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5G, la stretta della Germania su Huawei e Zte: stop totale dal 2029



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Prima deadline per le core network il 2026 e poi si passerà a quelle di accesso e trasporto. La dura replica di Pechino: “Rischi per la sicurezza infondati, chiara discriminazione politica che danneggia gravemente la fiducia reciproca”. Ericsson intanto torna a crescere in Nord America e la trimestrale batte le attese

Pubblicato il 12 lug 2024



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La Germania escluderà componenti e tecnologie fornite dai gruppi cinesi Huawei e Zte da tutte le sue reti 5G. La ragione addotta è sempre la stessa: si parla di non meglio precisati motivi di “sicurezza”, che riflettono le crescenti tensioni a livello geopolitico tra Pechino e il blocco occidentale.

Dunque i prodotti delle due aziende non saranno più utilizzati nella “rete centrale” entro “la fine del 2026” e saranno sostituiti nei sistemi 5G di “accesso e trasporto” entro “la fine del 2029”, ha annunciato il ministro degli Interni Nancy Faeser. “Dobbiamo ridurre i rischi per la sicurezza e, a differenza del passato, evitare le dipendenze”, ha spiegato in una conferenza stampa a Berlino, specificando che la decisione sarà applicata “in tutta la Germania”.

La risposta di Pechino: è una discriminazione politica

Non tarda ad arrivare la reazione della Cina. Il governo di Pechino ha criticato duramente la decisione: in una nota, l’ambasciata cinese a Berlino ha affermato che “la mossa della Germania costituisce una chiara discriminazione politica, danneggia gravemente la fiducia reciproca tra le due parti e influenzerà anche la futura cooperazione tra Cina ed Europa in campi correlati”.

Nella nota si esprimono “forte insoddisfazione e ferma opposizione” alla decisione tedesca, visto che “le società di comunicazione cinesi come Huawei e Zte operano da tempo nel rispetto delle leggi e dei regolamenti in Germania e hanno dato un contributo positivo al processo di digitalizzazione” del Paese. In ultima analisi, la questione 5G di Huawei e Zte è un atto di alcuni Paesi per sopprimere i propri concorrenti senza alcun risultato economico e mantenere la propria egemonia tecnologica. In realtà i cosiddetti rischi per la sicurezza della rete sono solo una scusa. Finora nessun paese ha fornito prove concrete che le apparecchiature aziendali cinesi presentino rischi per la sicurezza”, continua la nota.

L’ambasciata di Pechino sottolinea poi come “la costruzione del 5G in Cina è sempre stata aperta alle aziende europee come Nokia ed Ericsson e non l’ha mai considerata una minaccia alla sicurezza. Senza contare che “la Germania ha annunciato la decisione in occasione del vertice della Nato a Washington, cosa che ha portato la Cina a mettere seriamente in dubbio l’indipendenza del suo processo decisionale”.

La nota si chiude sottolineando che “ciò che ne risentirà non sarà solo la normale cooperazione economica e commerciale tra i due paesi, ma anche la fiducia degli investitori stranieri in Germania. La Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare gli interessi legittimi delle aziende cinesi”.

Ericsson, trimestrale sopra le attesa ma il mercato resta difficile

Con l’estromissione della soluzioni Huawei e Zte dalle infrastrutture tedesche, per ampliare e potenziare i servizi 5G gli operatori d’oltralpe dovranno necessariamente puntare su fornitori come Nokia ed Ericsson. Proprio l’azienda svedese potrebbe trarre slancio dalla situazione per raddrizzare il trend evidenziato dall’ultima trimestrale, che pur battendo le attese degli analisti presenta luci e ombre: l’utile rettificato si è infatti attestato a 3,23 miliardi di corone (208 milioni di euro), in crescita del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il margine operativo lordo rettificato è pari a 4,1 miliardi di corone svedesi con un margine del 6,8%. Il produttore di apparecchiature per le telecomunicazioni ha però registrato una pesante perdita netta di 11 miliardi di corone, pari a 960 milioni di euro, a causa della svalutazione, precedentemente annunciata, dello specialista statunitense del cloud Vonage, acquisito nel 2021. Il fatturato è sceso del 7% a 59,8 miliardi di corone. “Prevediamo che le condizioni di mercato rimarranno difficili anche quest’anno, con il rallentamento degli investimenti in India, ma le nostre vendite beneficeranno nel secondo semestre delle consegne su commessa in Nord America”, ha commentato Borje Ekholm, presidente e ceo di Ericsson. “Nel secondo trimestre abbiamo mantenuto la nostra posizione di leader di mercato, siamo tornati a crescere in Nord America e abbiamo ottenuto una forte espansione del margine lordo e del flusso di cassa libero. I nostri risultati evidenziano la nostra competitività e continueremo ad adottare misure proattive per posizionare l’azienda per un successo a lungo termine. Siamo rimasti concentrati sulle questioni che abbiamo sotto il nostro controllo, per ottimizzare la nostra attività in un contesto di mercato difficile, con livelli di investimento nel settore insostenibilmente bassi”.

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