Il Covid torna a mettere sotto pressione sulla supply chain globale della tecnologia con il lockdown imposto da Pechino alla città di Shenzhen, il cuore pulsante dell’hitech nazionale. Qui hanno la loro sede centrale diversi colossi dell’innovazione e delle Tlc, tra cui Huawei, Tencent (casa madre di WeChat), Oppo. I nuovi casi di Covid-19 hanno fatto scattare le misure “tolleranza zero” perseguite dal governo per fermare i contagi. Solo i servizi essenziali rimarranno aperti per gli oltre 17 milioni di residenti della cosiddetta Silicon Valley della Cina.
A Shenzhen ha interrotto le sue attività anche il gigante dell’elettronica taiwanese Foxconn, il principale fornitore di Apple. Il contractor (che conta anche Google e Amazon tra i suoi clienti) ha indicato alla Cnn che “la data di riapertura della nostra fabbrica sarà suggerita dall’amministrazione locale”. Foxconn ha due siti principali a Shenzhen, ma ha detto che ha spostato in qualche modo le linee di produzione verso altri impianti per “minimizzare il potenziale impatto” delle chiusure.
Con un avviso simile anche la sussidiaria Gis (General interface solution), che conta tra i propri clienti Apple e Samsung, ha confermato lo stop alla produzione nell’impianto di Shenzhen.
La Cina ha registrato oggi 1.337 casi di contagio accertati di Covid-19, 75 dei quali a Shenzhen.
Si ferma la Silicon Valley cinese; occhi puntati sul porto
A Shenzhen hanno sede circa 70.000 imprese impegnate nella produzione di tecnologie, da cui la metropoli ricava il 40% del suo Pil. L’amministrazione locale preme l’acceleratore su questo sviluppo tecnologico reinvestendo il 4,1% del prodotto interno lordo in ricerca e sviluppo.
La città, al confine con Hong Kong, è anche sede di uno dei maggiori porti al mondo, Yantian. Al momento la struttura è attiva, ma un’eventuale chiusura sarebbe un’ulteriore pesante minaccia al funzionamento della logistica globale. Le imprese di tutto il mondo sono già messe a dura prova dall’aumento dei prezzi delle materie prime, tempi di consegna prolungati, carenze di lavoratori e incertezze create dalla guerra in Ucraina.
La scorsa estate il porto di Shenzhen è stato costretto a interrompere l’attività per quasi una settimana perché alcuni suoi lavoratori sono risultati positivi al Covid, causando una lunga coda di merci da consegnare e un aumento dei prezzi di trasporto globali.