Che cos’è il 5G? Come funziona esattamente? Quali servizi si possono abilitare grazie alla quinta generazione mobile? Quali sono opportunità e criticità? E a che punto è la roadmap tecnologica e operativa? In campo nelle sperimentazioni italiane e non solo, Huawei ha deciso di attivarsi anche sul fronte dell’”evangelizzazione”. L’obiettivo è far toccare con mano, antenne e device della nuova generazione mobile e mostrare alcuni dei servizi già in fase di test. Il tutto attraverso un roadshow internazionale che ha coinvolto anche l’Italia e che dopo Milano e Torino oggi ha concluso il tour tricolore a Roma.
“5G is now” il titolo dell’iniziativa. Un titolo scelto non a caso: “Le sperimentazioni sono in corso, molti servizi sono di fatto già possibili e attraverso i nostri centri di ricerca – come quello di Milano e quello di Catania appena battezzato insieme con Tim – sarà possibile accelerare lo sviluppo di tecnologie e applicative”, ha spiegato Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing Italia di Huawei in occasione della tappa capitolina del roadshow.
Tecnicamente parlando sono tre gli ambiti, anzie le “categorie” del 5G e fanno capo alle seguenti 3 sigle: Embb, Mmtc Urll.
Embb sta per Enhanced Mobile Broadband e di fatto è l’ambito che riguarda l’aumento della velocità di banda. Mmtc, alias Massive machine type Communications riguarda la diffusione dei sensori e di fatto fa il paio con l’Internet of things. Urll, che sta per Ultra reliable and low latency è l’area più importante “quella che rappresenta il salto vero del 5G rispetto agli standard precedenti”, ha puntualizzato Moresi, poiché è sulla interazione fra gli “oggetti” e la latenza che si gioca tutta l’affidabilità della rete e anche lo sviluppo delle applicazioni legate al “movimento”, si pensi alle connected car e ai taxi volanti (già in sperimentazione), ma anche al più ampio orizzonte delle smart city, e persino alle applicazioni del mondo della sanità dove la precisione e l’immediatezza del dato fanno una decisiva differenza. Per non parlare poi dell’Industry 4.0.
Peraltro il successo del 5G è strettamente collegato a quello di altre tecnologie: “La rete 5G per avere successo deve andare in parallelo con intelligenza artificiale e cloud”, ha detto Moresi specificando che un solo tassello mancante comporta l’impossibilità di mettere a punto applicazioni e servizi davvero all’avanguardia, come ad esempio nel caso della robotica. “I robot intelligenti non sono tanto quelli che svolgono funzioni precise ma quelli cosiddetti ‘collaborativi’ che interagiscono e imparano. Ma per ottenere questo risultato è necessario disporre di tutte le tre le tecnologie in questione”, ha spiegato ancora il manager di Huawei.
Massive Mimo e Cpe le due “creature” 5G a firma Huawei protagoniste del roadshow. Massive Mimo è un’antenna di nuova generazione mentre Cpe è il primo device 5G “ancora un po’ grande, ma già dall’anno prossimo le dimensioni si ridurranno per poi andare progressivamente verso quelle a regime”, annuncia Moresi. Il “corredo” tecnologico fa il paio con i servizi e anche sulle sfide sul fronte della data analysys. “Aggregare i dati e estrarne valore sarà la vera sfida soprattutto a livello dei territorio e dei progetti di smart city come quelli che stiamo portando avanti nelle sperimentazioni in cui siamo coinvolti – evidenzia Moresi -. E l’approccio vincente è decisamente quello ‘glocal’ che consente di ragionare sulla base delle esigenze specifiche e di modulare le tecnologie dunque tenendo conto di obiettivi specifici. Tutto questo però – ha concluso il manager – sarà possibile solo grazie al lavoro di squadra e alla creazione di un ecosistema di partner pubblici e privati”.