Gli strascichi della trade war Usa-Cina accesa dall’ex presidente americano Donald Trump arrivano a colpire Ericsson: il fornitore svedese di attrezzature di rete ha messo in guardia sui possibili rischi di una riduzione del suo share di mercato in Cina come conseguenza dell’esclusione delle società cinesi di telecomunicazioni Huawei e Zte dal lancio della rete 5G svedese.
Ericsson aveva già criticato la decisione di Stoccolma di escludere i due vendor cinesi dal roll-out delle nuove infrastrutture di telecomunicazione svedesi, sostenendo le ragioni di un mercato aperto e competitivo. Ora l’azienda guidata dal ceo Borje Ekholm torna a esporre i rischi dell’approccio del governo svedese in un prospetto aggiornato per gli investitori.
Ericsson teme un ruolo minoritario nelle Tlc cinesi
Le preoccupazioni di Ericsson hanno validi motivi: l’azienda si è aggiudicata contratti con tutti e tre i principali operatori mobili cinesi per la fornitura di apparecchiature radio per reti 5G. Le autorità cinesi potrebbero adottare contromisure penalizzando le aziende europee, sia Ericsson che Nokia.
Ericsson lo ha sottolineato nel report finanziario del quarto trimestre 2020, scrivendo che la decisione del regolatore telecom nazionale Pts di escludere i prodotti di Huawei e Zte per il 5G avrebbe impattato negativamente gli interessi economici del Paese e delle sue aziende.
“Ericsson parteciperà a diverse gare già in corso in Cina, ma l’esito resta incerto e l’azienda afferma oggi che c’è un aumentato rischio che Ericsson esca da queste gare con un market share molto più limitato di quello attuale“, si legge in una nota.
Rischio “spezzatino” di standard sulle Tlc mobili
La situazione geopolitica, ha aggiunto l’azienda, potrebbe avere conseguenze sull’intera industria svedese a causa della “accresciuta probabilità” di ulteriori spaccature all’interno delle catene del valore globali. Un altro rischio evidenziato da Ericsson è una moltiplicazione degli standard per le comunicazioni mobili.
L’ostracismo di alcuni governi nei confronti dei fornitori di attrezzature di rete cinese ha anche portato diversi Paesi a studiare tecniche per assicurare un accesso ininterrotto all’infrastruttura di rete, per esempio con la disaggregazione della Ran, e a promuovere le aziende nazionali come alternativa ai vendor globali. Questo atteggiamento, prosegue Ericsson, “potrebbe produrre conseguenze negative concrete e durature sulla nostra attività”.
Borje Ekholm in pressing su Stoccolma contro il “ban”
A inizio dicembre il ceo Ekholm aveva allertato sui rischi del ban ai fornitori cinesi. Il rischio si è poi concretizzato in uno slittamento dell’asta per le frequenze 5G. Secondo Ekholm la decisione del regolatore svedese di vietare la partecipazione di Huawei alle gare 5G limita la libera concorrenza e i viola i principi della libertà di commercio.
A gennaio Ekholm ha rincarato al dose: Ericsson sarebbe pronta a rivedere pesantemente i propri piani se non ci sarà un dietrofront in merito al ban del Paese sulle aziende cinesi, ha rivelato il Dagens Nyheter (Daily News). Secondo la testata svedese il ceo starebbe da tempo facendo pressioni sul ministro del Commercio estero Anna Hallberg.
La Cina alla Svezia: “Invertire una decisione sbagliata”
Nei giorni scorsi Gui Congyou, l’ambasciatore cinese in Svezia, ha affermato in un’intervista video al quotidiano svedese Expressen che gli operatori di telefonia mobile cinesi “hanno invitato l’azienda svedese Ericsson a partecipare ai loro test sulle apparecchiature 5G”. Tale invito, che equivarrebbe a un’opportunità di accesso al mercato 5G cinese, potrebbe essere “l’ultima possibilità per la Svezia di invertire la sua decisione sbagliata”, ovvero il ban contro Huawei e Zte.
La Cina auspica che la Svezia “possa sostenere l’apertura, l’equità e la trasparenza come principi di mercato per correggere presto i suoi errori”, fornendo un ambiente “normale e legale per le aziende cinesi in Svezia”, ha detto il diplomatico. A suo parere le autorità svedesi hanno motivato l’esclusione citando problemi di sicurezza “senza alcuna base fattuale e prova e molto arbitrari”.