L'INIZIATIVA

“5G is now”, a Roma il roadshow Huawei. Moresi: “Tante sfide in campo”

Tappa conclusiva per il tour italiano dell’iniziativa che coinvolge tutta Europa. In campo l’antenna Massive Mimo e Cpe, il primo device della quinta generazione. L’Head of Wireless Marketing Italia svela la roadmap di tecnologie e servizi ma allerta: “Il 5G ha bisogno di un ecosistema”

Pubblicato il 11 Lug 2018

huawei

Che cos’è il 5G? Come funziona esattamente? Quali servizi si possono abilitare grazie alla quinta generazione mobile? Quali sono opportunità e criticità? E a che punto è la roadmap tecnologica e operativa? In campo nelle sperimentazioni italiane e non solo, Huawei ha deciso di attivarsi anche sul fronte dell’”evangelizzazione”. L’obiettivo è far toccare con mano, antenne e device della nuova generazione mobile e mostrare alcuni dei servizi già in fase di test. Il tutto attraverso un roadshow internazionale che ha coinvolto anche l’Italia e che dopo Milano e Torino oggi ha concluso il tour tricolore a Roma.

5G is now” il titolo dell’iniziativa. Un titolo scelto non a caso: “Le sperimentazioni sono in corso, molti servizi sono di fatto già possibili e attraverso i nostri centri di ricerca – come quello di Milano e quello di Catania appena battezzato insieme con Tim – sarà possibile accelerare lo sviluppo di tecnologie e applicative”, ha spiegato Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing Italia di Huawei in occasione della tappa capitolina del roadshow.

Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing Italia di Huawei mostra Cpe, il primo dispositivo 5G

Tecnicamente parlando sono tre gli ambiti, anzie le “categorie” del 5G e fanno capo alle seguenti 3 sigle: Embb, Mmtc Urll.

Embb sta per Enhanced Mobile Broadband e di fatto è l’ambito che riguarda l’aumento della velocità di banda. Mmtc, alias Massive machine type Communications riguarda la diffusione dei sensori e di fatto fa il paio con l’Internet of things. Urll, che sta per Ultra reliable and low latency è l’area più importante “quella che rappresenta il salto vero del 5G rispetto agli standard precedenti”, ha puntualizzato Moresi, poiché è sulla interazione fra gli “oggetti” e la latenza che si gioca tutta l’affidabilità della rete e anche lo sviluppo delle applicazioni legate al “movimento”, si pensi alle connected car e ai taxi volanti (già in sperimentazione), ma anche al più ampio orizzonte delle smart city, e persino alle applicazioni del mondo della sanità dove la precisione e l’immediatezza del dato fanno una decisiva differenza. Per non parlare poi dell’Industry 4.0.

Peraltro il successo del 5G è strettamente collegato a quello di altre tecnologie: “La rete 5G per avere successo deve andare in parallelo con intelligenza artificiale e cloud”, ha detto Moresi specificando che un solo tassello mancante comporta l’impossibilità di mettere a punto applicazioni e servizi davvero all’avanguardia, come ad esempio nel caso della robotica. “I robot intelligenti non sono tanto quelli che svolgono funzioni precise ma quelli cosiddetti ‘collaborativi’ che interagiscono e imparano. Ma per ottenere questo risultato è necessario disporre di tutte le tre le tecnologie in questione”, ha spiegato ancora il manager di Huawei.

Massive Mimo e Cpe le due “creature” 5G a firma Huawei protagoniste del roadshow. Massive Mimo è un’antenna di nuova generazione mentre Cpe è il primo device 5G “ancora un po’ grande, ma già dall’anno prossimo le dimensioni si ridurranno per poi andare progressivamente verso quelle a regime”, annuncia Moresi. Il “corredo” tecnologico fa il paio con i servizi e anche sulle sfide sul fronte della data analysys. “Aggregare i dati e estrarne valore sarà la vera sfida soprattutto a livello dei territorio e dei progetti di smart city come quelli che stiamo portando avanti nelle sperimentazioni in cui siamo coinvolti – evidenzia Moresi -. E l’approccio vincente è decisamente quello ‘glocal’ che consente di ragionare sulla base delle esigenze specifiche e di modulare le tecnologie dunque tenendo conto di obiettivi specifici. Tutto questo però  – ha concluso il manager – sarà possibile solo grazie al lavoro di squadra e alla creazione di un ecosistema di partner pubblici e privati”.

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