SCENARI

L’onda del Deep Tech: investimenti per 200 miliardi di dollari entro il 2025

Secondo Boston Consulting Group le risorse sono destinate a triplicare. Le prime applicazioni pratiche utilizzate per realizzare i vaccini contro il Covid-19. “Nature Co-design” il nuovo paradigma industriale

Pubblicato il 12 Feb 2021

Bcg Deep Tech

Quella del Deep Tech è la quarta ondata di innovazione a investire il nostro mondo: le sue potenzialità sono già chiare e in parte hanno iniziato a dare qualche frutto, ma per spingerle sarà necessario destinare al settore investimenti sempre più alti: se nel 2020 il totale investito in Deep Tech è stato di 60 miliardi di dollari, questa cifra è destinata a triplicare da qui al 2025. A prefigurare questo scenario è Boston Consulting Group con il report “Deep tech: the great wave of innovation”, secondo il quale la nuova tecnologia è destinata a trasformare il mondo come è già successo a suo tempo con l’avvento di Internet.

Investitori attenti alle nuove sfide

I rischi di fallimento a cui possono andare incontro i progetti più “spinti” non spaventano gli investitori, dal momento che dal 2016 al 2019 – secondo i dati Bcg – alle imprese del deep tech sono stati destinati investimenti che sono passati dagli iniziali 20 miliardi di dollari ai 52 della fine del quinquennio, con una crescita parallela anche degli importi per investimento, passati da 360mila dollari a due milioni. Anche gli investimenti privati in Deep Tech da parte di Smart Investor sono aumentati tra il 2016 e il 2019, sottolinea Bcg, passando da 0.8 miliardi di dollari a 3.9, e portando il numero di deal da 19 a 47.

La caratteristiche delle imprese Deep Tech

Nel Dna delle imprese Deep Tech c’è come primo elemento distintiivo l’orientamento al problema e non alla tecnologia.  Il 96% usa almeno due tecnologie e il 66% più di una tecnologia avanzata. Partendo dai progressi della rivoluzione digitale, poi – spiega Bcg – il loro focus di innovazione è spostato sul mondo fisico, sviluppando principalmente prodotti fisici, piuttosto che software: l’83% delle imprese Deep Tech sta infatti attualmente costruendo un prodotto con una componente hardware. Altra caratteristica del comparto è il fatto di formare un ecosistema di player profondamente interconnesso, senza il quale le singole iniziative avrebbero difficoltà a svilupparsi.

Il caso del vaccino contro il Covid-19

Tra i nuovi paradigmi industriali abilitati dal Deep Tech c’è il cosiddetto “Nature Co-design”, che comporta la conoscenza delle forze e dei processi naturali a livello atomico per produrre direttamente le materie prime di cui l’industria ha bisogno, invece di estrarle dall’ambiente. “Abbiamo visto l’applicazione di questa metodologia proprio con lo sviluppo del vaccino contro il Covid-19 – sottolinea Bcg – Come sappiamo, Moderna, Pfizer e BioNTech hanno adottato un approccio radicalmente nuovo: invece di inoculare una versione neutralizzata del virus per scatenare una risposta immunitaria nel paziente, hanno iniettato le istruzioni utili a riconoscere la parte del virus che scatena questa risposta immunitaria, lasciando alle cellule il compito di produrla. Sono quindi le cellule umane che si occupano dell’ultimo passo nella fabbricazione del vaccino. Questi vaccini cosiddetti ‘Rna’ sono esempi perfetti di ‘Nature Co-design’, un nuovo modo di progettare e produrre che sta per cambiare profondamente le nostre industrie, il nostro rapporto con la natura e che, secondo lo studio realizzato da BCG, avrà un impatto del 40% sul PIL globale se si esclude il settore dei servizi.

Più sostenibilità grazie al Deep Tech

Tra le sfide del futuro, al di là dell’esempio appena citato del vaccino, c’è quella di utilizzare in futuro plastica prodotta da batteri a partire dalla CO2, riducendo le emissioni di gas serra. “Coloro che si preoccupano del benessere degli animali potranno mangiare carne coltivata in laboratorio, e gli edifici potranno essere costruiti con blocchi prodotti da microrganismi piuttosto che con il cemento convenzionale, che incide in modo consistente in termini di CO2 – si legge nella ricerca – Pensando in grande, invece di raccogliere l’energia solare o bruciare combustibili fossili per produrre elettricità, saremo in grado di creare le nostre stelle artificiali per raccoglierne l’energia. E al di là del potenziale economico, di salute pubblica e ambientale, questo nuovo paradigma rivoluzionerà la maggior parte delle catene di valore.

L’innovazione va sempre più veloce

Ciò che favorisce la crescita delle aziende Deep Tech è il costante indebolimento degli ostacoli all’innovazione: il calo dei prezzi delle attrezzature, la disponibilità di informazioni e dati; la crescente disponibilità di capitale, l’emergere di piattaforme tecnologiche. Ma rimangono diverse sfide come quella legata al reimmaginare i confini della scienza. Così per raggiungere il successo, le imprese Deep Tech devono rimanere fedeli ai principi fondamentali del loro approccio: chiedersi qual è il problema e se a realtà può essere diversa; dare forma alla teoria, chiedendosi come renderla possibile; fare il primo passo, chiedendosi se può essere costruito oggi; chiedersi cosa serve per diventare il new normal.

La necessità di un nuovo quadro etico

“Un potenziale così vasto  -spiega Bcg –  porta con sé anche grandi responsabilità: come possiamo anticipare e affrontare le questioni etiche quando la tecnologia progredisce dieci volte più velocemente delle istituzioni, e infinitamente più velocemente della specie umana e del suo ambiente? Le prime raccomandazioni dello studio richiedono la massima anticipazione delle conseguenze delle tecnologie emergenti e il coinvolgimento di tutte le parti interessate – istituzioni, aziende e società nel suo complesso – in una discussione aperta e trasparente sugli usi più responsabili”.

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