E’ una bomba che rischia di coinvolgere non solo il mondo dell’informatica, ma anche politico e finanziario la falla scoperta nei processori di Intel, Arm e Amd che mette a rischio non solo pc e smartphone ma anche le automobili di nuova generazione, le smart tv e le console per giocare.
Sul fronte hi-tech parla Apple: “Tutti i sistemi Mac e i dispositivi iOs sono interessati” dai problemi di sicurezza “noti come Meltdown e Spectre”, ha fatto sapere l’azienda. “Ma al momento non sono stati riscontrati exploit (script o virus che sfruttano specifiche vulnerabilità, ndr) che possano influenzare gli utenti”. Salva Apple Watch, già in pista correzioni per iOS 11.2, macOS 10.13.2 e tvOS 11.2 mentre stanno per essere rilasciati aggiornamenti per Safari
Anche Intel si fa sentire, e il tono è rassicurante: “L’impatto sulle prestazioni dei recenti aggiornamenti di sicurezza non dovrebbe essere significativo e verrà mitigato nel tempo” ha detto il gruppo.
E mentre la Borsa reagisce abbassando il titolo Intel, si fanno largo sospetti sulle strategie del chipmaker di Santa Clara: secondo Forbes i vertici di Intel sapevano da tempo del difetto ricordando che l’ad della società, Brian Krzanich, che a metà dicembre possedeva 495.743 azioni di Intel, ha venduto tutte quelle possibili restando con le sole 250mila che è obbligato per statuto a possedere. Un portavoce dell’azienda ha spiegato che la cessione di titoli non ha nulla a che fare con il problema alla sicurezza dei suoi chip. Stando a documenti depositati presso la Securities and exchange commission, la vendita di titoli Intel da parte di Krzanich era parte di un piano creato un mese prima della vendita stessa e in base al quale la cessione di titoli avviene con una tempistica predeterminata in modo da non portare ad accuse di insider trading. Il punto è che le falle furono segnalate a Intel e ai rivali lo scorso giugno.
Gli esperti hanno scoperto una falla con due vulnerabilità. La prima, battezzata “Meltdown”, consente agli hacker di aggirare la barriera hardware tra le applicazioni eseguite dagli utenti e la memoria del computer, consentendo potenzialmente agli hacker di leggere la memoria di un computer e rubare le password. Il secondo, Spectre, riguarda i chip di Intel, Amd e Arm e consente agli hacker di trarre in inganno applicazioni altrimenti prive di errori nel dare informazioni segrete.
Tutte le falle hanno a che fare con la cosiddetta “esecuzione speculativa”, una funzionalità con cui i processori, per velocizzare le operazioni, cercano di intuire quale strada tra due possibili è più probabile che venga presa, iniziando quindi a eseguire i calcoli prima di ricevere le istruzioni. Secondo Intel, comunque, “per i normali utenti di computer l’impatto sulle performance non dovrebbe essere significativo e sarà mitigato nel corso del tempo”. Ma invece molti sostengono che si avvertiranno rallentamenti dal 5 al 30% secondo le applicazioni.
I ricercatori di sicurezza hanno rivelato due difetti di sicurezza che espongono la vulnerabilità di quasi tutti i moderni dispositivi informatici contenenti chip di Intel, Amd e Arm. Il primo, chiamato Meltdown, riguarda i chip Intel e consente agli hacker di aggirare la barriera hardware tra le applicazioni eseguite dagli utenti e la memoria del computer, consentendo potenzialmente agli hacker di leggere la memoria di un computer e rubare le password. Il secondo, chiamato Spectre, riguarda i chip di Intel, Amd e Arm e consente agli hacker di trarre in inganno applicazioni altrimenti prive di errori nel dare informazioni segrete.
Intel aveva dichiarato che i problemi non erano causati da un difetto di progettazione e aveva chiesto agli utenti di scaricare una patch e aggiornare il loro sistema operativo.
L’azienda ora dovrà affrontare i costi derivanti da azioni legali che sostengono che le patch rallenterebbero i computer e costringerebbero i consumatori ad acquistare nuovo hardware, e i grandi clienti probabilmente chiederanno compensi da Intel per eventuali correzioni software o hardware che fanno, hanno detto gli esperti di sicurezza.
Intanto guai anche per Apple: il programma di sostituzione delle batterie dei vecchi iPhone potrebbe avere un impatto negativo sulle vendite dei nuovi smartphone. Secondo gli analisti di Barclays nel 2018 la compagnia rischia di vendere 16 milioni di smartphone in meno rispetto a quanto avrebbe potuto.
Investita dalla bufera scoppiata per il rallentamento degli iPhone più vecchi, Apple nei giorni scorsi ha annunciato una riduzione consistente della spesa necessaria per sostituire la batteria, da 79 a 29 dollari, che diventano 29 euro in Italia.
Secondo gli analisti, la possibilità di avere a basso costo una nuova batteria sugli iPhone 6, 6s, 7 o SE potrebbe rendere i consumatori meno propensi a comprare un nuovo smartphone.
“Sebbene questa sia una buona mossa di pubbliche relazioni per risolvere il problema, potrebbe rappresentare un lieve ostacolo per le vendite di iPhone, se più utenti decideranno di approfittare dell’offerta invece di passare a un nuovo dispositivo”, dicono gli analisti.