Sulla cruciale tecnologia dei chip la Cina e gli Stati Uniti sospendono le ostilità e provano la via della cooperazione. La Chinese semiconductor industry association (Csia), l’associazione cinese dell’industria dei semiconduttori, ha annunciato che stabilirà un gruppo di lavoro con la controparte americana, la Semiconductor industry association (Sia).
L’annuncio si legge sul sito web della Csia (nella versione cinese, come riportato da Reuters), mentre per ora l’associazione dell’industria dei chip statunitense non ha commentato la notizia e non ha postato alcuna informazione sul suo sito.
Effetto-boom sulle azioni dei chipmaker cinesi
La Csia scrive che formerà un gruppo di lavoro congiunto con la Sia che si incontrerà due volte l’anno per discutere di temi quali la proprietà intellettuale, le politiche commerciali e la cifratura. L’associazione non ha specificato quali aziende saranno coinvolte né quale sarà la data del primo incontro.
Intanto la comunicazione data dalla Csia ha fatto schizzare in Cina i prezzi dei titoli legati all’industria dei semiconduttori: gli investitori accolgono con favore la collaborazione con gli Stati Uniti dopo una lunga trade war.
In particolare, le azioni della Semiconductor manufacturing international corporation, il principale produttore di chip sulla mainland China, si sono apprezzate del 12,4% sulla Borsa di Hong Kong; quelle della rivale Hua Hong Semiconductor sono salite del 14%; nel complesso l’indice Hang Seng Tech è cresciuto del 5,2%, il balzo più grande dal 20 gennaio.
Cina indietro nei chip
La Cina è il maggior compratore mondiale di semiconduttori, mentre la produzione domestica è marginale. Molto dello sviluppo si fa in Usa, Europa, Giappone e Sud Corea; gran parte dell’assemblaggio fa capo a contractor asiatici.
Per questo il governo di Pechino cerca di spingere gli investimenti da parte delle amministrazioni locali e delle imprese private nell’industria nazionale dei chip e recuperare terreno rispetto ai Paesi rivali. L’obiettivo fissato per il 2020 era di produrre internamente il 40% dei chip che la Cina consuma, ma secondo la società di ricerche ICInsights il target non è stato raggiunto.