L'OPERAZIONE

Fusione “inversa” con VMware: la sfida di Dell per abbattere il debito monstre e tornare in Borsa

Gli analisti ritengono l’acqui-merger, con VMware (di cui Dell controlla l’80%) a condurre i giochi, l’ipotesi più conveniente per valorizzare il gruppo texano indebitato per quasi 50 miliardi di dollari. Ma l’operazione potrebbe riservare uno spiacevole effetto boomerang

Pubblicato il 31 Gen 2018

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Un merger al contrario: questo il sistema che Dell Technologies potrebbe valutare per ridurre il suo colossale debito da 48,5 miliardi di dollari e tornare in Borsa. Secondo quanto affermano gli analisti sentiti da Bloomberg, l’azienda hitech americana potrebbe realizzare un reverse merger, o acqui-merger, con VMware, che Dell controlla per l’80%. Nei fatti, sarebbe VMware a comprare Dell e il meccanismo della “fusione inversa” consentirebbe a Dell di tornare in Borsa senza passare per una quotazione formale e di ricevere la liquidità necessaria per pagare parte dei debiti. Le altre opzioni sul tavolo di Dell sono una classica offerta pubblica iniziale (Ipo) oppure l’acquisizione delle restanti azioni di VMware che ancora non possiede. Il gruppo texano discuterà le sue strategie a febbraio, nella prossima riunione del Cda.

Già qualche giorno fa Bloomberg riportava indiscrezioni di mercato secondo cui Dell sarebbe decisa a tentare il ritorno in Borsa. Ilya Kundozerov, equity analyst di Morningstar Investment Service, pensa che VMware potrebbe vendere più azioni proprie per pagare 16 miliardi di dollari del debito di Dell. Un’operazione sgradita agli azionisti di VMware, che sarebbero diluiti, ma non difficile da mandare in porto per Dell, che controlla il 98% dei diritti di voto di VMware. Tuttavia, avverte Ivan Feinseth, chief investment officer di Tigress Financial Partners, VMware ha “solo” 3,5 miliardi di dollari di cash flow e non è in grado di coprire tanto debito in tempi rapidi.

Se Dell e VMware si unissero, “l’entità congiunta venderebbe azioni – non sapremmo dire quante – per avere contanti con cui pagare il debito”, ha scritto Mark Moerdler, analista di Sanford C. Bernstein & Co., in una nota agli investitori. “La nuova società sarebbe prevalentemente un’azienda hardware con utile operativo negativo e pesante indebitamento”.

L’ipotesi del reverse merger, pur se al momento solo formulata dagli analisti o frutto di rumors, ha fatto crollare il titolo VMware che, durante le contrattazioni a Wall Street, ha perso fino al 16%. Dell è l’azienda più grande (fatturato di 62 miliardi di dollari), ma la più “piccola” VMware (fatturato di circa 7 miliardi) è un’attività profittevole e concentrata sul software.

Le opzioni alternative non sono tuttavia ritenute più convincenti. L’Ipo, per esempio, non modificherebbe i rapporti con VMware, ma da sola Dell varrebbe di meno che se fosse unita con VMware e l’offerta pubblica non raccoglierebbe molto cash: “Non credo che riuscirebbero ad arrivare a 15 miliardi di dollari”, dice Feinseth. Dell otterrebbe più contante se comprasse il restante 20% di VMware che non possiede e andasse in Borsa unita alla partner: Feinseth pensa che potrebbe ricavare anche 30 miliardi di dollari. Ma comprare VMware costra tra i 12,1 e i 12,6 miliardi di dollari, secondo le stime di Barclays, e Dell si creerebbe nuovo debito: sarebbe la scelta meno conveniente.

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