TECH WAR

Chip, tregua Usa-Cina: sì alla collaborazione sui temi “caldi”

L’annuncio dell’associazione industriale cinese Csia: sarà istituito un tavolo di lavoro congiunto che si riunirà due volte l’anno per affrontare questioni quali Ip, cifratura e politiche commerciali. I microprocessori strategici per l’indipendenza tecnologica: anche la Ue si sta muovendo

Pubblicato il 12 Mar 2021

Chip

Sulla cruciale tecnologia dei chip la Cina e gli Stati Uniti sospendono le ostilità e provano la via della cooperazione. La Chinese semiconductor industry association (Csia), l’associazione cinese dell’industria dei semiconduttori, ha annunciato che stabilirà un gruppo di lavoro con la controparte americana, la Semiconductor industry association (Sia).

L’annuncio si legge sul sito web della Csia (nella versione cinese, come riportato da Reuters), mentre per ora l’associazione dell’industria dei chip statunitense non ha commentato la notizia e non ha postato alcuna informazione sul suo sito.

Effetto-boom sulle azioni dei chipmaker cinesi

La Csia scrive che formerà un gruppo di lavoro congiunto con la Sia che si incontrerà due volte l’anno per discutere di temi quali la proprietà intellettuale, le politiche commerciali e la cifratura. L’associazione non ha specificato quali aziende saranno coinvolte né quale sarà la data del primo incontro.

Intanto la comunicazione data dalla Csia ha fatto schizzare in Cina i prezzi dei titoli legati all’industria dei semiconduttori: gli investitori accolgono con favore la collaborazione con gli Stati Uniti dopo una lunga trade war.

In particolare, le azioni della Semiconductor manufacturing international corporation, il principale produttore di chip sulla mainland China, si sono apprezzate del 12,4% sulla Borsa di Hong Kong; quelle della rivale Hua Hong Semiconductor sono salite del 14%; nel complesso l’indice Hang Seng Tech è cresciuto del 5,2%, il balzo più grande dal 20 gennaio.

Cina indietro nei chip

La Cina è il maggior compratore mondiale di semiconduttori, mentre la produzione domestica è marginale. Molto dello sviluppo si fa in Usa, Europa, Giappone e Sud Corea; gran parte dell’assemblaggio fa capo a contractor asiatici.

Per questo il governo di Pechino cerca di spingere gli investimenti da parte delle amministrazioni locali e delle imprese private nell’industria nazionale dei chip e recuperare terreno rispetto ai Paesi rivali. L’obiettivo fissato per il 2020 era di produrre internamente il 40% dei chip che la Cina consuma, ma secondo la società di ricerche ICInsights il target non è stato raggiunto.

In Cina nel 2020 sono stati venduti chip per un valore di 143 miliardi di dollari, ma solo 22,7 miliardi fanno riferimento a chip prodotti in Cina e solo 8,3 miliardi a chip prodotti da aziende che hanno la loro sede centrale in Cina, stimano gli analisti.

La debolezza della Cina sui chip è risultata evidente con la trade war voluta dall’ex presidente americano Donald Trump. Le sanzioni imposte da Washington contro Huawei hanno impedito al vendor cinese di approvvigionarsi da fornitori Usa e hanno fortemente pesato sulla sua capacità di produrre smartphone.

Chip, il nuovo “oro” dell’economia globale

Ma anche gli Stati Uniti soffrono della crisi globale nella fornitura di chip, la cui supply chain ha risentito gravemente delle interruzioni causate dalla pandemia. La carenza di semiconduttori sul mercato (“semiconductor shortage”) è la notizia di apertura sul sito della Sia. L’associazione ha più volte chiesto a Washington un intervento per potenziare la capacità americana di produrre in casa, di recente anche con una lettera al presidente Joe Biden. I chip americani, riferisce Sia, hanno il 47% dello share mondiale, ma sono prodotti per lo più da contractor asiatici. L’America ha bisogno  di chip fabbricati negli Stati Uniti per alimentare la sua potenza tecnologica, sostiene l’associazione.

Joe Biden ha risposto all’appello firmando un ordine esecutivo che chiede al Congresso di passare in rassegna i prodotti chiave del settore e la loro rilevanza per l’industria americana e di fornire raccomandazioni sulle azioni poliche da intraprendere per rafforzare le supply chain. Ora il Senato degli Stati Uniti sta valutando finanziamenti per 30 miliardi di dollari per potenziare la produzione interna

I chip sono il nuovo oro dell’industria e terreno di scontro tra super-potenze per il dominio tecnologico. Anche l’Unione europea si sta muovendo: l’obiettivo è di produrre i propri semiconduttori avanzati, come parte dei piani finalizzati a ridurre le “dipendenze ad alto rischio” dalle società tecnologiche di Stati Uniti e Asia.

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