LE REGOLE

Droni, l’Europa studia una legge ad hoc

2500 gli operatori civili nel Continente. L’Europarlamento punta a un quadro regolatorio certo: previste anche misure sulla privacy e fondi anti-hacker

Pubblicato il 17 Lug 2015

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L‘Unione Europea lavora a una legislazione sull’utilizzo civile dei droni, dopo la presentazione di una proposta di legge presentata alla Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo. La relazione presentata dalla deputata conservatrice Jacqueline Foster segna il primo tentativo di legiferare sui sistemi aerei telecomandati. Ora la palla passa al Parlamento europeo. La Commissione europea aveva già annunciato lo scorso anno di volere delle linee guida sui droni civili che si possano applicare in tutta l’Ue.

L’Europa ha circa 2500 operatori di droni civili, più di tutto il resto del mondo messo insieme. Negli ultimi anni, si è diffuso l’utilizzo dei droni nell’agricoltura, nel settore energetico, nella fotografia e per il monitoraggio delle infrastrutture. Persino delle squadre di calcio li usano per riprendere gli allenamenti propri (o degli avversari). Per questo, secondo Foster, si rende necessaria una legislazione che ne regolamenti l’utilizzo. “Ci vuole un approccio snello e flessibile sul’argomento, affrontandolo nella sua dimensione internazionale”.

La relazione propone di distinguere i regolamenti per uso commerciale o per uso ludico. Soprattutto i produttori sostengono una regolamentazione dell’uso ludico, che è quello che più spesso viola regole e causa problemi. Il rapporto della Foster si concentra anche sulla sicurezza, sulla privacy e sulla protezione dei dati. La legge europea potrebbe prevedere lo stanziamento di fondi necessari allo sviluppo di sistemi anti hacker per i droni e lo sviluppo di confini virtuali oltre i quali i droni non possono volare.

Negli scorsi mesi per esempio si è molto parlato del continuo avvistamento di droni a Parigi su zone sensibili come l’Eliseo. La necessità, secondo il Parlamento Ue, è dare regole più stringenti sotto questo profilo istituendo delle “no fly zone”. La spaccatura sulla relazione Foster si crea sull’ente a cui fare riferimento. Foster prevede di rimettersi al Jarus (Joint Authorities for Rulemaking on Unmanned Systems), mentre in molti sostengono che l’Ue dovrebbe rimettersi all’Easa (European Aviation Safety Agency) per regole più appropriate e mirate al continente. Quello che è sicuro è che quella dei droni è una tecnologia in netta crescita e che si prevede in futuro si svilupperà sempre di più e per questo è necessario regolarla in qualche modo. A Strasburgo e Bruxelles il compito di indicare la strada.

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