Gli smartphone Galaxy non tirano e trascinano in basso i risultati di Samsung del secondo trimestre 2018, impattando sulle vendite complessive nonostante la crescita sostenuta nel segmento dei chip. Il fatturato del colosso sudocorano dell’elettronica è sceso negli scorsi tre mesi del 4% a 58,480 trilioni di won (circa 52 miliardi di dollari) da 61 trilioni un anno prima; l’utile operativo è salito del 6% a 14,87 trilioni (circa 13 miliardi di dollari) da 14,07 trilioni l’anno prima ma è in calo rispetto all’utile operativo del primo trimestre (15,6 trilioni di won); l’utile netto è praticamente piatto a 11,04 trilioni di won (9,8 miliardi di dollari), contro 11,05 trilioni un anno prima, ma gli analisti sentiti da Bloomberg si aspettavano 11,6 trilioni di won.
Le cifre presentate dal vendor di Seul non sorprendono – gli analisti avevano preannunciato il rallentamento degli smartphone e la stessa azienda aveva preventivato la flessione della sua guidance – ma il calo delle vendite del modello di punta Galaxy S9 è più marcato del previsto. La IT and Mobile Communications division, di cui fanno parte gli smartphone, ha registrato una contrazione del 20% del fatturato a 24 trilioni di won e utile operativo in calo a 2,67 trilioni; in particolare le vendite di device mobili scendono del 22% a 22,67 trilioni di won; Samsung cita le prestazioni deludenti di Galaxy S9 e S9+ e in generale le difficoltà del segmento premium. Bene il business di rete, che cresce grazie agli investimenti in reti Lte da parte dei maggiori clienti globali.
Samsung ha spiegato che i clienti cercano funzionalità sempre più sofisticate ma a prezzi sempre più competitivi; per soddisfare queste richieste l’azienda prevede un lancio anticipato del nuovo modello Note nella fascia alta, mentre per la fascia medio-bassa cercherà di proporre cellulari con più funzionalità ma contenendo il prezzo. Tuttavia, ha avvertito il management, le condizioni di mercato resteranno difficili ancora nella seconda metà dell’anno.
Brilla invece il Semiconductor business, che resta la divisione “forte” di Samsung con un incremento del 10% delle vendite complessive a 21,99 trilioni di won e utile operativo che sale a 11,61 trilioni; crescono sia i chip Dram per i data center che i chip di memoria flash Nand per lo storage ad alta capacità.
In calo del 4% le vendite nella divisione Consumer Electronics (CE), che fattura nel secondo trimestre 10,40 trilioni di won; hanno tenuto i televisori, di cui Samsung ha venduto più unità anche sotto la spinta dei Mondiali di calcio: l’azienda ora vanta uno share di mercato di oltre il 50% sulle Tv di fascia alta con schermi sopra i 75 pollici. Per la divisione dei prodotti audio Harman le vendite scendono dell’1% a 2,13 trilioni di won.
Nella seconda metà dell’anno Samsung si aspetta condizioni di mercato ancora favorevoli per i semiconduttori – in particolare i chip di memoria – e un buon contributo agli utili dalle vendite di schermi Oled flessibili grazie alla domanda dai nuovi Apple iPhone. Nel medio-lungo termine Samsung dice di attendersi nuove opportunità per la vendita di componenti grazie alla Internet of Things (IoT), all’intelligenza artificiale (AI) e al 5G.
Gli analisti avevano preventivato a inizio mese il calo di prestazioni su tutti i rami di business della sudcoreana con l’esclusione dei chip e aveano sottolineato come per Samsung diventi sempre più difficile bilanciare le perdite nel segmento smartphone con i guadagni nei semiconduttori. Il rallentamento delle vendite dei Galaxy non mette per ora in dubbio la leadership di Samsung nel mercato mondiale degli smartphone ma esige un rapido ripensamento della strategia e dell’offerta di fronte a una concorrenza più sfaccettata e agguerrita: sulla fascia alta Apple ha messo a segno vendite superiori alle aspettative per il nuovo iPhoneX, mentre sulla fascia medio-bassa avanzano a grandi passi i modelli cinesi di rivali come Xiaomi (vendor in forte ascesa anche in Europa e in Italia).
Secondo gli esperti, Samsung deve lavorare su alcuni elementi per rilanciare le vendite tra cui l’innovazione e la capacità di distribuire online. Samsung deve anche concentrarsi meglio su prodotti capaci di vendere in Cina, il più grande mercato mondiale per gli smartphone e dove Samsung ha un market share di appena l’1,3% nel primo trimestre (dati di Strategy Analytics) contro il 22,5% del colosso nazionale Huawei. In India, invece, la cinese Xiaomi ha sottratto l’anno scorso a Samsung la posizione di leader delle vendite, ma qui la coreana si è già data da fare aprendo quella che ha definito la più grande fabbrica mondiale di smartphone; il nuovo impianto, presso Nuova Dehli, sarà capace di sfornare fino a 120 milioni di smartphone l’anno e aiuterà Samsung a fendere i colpi della concorrenza dei marchi low-cost cinesi fabbricando telefoni che costano meno di 100 dollari.