LE DICHIARAZIONI

Chip, Qualcomm vuole mettere i piedi in Arm. E si appella al “consorzio”

Dopo il fallito takeover di Nvidia, la società britannica dei processori entra nelle mire del gigante americano: il ceo Cristiano Amon ha annunciato l’interesse a entrare in quota e punta a convincere altri chipmaker a fare altrettanto per scalare al 100%. Ma in Uk potrebbe scattare la “golden share”

Pubblicato il 31 Mag 2022

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Il chipmaker britannico Arm torna al centro delle manovre sul mercato dei chip: dopo la fallita acquisizione da parte di Nvidia, il più grande fornitore di tecnologie per processori con sede in Uk (ma di proprietà della giapponese Softbank) è nel mirino di Qualcomm, intenzionata a comprarne “una quota”, riporta il Financial Times. Il ceo del colosso americano, Cristiano Amon, ha affermato che la sua azienda è “interessata a investire” nella società di Cambridge come parte dell’Ipo che Softbank sta organizzando per Arm o come acquisto a titolo definitivo da parte di un consorzio di attori del settore.  Arm è “un asset molto importante e sarà essenziale per lo sviluppo della nostra industria”, ha dichiarato Amon.

Il consorzio, ha indicato Amon, dovrebbe vedere la partecipazione di un alto numero di clienti della stessa Arm (come Qualcomm, ovvero chipmaker che ne comprano le tecnologie per Cpu), così tanti che, da un lato potrebbero rilevare l’intera Arm, dall’altro ne garantirebbero la “neutralità”. L’operazione ha tuttavia messo in allerta i politici in Gran Bretagna, con alcuni deputati che hanno chiesto al governo di comprare una ‘golden share’ di Arm per evitare una pesante partecipazione estera.

Arm dentro un consorzio di chipmaker?

Se Qualcomm dovesse ottenere un buy-in tramite un’Ipo, secondo il ceo Amon, effettuare l’acquisto insieme ai rivali aiuterebbe a sostenere un flottante soddisfacente e garantirebbe che Arm possa continuare a fare investimenti.

Arm vende la sua proprietà intellettuale in licenza ai chipmaker di tutto il mondo e questo fa sì che oggi la sua tecnologia sia incorporato nella maggior parte dei chip in uso. “Arm ha conquistato il mercato globale grazie all’investimento collettivo dell’intero ecosistema, di aziende come Apple e Qualcomm e molte altre“, afferma il ceo di Qualcomm, Amon. “E questo è stato possibile perché è un’architettura aperta e indipendente in cui tutti hanno potuto investire”.

Dopo aver tentato senza successo di vendere Arm a Nvidia, l’attuale proprietario Softbank sta organizzando l’Ipo presumibilmente per la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo: l’offerta pubblica di acquisto dovrebbe avvenire prima della chiusura dell’anno fiscale del gruppo SoftBank, ovvero il 31 marzo 2023. Nonostante i rumor si rincorrano da tempo, il colosso giapponese non ha confermato se vorrà mantenere una partecipazione di maggioranza in Arm.

Nell’industria dei semiconduttori si parla da tempo di formare un consorzio. Il ceo di Intel, Pat Gelsinger, ha detto che Intel sarebbe felice di vedere Arm cimentarsi con un’Ipo o diventare di proprietà di un consorzio. “Non siamo grandi utenti di Arm, ma ne utilizziamo le soluzioni, e continueremo ad aumentarne l’uso nelle attività di fonderia. Quindi”, ha concluso Gelsinger, “se emergesse un consorzio, saremmo probabilmente molto favorevoli a parteciparvi in qualche modo”.

La crisi dei chip mette in moto l’M&A

Qualcomm è stata tra i principali oppositori del merger Nvidia-Arm perché, a detta del chipmaker, avrebbe inciso negativamente sulla concorrenza di mercato. L’accordo con cui Nvidia avrebbe dovuto comprare Arm per 40 miliardi di dollari è stato stralciato dalla stessa Softbank lo scorso febbraio dopo che i regolatori di Usa, Ue e Regno Unito hanno espresso forti preoccupazioni sugli effetti che il deal avrebbe sulla competizione e sull’innovazione nel mercato dei semiconduttori.

Al momento in cui è stata proposta, a settembre del 2020, l’acquisizione di Arm valeva 40 miliardi di dollari sulla base del prezzo delle azioni Nvidia, ma alla fine dell’anno scorso il valore è raddoppiato a 80 miliardi grazie al boom del titolo del chipmaker americano, spinto da una domanda esplosiva cui l’industria dei semiconduttori non riesce ancora a far fronte. Se fosse andata in porto, la fusione Arm-Nvidia sarebbe diventata la maggior transazione nell’industria dei semiconduttori.

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