IL MERCATO DEI CHIP

Qualcomm in panne: dopo la sentenza Usa tenta la strada della sospensiva

L’impatto sulle relazioni commerciali sarebbe quasi irreversibile: il chipmaker deve rinegoziare tutti gli accordi di licensing, in base alla decisione del giudice distrettuale nella causa intentata dalla Federal Trade Commission. Ma per i legali ci sono dubbi di legittimità

Pubblicato il 29 Mag 2019

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Qualcomm ha chiesto a un tribunale federale degli Stati Uniti la sospensione dell’applicazione della sentenza con cui il giudice della Corte distrettuale di San Jose, Lucy Koh, ha consegnato un’importante vittoria alla Us Federal trade commission nella causa antitrust contro il colosso tecnologico americano. La Koh ha riconosciuto Qualcomm colpevole di aver soffocato la concorrenza sul mercato dei chip per smartphone. Ora Qualcomm cerca uno spazio di manovra chiedendo di mettere la sentenza in stand-by mentre prepara il ricorso in appello.

Il congelamento della sentenza della Koh, emessa la scorsa settimana, eviterebbe per Qualcomm uno sconvolgimento del business: il giudice ha ordinato di rinegoziare tutti gli accordi di licenza definendo prezzi ragionevoli e ha imposto una vigilanza indipendente sulle pratiche commerciali del gruppo per garantire la compliance. Secondo il giudice distrettuale “le pratiche di Qualcomm sul licensing hanno soffocato la concorrenza” per anni in alcuni settori del mercato dei chip, danneggiando i produttori rivali, le aziende degli smartphone e i consumatori.

Qualcomm contesta la legittimità della sentenza della Koh: i legali dell’azienda spiegano che il giudice ha escluso le prove raccolte dopo marzo 2018, compreso il fatto che Apple aveva chiuso i rapporti commerciali con Qualcomm per rifornirsi dalla sua rivale Intel. Ciò dimostrerebbe che Qualcomm non aveva un dominio tale del mercato da strangolare la concorrenza.

Qualcomm ha anche affermato che la linea sostenuta dalla Ftc nella causa – ovvero che la policy di Qualcomm sulle licenze equivaleva a una tassa sui produttori di smartphone che generava utili per l’azienda e veniva sfruttata per tagliar fuori i rivali – non ha precedenti nella regolamentazione antitrust.

Qualcomm ha ancora spiegato che la richiesta di sospensione della sentenza della Koh si lega all’impatto quasi irreversibile delle misure imposte: il chipmaker, sostengono i suoi legali, non può ora modificare l’intera policy per le licenze e persino offrire accordi ai fornitori rivali e poi facilmente tornare alle precedenti relazioni commerciali nel caso di vittoria in appello.

La Ftc ha fatto causa a Qualcomm nel 2017. Subito dopo la sentenza l’azienda di San Diego aveva annunciato che avrebbe chiesto la sospensione del giudizio da parte del tribunale distrettuale e fatto ricorso accelerato alla Corte d’appello degli Stati Uniti del Nono circuito. “Siamo fortemente in disaccordo con la sentenza del giudice, la sua interpretazione dei fatti e la sua applicazione della legge”, aveva commentato Don Rosenberg, executive vice president and general counsel di Qualcomm.

Il giudice Koh ha affermato che Qualcomm ha tenuto una condotta anticompetitiva che ha danneggiato vendor di smartphone come Apple, Blackberry, Huawei, Lenovo, Lg, Motorola, Samsung e Sony. Qualcomm avrebbe sfruttato il suo dominio nei modem chip per imporre royalty esorbitanti e ingiustificate, anche minacciando il taglio delle forniture. Secondo il giudice Qualcomm ha continuato a adottare pratiche di licensing lesive della concorrenza anche dopo le indagini antitrust condotte in diversi paesi,  come Cina, Corea, Giappone, Usa e Ue.

I legali della Ftc hanno sostenuto che Qualcomm ha usato il potere di mercato nei chip 3G e 4G per costringere i produttori di cellulari a firmare accordi di licenza che prevedevano royalty molto alte. Se nessuno interviene, accadrà lo stesso con i chip 5G, ha sostenuto l’accusa. Qualcomm ha replicato di aver usato le royalty per la ricerca e sviluppo, favorendo l’intero ecosistema mobile, e di aver stimolato la concorrenza.

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