Un tribunale arbitrale di Mosca, in Russia, ha confermato la multa da 2 miliardi di rubli – circa 33 milioni di dollari – che era stata comminata nei confronti di Google dal Servizio anti-monopolio della Federazione, come “ritorsione” rispetto alla decisione dell’azienda di Mountain View di sospendere la visione di alcuni canali Youtube su territorio russo.
Yandex potrebbe lasciare la Russia
Lo ha riportato l’agenzia di stampa locale Ria Novosti, nelle stesse ore in cui il New York Times riporta la notizia che Yandex, una delle principali aziende tech locali, conosciuta come la “Google russa”, potrebbe presto lasciare il Paese, complicando quindi i piani di “rafforzamento della tecnologia russa, in alternativa a quella occidentale”, annunciati di recente da Vladimir Putin. La sua “sorella” Yandex Nv, con sede in Olanda, avrebbe infatti manifestato l’intenzione di lasciare la Russia a causa degli impatti negativi dell’invasione dell’Ucraina.
Machine learning e Cloud computing rischiano di esser trasferite all’estero
“Il board ha iniziato un processo strategico di revisione delle opzioni di ristrutturazione della proprietà e della governance dell’azienda, alla luce degli sviluppi geopolitici”, si legge in un comunicato della stessa Yandex Nv. Opzioni che prevederebbero appunto anche lo sviluppo di divisioni internazionali dell’azienda “al di fuori della Russia”, o il “disinvestimento dagli altri business del Gruppo Yandex”. Secondo quanto riportato dal Times, Yandex Nv sposterebbe le sue tecnologie più promettenti – tra cui vetture con pilota automatico, machine learning e servizi di cloud computing – al di fuori della Russia.
Meta finisce nella lista delle organizzazioni estremiste di Mosca
Crescono, insomma le tensioni tra Mosca e i giganti del tech. Non solo Google ma anche Meta: il ministero della Giustizia russo ha infatti aggiunto Meta, la Big Tech proprietaria di Facebook, alla lista delle organizzazioni estremiste. A riportarlo è il quotidiano Kommersant. Una notizia che a sua volta arriva a pochi giorni dalla risoluzione del Parlamento europeo, che ha riconosciuto la stessa Russia come “Stato sponsor del terrorismo”. La frattura tra Mosca e Mark Zuckerberg – fondatore di Meta – si era aperta nel marzo 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina. Allora, un tribunale russo aveva concluso che Meta fosse impegnata in “attività estremiste”. Di conseguenza, aveva limitato l’accesso a Facebook e Instagram, ma non a WhatsApp, come parte di una campagna contro le piattaforme di social media occidentali.