Non solo efficienza, ma anche simpatia ed espressività. Dovranno essere queste le caratteristiche migliori dei robot “casalinghi”, ossia quelli programmati per vivere in casa e assistere le persone durante la quotidianità. Lo indica la ricerca condotta dal gruppo dell’Interazione Computer-Uomo dell’University College London coordinato dalla ricercatrice Adriana Hamacher, che mette però in guardia da quello che potrebbe essere un rovescio della medaglia: per i più suggestionabili la differenza tra umani e macchine potrebbe non essere più chiara, tanto che potrebbero arrivare a mentire a un robot per non offenderne i sentimenti.
Questo dubbio deriva dai risultati dell’esperimento condotto dai ricercatori, in collaborazione con l’università britannica di Bristol. Un robot maldestro è stato predisposto per aiutare a preparare una frittata, con il compito di passare uova, sale e olio. Ma di tanto in tanto un uovo è finito in terra e regolarmente il robot ha cercato di rimediare all’errore. “L’obiettivo era capire come un robot che commette un errore possa recuperare la fiducia di un utilizzatore”, spiega Hamacher.
È emerso così che gli esseri umani collaboravano più volentieri con i robot capaci di espressioni facciali. In questi casi erano infatti disposti a perdonare ogni errore e a tollerare una maggiore lentezza nell’eseguire i compiti. Alcuni, infine, sarebbero perfino stati anche disposti ad assumere il robot pasticcione come assistente in cucina, pur di non vedere la sua espressione triste.