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5G, De Vecchis: “In Italia limiti elettrosmog vanno adeguati”

In un articolo a firma per Corcom il presidente di Huawei evidenzia la necessità di una revisione per recepire il cambio tecnologico che accompagni la quinta generazione mobile. Necessario anche sciogliere i nodi burocratici che stanno frenando i lavori

Pubblicato il 17 Giu 2019

Luigi De Vecchis

Presidente Huawei Italia

de vecchis

Nell’ultimo decennio lo sviluppo dell’Ict ha richiesto una crescente velocità di calcolo, una elevata ampiezza di banda per poter trattare grandi quantità di dati e un’accelerazione della disponibilità e diffusione di collegamenti veloci e con elevati standard di sicurezza.

La quantità di dati prodotta nel mondo aumenta in modo esponenziale. Solo tra la fine del 2017 e la fine del 2018 il consumo di dati è aumentato del 79% e, secondo le previsioni degli analisti, è destinato a quintuplicare da qui al 2024. Con la diffusione delle nuove tecnologie IoT, con l’AI, la VR e AR, tecnologie cloud, robotica, entro 10 anni avremo oltre 150 miliardi di sensori connessi in rete, 20 volte più degli abitanti della terra. Il “sapere” che ricaveremo dalla conoscenza e analisi di questi dati sarà la premessa fondamentale per una profonda trasformazione della società.

Pertanto possiamo affermare con certezza che nessuna tecnologia capace di trasportare una simile quantità di dati potrà essere trascurata e la distinzione fisso-mobile, a tale scopo, non avrà più senso.

Inoltre per raggiungere la copertura di tutto il territorio, le tecnologie wireless (onde millimetriche), saranno fondamentali mentre per collegare le reti di accesso ai sistemi centrali di calcolo e la fibra avrà maggiore possibilità rispetto alle frequenze (spettro limitato e occupato).

Il sistema di comunicazione sarà ibrido, mentre lo sviluppo delle applicazioni che faranno uso di supercomputer (computer quantici) e AI, potendo contare su una distribuzione capillare sul territorio di sensori intelligenti, saranno fondamentali per migliorare i servizi sanitari più innovativi come la telemedicina, ridurre gli effetti dannosi per il clima, ottimizzare i consumi energetici, distribuire l’energia delle fonti rinnovabili, eliminare gli sprechi, reagire alle catastrofi naturali e anticipare la loro occorrenza, instradare i soccorsi, diagnosticare i problemi, assistere le persone della terza età, eliminare i lavori usuranti.

I casi d’uso in questi ambiti sono stati implementati nei trial 5G in Italia, a cui Huawei ha partecipato a Bari-Matera con Tim e Fastweb e a Milano come fornitore di Vodafone, che hanno collocato il nostro Paese all’avanguardia nella sperimentazione a livello globale e che dovrebbero forse essere divulgati maggiormente, in modo da rendere più evidenti le opportunità per la pubblica amministrazione, le aziende e i consumatori.

Per affrontare questo nuovo mondo dobbiamo cambiare il modello di formazione, migliorare le competenze, adottare regole che favoriscano lo sviluppo delle nuove reti, promuovere la collaborazione tra Paesi. Una delle priorità è certamente l’adeguamento delle competenze digitali presenti sul territorio rispetto alle richieste del mercato Ict. C’è la consapevolezza dei player del settore che la digitalizzazione richiede un’accelerazione e conseguentemente sono state messe in campo le risorse necessarie per perseguire questo obiettivo. Huawei è impegnata da anni, sia a livello locale che globale, in progetti di responsabilità sociale volti a creare le competenze digitali necessarie allo sviluppo e all’innovazione dei Paesi in cui è presente. In Italia abbiamo attivato corsi tecnici che consentono di formare sul campo gli studenti, in particolare forniamo una preparazione in aree tecnologiche di recente sviluppo.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la necessità di poter contare su un contesto regolatorio favorevole allo sviluppo delle nuove reti per incentivare gli investimenti e assicurarne il ritorno, nonché per perseguire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal piano del Governo. In Italia c’é la necessità di risolvere i problemi burocratici che stanno frenando i lavori per mettere davvero la banda ultralarga a disposizione dei cittadini.

Infine un adeguamento normativo dei limiti delle emissioni elettromagnetiche in Italia risulta necessario non tanto per alzare i limiti attuali, sebbene l’uniformità delle normative all’interno dell’Ue sarebbe auspicabile, ma anche per recepire il cambio tecnologico che le antenne 5G stanno introducendo.

Il 5G è la tecnologia abilitante per la realizzazione di questo nuovo paradigma ma richiede ingenti investimenti che devono essere sostenuti dai sistemi economici di grandi Paesi, almeno in parte, che devono rimuovere ogni ostacolo burocratico o geopolitico alla sua realizzazione. Nessuno singolo Paese può affrontare da solo questa trasformazione che prende il via con il 5G. Nel nostro caso l’Europa dovrebbe avere una sola voce.

Se è vero che l’efficienza del sistema ne gioverà, se ci sarà maggiore benessere, devono essere i governi a pianificare l’agenda dei prossimi 10-20 anni e promuovere ogni iniziativa che raggiunga lo scopo preposto.

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