I RUMORS

5G, Boris Johnson ci ripensa su Huawei?

Stando a indescrezioni il primo ministro avrebbe dato mandato al suo staff per aggiustare il tiro sul compromesso raggiunto a marzo. La verifica sarebbe stata richiesta a seguito del rinnovo del ban americano. Ma l’azienda minimizza

Pubblicato il 25 Mag 2020

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Il primo ministro britannico Boris Johnson è pronto a vietare l’utilizzo di tecnologie fornite dalla cinese Huawei nelle infrastrutture di telecomunicazione del Regno Unito, in particolare le nuove reti 5G. Il “bando” durerebbe tre anni. Lo svela il Telegraph in base a fonti vicine al premier.

Si tratta di un dietro-front rispetto alla posizione precedentemente assunta dal  governo britannico dovuto alle pressioni di alcuni parlamentari del partito conservatore: i Tory hanno esortato Johnson ad adottare misure che assicurino che il vendor di Shenzhen non abbia alcun ruolo nella rete 5G del paese perché i suoi apparati rappresenterebbero una minaccia per la sicurezza nazionale. Huawei ha sempre negato di porre problemi di sicurezza o di permettere il cyberspionaggio del governo di Pechino.

Johnson, secondo i media britannici, ha anche affidato al National Cyber Security Centre (Ncsc), organismo dell’intelligence britannica specializzato nel controspionaggio digitale, una verifica sull’impatto che potrebbe prodursi sulla sicurezza nazionale a seguito delle nuove restrizioni imposte da Washington contro Huawei.

Vacilla il compromesso su Huawei

A inizio anno Londra era stata più accomodante sul caso Huawei. A marzo il governo britannico aveva garantito al fornitore cinese un ruolo parziale nella vendita di tecnologie 5G per l’infrastruttura di telecomunicazione autorizzando a partecipare con gli apparati periferici e uno share di mercato massimo del 35%, ma escludendola dalla parte “core”. L’annuncio era arrivato dal governo di Boris Johnson al termine di una riunione decisiva del Consiglio di sicurezza nazionale.

Tuttavia la presenza di apparati Huawei nelle reti telecom nazionali ha suscitato le preoccupazioni dei conservatori backbench a Westminster, ovvero i membri del parlamento che non occupano uffici governativi e non sono portavoce di prima linea del loro partito, e che avevano introdotto un emendamento inteso a vietare completamente Huawei dalle reti britanniche. L’emendamento è stato respinto a marzo solo per una manciata di voti.

Anche gli Stati Uniti hanno messo Johnson sotto pressione, criticando il compromesso raggiunto per mantenere un ruolo al vendor cinese nel 5G britannico: il president americano Donald Trump lo ha definito un “tradimento”.

Battaglia sulla proprietà intellettuale

Le fonti del Telegraph hanno dichiarato che il primo ministro ha finito col cedere alle proteste delle ali più conservatrici del Parlamento e ha dato istruzione ai suoi collaboratori di preparare un piano per eliminare le tecnologie Huawei dalle reti britanniche.

Il primo ministro vuole salvaguardare le relazioni con la Cina, ma l’accordo su Huawei sarà notevolmente modificato: la partecipazione del vendor cinese al 5G sarà “in tempi rapidi” ridotta al minimo o azzerata.  “L’accordo è stato raggiunto prima della pandemia, ma il coronavirus ha cambiato tutto“,dicono le fonti confidenziali, e ora Johnson condivide a pieno i timori sulla cybersicurezza.

“Dobbiamo fare una distinzione tra l’avere un’economia aperta e avere interazioni con lo Stato cinese”, ha dichiarato al Financial Times il parlamentare Tory Neil O’Brien. “La pandemia ha accelerato la decisione”.

“Se non stiamo attenti molta della proprietà intellettuale di cui avremo bisogno per la nostra innovazione e la nostra crescita economica di lungo termine sarà catturata a Shanghai o a Shenzhen”, ha rincarato Tom Tugendhat, deputato Tory che presiede la commissione Affari esteri britannica.

L’indagine dell’intelligence britannica

“La sicurezza e la flessibilità delle nostre reti di comunicazione sono di fondamentale importanza”, ha dichiarato un portavoce dell’Ncsc britannica alla Bbc. L’indagine richiesta dal primo ministro Johnson dovrà dare una valutazione approfondita degli impatti dell’inasprimento delle sanzioni Usa.

La scorsa settimana Donald Trump ha deciso di prorogare fino al 2021 il “ban” sulle tecnologie cinesi, ossia di vietare l’uso di apparati e software prodotti da vendor della Cina, principalmente Huawei. L’ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti a maggio 2019 che ha dato seguito alla “lista nera” commerciale delle compagnie non gradite agli Stati Uniti per questioni di cybersecurity è stato in questo modo rinnovato di un anno. Restano salvi i permessi “speciali” concessi ad alcune aziende a stelle e strisce per consentire l’operatività sulle loro reti.

Victor Zhang, vicepresidente di Huawei (che respinge da sempre le accuse statunitensi), ha minimizzato l’annuncio britannico assicurando che l’azienda vuole “continuare a contribuire allo sviluppo di reti 5G affidabili e sicure in Uk”. “Saremo lieti di discutere con l’Ncsc di qualunque preoccupazione abbia e speriamo di poter proseguire la stretta e fruttuosa collaborazione con il Regno Unito”, ha concluso Zhang.

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