TRADE WAR

Chip, Huawei pronta a “ballare da sola” con il suo stabilimento produttivo

Il vendor aprirà una fabbrica in un centro di ricerca e sviluppo a Shanghai per rendersi indipendente nei processori per reti telecom e non perdere l’opportunità del 5G. Ma sugli smartphone l’azienda cinese potrebbe ridimensionare le sue ambizioni

Pubblicato il 02 Nov 2020

microchip

Huawei sta progettando una fabbrica di chip dedicata con sede a Shanghai che produrrebbe componenti per la sua attività core delle infrastrutture di rete di telecomunicazione. Un modo per aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti all’interno dei una trade war sempre più dai contorni tecnologici e politici e restare competitiva su scala globale, soprattutto con il roll-out delle nuove reti 5G.

L’impianto sarà gestito da un partner, lo Shanghai IC R&D Center, centro di ricerca e sviluppo finanziato dall’amministrazione pubblica di Shanghai, e sarebbe considerato sperimentale fino a quando non sarà pronto per produrre chip che Huawei può effettivamente utilizzare. Lo riporta il Financial Times.

Huawei, sottolineano le fonti del quotidiano finanziario, sta lavorando a un impianto che non utilizzerebbe la tecnologia americana per poter garantire, in maniera indipendente, le forniture per la sua attività di vendor di atttrezzature di rete. Gli esperti del settore dicono che il progetto aiuterebbe Huawei, che non ha esperienza nella produzione di chip, ad aprirsi un percorso verso la sopravvivenza a lungo termine.

Al passo coi competitor dal 2022

La fabbrica di chip di Huawei inizierà producendo processori basati su una tecnologia più vecchia (45 nanometri) prima di passare a chip a 28 nm entro la fine del 2021. Raggiungerebbe i 20nm entro la fine del 2022, consentendo all’azienda di rifornire anche le nuove reti 5G. Lo stabilmento sarebbe abbastanza avanzato da realizzare chip per smart Tv e dispositivi Internet of Things.

Tra le scorte di chip che già possiede e l’avvio del nuovo impianto Huawei potrebbe teoricamente mantenere in funzione la sua attività di fornitore di hardware per le reti telecom quasi senza contraccolpi sul business, dicono le fonti del FT.  I chip della società cinese sarebbero inizialmente molto meno avanzati rispetto a quelli dei concorrenti internazionali, ma potrebbero essere sufficienti per le richieste del mercato domestico. Dal 2022 Huawei potrebbe invece essere in grado di migliorare il design dei suoi chip e tornare competitiva anche su scala globale.

I chip per le stazioni base per reti mobili idealmente dovrebbero essere a 14 nm per offrire una tecnologia veramente avanzata, notano gli esperti, ma è possibile impiegare quelli a 28 nm. E Huawei ha le risorse sia per sviluppare i software necessari sia per coprire i costi di eventuali inefficienze operative.

Disruption per gli smartphone

Il contraccolpo sulle operazioni di Huawei potrebbe invece arrivare nel segmento degli smartphone. I  dispositivi mobili necessitano di processori altamente avanzati per rimanere competitivi nella fascia alta (il Kirin 9000 nel Mate 40 Pro è un chip a 5 nm) e il progetto della fabbrica di chip a Shanghai non servirebbe a questo scopo.

Il vendor cinese potrà rivolgersi a contractor della fabbricazione come SMIC per chip destinati ai cellulari di fascia medio-bassa, ma, secondo il FT, è probabile che Huawei finisca col ridimensionare la propria offerta di smartphone una volta che le scorte esistenti si saranno esaurite.

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