermano la decisione della Commissione europea del 2016 sulle agevolazioni fiscali per 13 miliardi concesse illecitamente dall’Irlanda. Disco verde anche alla sanzione da 2,4 miliardi inflitta a BigG per abuso di posizione dominante nel servizio di comparazione di prodotti. Vestager: “Grande vittoria per i cittadini”

Pubblicato il 10 set 2024



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Apple ha finalmente mostrato al pubblico l’atteso iPhone 16, il primo dotato di funzionalità innestate sull’intelligenza artificiale. Ma la festa per il lancio ufficiale del prodotto di punta della Mela morsicata è stata funestata dalla Corte di giustizia europea, che ha confermato la decisione della Commissione del 2016: l’Irlanda ha concesso a Cupertino un aiuto illegale, che per questo dovrà essere recuperato. Si tratta, in pratica, di un conto da pagare del valore di 13 miliardi di euro.

Come si è evoluto il caso: il commento di Apple

Bruxelles nel 2016 aveva ha deciso che alcune società che facevano capo al gruppo Apple avevano beneficiato, dal 1991 al 2014, di vantaggi fiscali costitutivi di un aiuto di Stato concesso dall’Irlanda. Tale aiuto riguardava il trattamento fiscale degli utili generati da attività di Apple al di fuori degli Stati Uniti. Nel 2020 il Tribunale aveva annullato la decisione comunitaria ritenendo che quest’ultima non avesse sufficientemente dimostrato l’esistenza di un vantaggio selettivo a favore di tali società, e la Commissione aveva di conseguenza impugnato la decisione. Nel pronunciarsi sull’impugnazione, la Corte annulla la sentenza del Tribunale e statuisce definitivamente sulla controversia, confermando al contrario la decisione della Commissione.

Per la Corte, il Tribunale è incorso in errori quando ha dichiarato che la Commissione non aveva sufficientemente provato che le licenze di proprietà intellettuale detenute dall’Asi e dall’Aoe e i relativi utili, generati dalle vendite dei prodotti Apple al di fuori degli Stati Uniti, avrebbero dovuto essere attribuiti, a fini fiscali, alle succursali irlandesi. In particolare, erroneamente il Tribunale, da un lato, ha dichiarato che il ragionamento in via principale della Commissione era fondato su valutazioni errate quanto alla tassazione normale in forza del diritto tributario irlandese applicabile nel caso di specie e, dall’altro, ha accolto le censure dedotte dall’Irlanda nonché dall’Asi e dall’Aoe contro le valutazioni fattuali operate dalla Commissione riguardo alle attività delle succursali irlandesi delle due società ed alle attività al di fuori di dette succursali.

L’aiuto fiscale illegale dovrà essere recuperato dallo Stato. Secondo le stime effettuate dalla Commissione, l’Irlanda avrebbe come detto concesso alla Apple vantaggi fiscali illegali per un totale di 13 miliardi di euro.

L’Irlanda, dal canto suo, “rispetterà la sentenza” definitiva della Corte Ue. Lo ha reso noto il governo del premier Simon Harris.

Questo caso non ha mai riguardato la quantità di tasse che paghiamo, ma lo Stato a cui siamo tenuti a pagarle. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c’è mai stato un accordo speciale”.

Lo afferma Apple, con una nota di commento alla sentenza della Corte di Giustizia Ue. “Apple”, prosegue il gruppo, “è orgogliosa di essere un motore di crescita e innovazione in Europa e nel mondo e di essere sempre uno dei maggiori contribuenti al mondo. La Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole, ignorando che, come previsto dal diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti. Siamo delusi dalla decisione odierna poiché in precedenza la Corte di Giustizia aveva riesaminato i fatti e annullato categoricamente il caso”.

Apple ricorda che nel periodo in esame aveva dovuto pagare al fisco Usa circa 20 miliardi di euro in tasse, sugli stessi utili messi nel mirino dalla decisione della Commissione Ue.

Confermata la multa a Google da 2,4 miliardi

La Corte di giustizia Ue ha inoltre confermato l’ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione a Google per aver abusato della propria posizione dominante favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti.

