Nuovo capitolo del lungo contenzioso antitrust fra il colosso dei chip Qualcomm e la Us Federal trade commission americana (Ftc). L’azienda di San Diego, cui la commission ha fatto causa nel 2017, intende chiedere alla corte d’appello di ribaltare la sentenza favorevole alla Ftc che ha decretato che Qualcomm ha abusato della sua posizione dominante nell’industria dei semiconduttori e fatto pagare royalty eccessive ai produttori di smartphone per il licensing dei suoi brevetti. Il chipmaker ha già chiesto di “congelare” l’applicazione della sentenza, che le ordina di modificare le pratiche di licensing e rinegoziare i contratti, ma ora vuole di più: una totale riabilitazione della sua reputazione, con una nuova sentenza che neghi alcun abuso di posizione dominante.
L’asso nella manica di Qualcomm
La Corte d’appello degli Stati Uniti del Nono circuito di San Francisco (che già segue questo caso) ascolterà le memorie dei legali delle due parti. Secondo Reuters, i tre giudici si prenderanno diversi mesi per la loro decisione ma potrebbero fornire già entro la fine della settimana un’indicazione su quale potrebbe essere la sentenza.
Dalla parte di Qualcomm c’è un insolito fattore: un avvocato del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) si pronuncerà a favore del chipmaker. Il DOJ condivide con la Ftc il ruolo di authority sulla concorrenza. Le due agenzie raramente esprimono pareri discordanti.
Un annoso caso antitrust
A maggio 2019 il giudice della Corte distrettuale di San Jose, Lucy Koh, ha decretato che Qualcomm ha soffocato la concorrenza sul mercato dei chip per smartphone minacciando di tagliare le forniture e esigendo royalty esorbitanti per le licenze. La Koh ha dato così ragione alla Ftc.
L’azienda di San Diego ha chiesto immediatamente una sospensione del giudizio da parte del tribunale distrettuale e ha fatto ricorso alla Corte d’appello degli Stati Uniti del Nono circuito.
“Le pratiche di Qualcomm sul licensing hanno soffocato la concorrenza” per anni in alcuni settori del mercato dei chip, danneggiando i produttori rivali, le aziende degli smartphone e i consumatori, secondo il giudice. La Koh ha ordinato a Qualcomm di rinegoziare gli accordi di licenza definendo prezzi ragionevoli e ha imposto una vigilanza indipendente sulle pratiche commerciali del gruppo per garantire la compliance.
Il giudice Koh ha affermato che Qualcomm ha tenuto una condotta anticompetitiva che ha danneggiato vendor di smartphone come Apple, Blackberry, Huawei, Lenovo, Lg, Motorola, Samsung e Sony. Qualcomm avrebbe sfruttato il suo dominio nei modem chip per imporre royalty esorbitanti e ingiustificate, anche minacciando il taglio delle forniture. Secondo il giudice Qualcomm ha continuato a adottare pratiche di licensing lesive della concorrenza anche dopo le indagini antitrust condotte in diversi paesi, come Cina, Corea, Giappone, Usa e Ue.
Si è trattato di un’importante vittoria per la Ftc: i legali della commission hanno sostenuto che Qualcomm ha usato il potere di mercato nei chip 3G e 4G per costringere i produttori di cellulari a firmare accordi di licenza che prevedevano royalty molto alte. Se nessuno interviene, accadrà lo stesso con i chip 5G, ha sostenuto l’accusa. Qualcomm ha replicato di aver usato le royalty per la ricerca e sviluppo, favorendo l’intero ecosistema mobile, e di aver stimolato la concorrenza.
La difesa di Qualcomm
Qualcomm contesta la legittimità della sentenza della Koh: i legali dell’azienda spiegano che il giudice ha escluso le prove raccolte dopo marzo 2018, compreso il fatto che Apple aveva chiuso i rapporti commerciali con Qualcomm per rifornirsi dalla sua rivale Intel. Ciò dimostrerebbe che Qualcomm non aveva un dominio tale del mercato da strangolare la concorrenza.
Qualcomm ha anche affermato che la linea sostenuta dalla Ftc nella causa – ovvero che la policy di Qualcomm sulle licenze equivaleva a una tassa sui produttori di smartphone che generava utili per l’azienda e veniva sfruttata per tagliar fuori i rivali – non ha precedenti nella regolamentazione antitrust.
Qualcomm ha poi chiesto la sospensiva della sentenza della Koh spiegando che le misure imposte avrebbero un impatto quasi irreversibile: il chipmaker, hanno detto i suoi legali, non può ora modificare l’intera policy per le licenze e persino offrire accordi ai fornitori rivali e poi facilmente tornare alle precedenti relazioni commerciali nel caso di vittoria definitiva in appello.