La Cina rafforza i muscoli in vista dei potenziali impatti dei dazi americani sulle sue esportazioni ad alto contenuto tecnologico e potenzia il gruppo di lavoro, posto sotto il diretto controllo del governo centrale, preposto allo sviluppo delle strategie che intendono fare della Repubblica popolare il leader mondiale dell’hitech. Prima chiamato “National Technology and education leadership group”, l’organismo statale ha adesso tolto la parola “education” dal suo nome per mettere in risultato il vero focus: le tecnologie.
Secondo quanto si legge in una circolare diffusa sul sito del governo cinese, il rinnovato “National Technology leadership group” sarà guidato (come già in precedenza) dal premier Li Keqiang, e dal suo vice Liu He. Il gruppo intende puntellare con maggiore efficacia la strategia Made in China 2025 del presidente Xi Jinping, un programma che fa da traino alla crescita del settore hitech del paese puntando su settori innovativi come robotica e intelligenza artificiale, aerospazio, materiali avanzati, energia pulita e automotive, e che attrae investimenti dall’estero. La notizia del rinnovato focus del leadership group ha fatto salire il valore delle azioni dei gruppi tecnologici cinesi sulla Borsa di Shanghai con i maggiori titoli It che hanno guadagnato anche il 4%: gli investitori si aspettano nuovi incentivi da Pechino per la sua industria tecnologica.
Del National Technology leadership group fanno parte rappresentanti di una decina di ministeri e di enti pubblici tra cui la Banca centrale e la Assets supervision and administration commission statale; la circolare del governo cinese parla in modo generico di un cambiamento che scaturisce da una nuova organizzazione richiesta dal lavoro che il gruppo deve svolgere, ma per molti osservatori di mercato occidentali il rilancio del leadership group risponde alle sfide della guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti di Donald Trump che accentua gli effetti di un rallentamento dei tassi di crescita dell’economia cinese già in corso e della concorrenza globale in genere.
Il programma Made in China 2025, varato dal Consiglio di Stato nel 2015 prevede che i fornitori hitech cinesi conquistino entro il 2025 il 70% dello share di mercato nella fornitura di materiali e componenti chiave di alcune industrie strategiche. Il 6 luglio sono però entrati in vigore i dazi del 25% varati da Washington e checolpiscono 818 categorie di benidelle industrie IT, aerospazio, automotive, robotica, macchinari industriali e nuovi materiali che la Cina esporta verso gli Stati Uniti per un valore complessivo di 34 miliardi di dollari. Molti dei prodotti colpiti fanno parte della strategia “Made in China 2025”.
Nei giorni scorsi Idc China ha pubblicato una nota di ricerca in cui sostiene che l’impatto dei dazi di Trump sull’economia cinese sarà significativo sia per il valore strategico dei beni colpiti dai dazi sia per il massiccio surplus commerciale che la Cina ha con gli Stati Uniti. Secondo queste stime, la trade war Usa-Cina farà scendere la crescita del Pil cinese nel 2018 dello 0,2%, dal 6,7% al 6,5% colpendo circa 25 miliardi di dollari del prodotto interno lordo. In particolare, rallenterà la crescita del mercato Ict cinese, che perderà lo 0,6%, con una flessione quindi della crescita dal 9,0% all’8,4% nel 2018: sarà colpita infatti una porzione di Pil che vale 4 miliardi di dollari.
Pc, smartphone, servizi It e Tlc sono i settori che secondo Idc soffriranno di più in Cina, ma l’impatto si riverberà anche su server, periferiche, storage, software, cloud, Big data, IoT, reti. Forte anche il peso della trade war sull’industria dell’energia, mentre il segmento delle tecnologie di intelligenza artificiale non sarà toccato e quello della security riceverà addirittura una spinta positiva.