Google e Alphabet avevano contestato la decisione della Commissione dinanzi al Tribunale dell’Unione europea. Con sentenza del 10 novembre 2021, il Tribunale ha, essenzialmente, respinto il ricorso e, in particolare, ha confermato l’ammenda. Per contro, il Tribunale ha ritenuto che non fosse dimostrato che la pratica di Google avesse avuto effetti anticoncorrenziali, anche solo potenziali, sul mercato della ricerca generale. Di conseguenza, ha annullato la decisione della Commissione nella parte in cui tale istituzione aveva constatato una violazione del divieto di abuso di posizione dominante anche per quanto riguarda quest’ultimo mercato.

Google e Alphabet hanno allora proposto un’impugnazione dinanzi alla Corte, mediante la quale hanno chiesto l’annullamento della sentenza del Tribunale nella parte in cui ha respinto il loro ricorso, nonché l’annullamento della decisione della Commissione. La Corte, però, ha respinto l’istanza.

“Siamo delusi dalla decisione della Corte. Questa sentenza si riferisce a un insieme di fatti molto specifico. Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione europea e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi”, lo afferma un portavoce di Google in una nota di commento alla decisione.

La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha accolto con favore le due sentenze della Corte di giustizia Ue. Si tratta di “una grande vittoria” per la Ue come per i contribuenti europei e le politiche in favore di un terreno di gioco equo nel business e del mercato unico.

iPhone contro Mate XT: si accende la sfida tra Apple e Huawei

Le notizie sul fronte finanziario, quindi, non arridono a due delle principali Big tech americane. Ma, come si dice in questi casi, the show must go on. E quindi Apple celebra in pompa magna l’iPhone 16, presentato poche ore fa a Cupertino, dove Tim Cook ha dichiarato che il prodotto “alza l’asticella di quello che può fare un iPhone”.

La nuova gamma è costituita da quattro modelli (base, Plus, Pro e Pro Max) con un comparto fotografico potenziato, ma la vera novità sono come detto le funzioni di intelligenza artificiale, la Apple Intelligence, che vede protagonista l’assistente virtuale Siri che, potenziato dall’AI, è in grado di comprendere le richieste degli utenti, anche quando non sono formulate correttamente. A gestire le funzioni di intelligenza artificiale di questa nuova generazioni di melafonini c’è il chip A18, creato appositamente, che velocizza tutte le operazioni dell’iPhone 16, che sarà fino al 60% più veloce dell’iPhone 12 e fino al 40% più veloce dell’iPhone 15.

Le funzioni di Apple Intelligence arriveranno come versione sperimentale in Usa, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Africa e Regno Unito dal prossimo mese. Resta da capire quando arriveranno in Europa e anche in Italia, a seguito del Digital Markets Act (Dma) che prevede norme più stringenti per i big della tecnologia.

Il lancio è un momento cruciale per Cupertino, che non solo deve rinnovare il suo prodotto di punta, ma anche fronteggiare l’avanzata della concorrenza e dare uno sprint alle vendite del prodotto con i ricavi calati per il secondo trimestre consecutivo, soprattutto in Cina, dove ha ripreso piede Huawei.

Non è in effetti un caso che a poche ore dal lancio dell’iPhone 16, il gigante cinese delle telecomunicazioni abbia presentato il primo telefono cellulare triplo al mondo. Il nuovo modello di Huawei si chiama Mate XT e sarà in vendita dal 20 settembre.

Lo smartphone, capace di piegarsi in tre pezzi e di trasformarsi all’occorrenza in un tablet, è stato lanciato ufficialmente da Richard Yu, presidente a rotazione del gruppo tecnologico, presso la sede centrale di Shenzhen, e vanta già oltre 32 milioni di unità piazzate in prevendita.

Quella tra iPhone 16 e Mate XT non sarà una semplice sfida di vendite: rappresenterà anche un banco di prova per misurare la capacità della Cina di reagire alle forti limitazioni imposte dal governo statunitense in una guerra commerciale che segue a ruota le tensioni geopolitiche tra i due blocchi sulle sponde del Pacifico.

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