La Svezia mette al bando le tecnologie di Huawei e Zte dalle sue reti 5G perché i prodotti dei due vendor cinesi rappresentano “una delle maggiori minacce contro la Svezia”. Il divieto è incluso nelle condizioni per la prossima gara (inizierà il 10 novembre) per lo spettro 5G nel paese scandinavo: la Swedish Post and telecom authority (Pts) ha autorizzato la partecipazione all’asta per le frequenze 3.5 GHz e 2.3 GHz le aziende di telecomunicazione Hi3G Access, Net4Mobility, Telia Sverige e Teracom e imposto, tra i termini, che “le nuove installazioni e le nuove implementazioni delle funzioni centrali per l’utilizzo radio” in queste frequenze non debba “essere effettuata con prodotti dei fornitori Huawei o Zte”.
Stoccolma, dunque, ha agito con determinazione di fronte al pressing degli Stati Uniti di Trump, ma non va dimenticato che la Svezia è anche la patria di Ericsson, colosso delle forniture di rete e rivale diretto di Huawei.
Via i prodotti cinesi anche dalle reti esistenti
In accordo con la nuova legge entrata in vigore il 1 gennaio 2020, la Pts ha condotto un esame delle candidature al bando per lo spettro 5G insieme alle Forze armate e all’intelligence svedesi per assicurare che l’uso delle attrezzature radio nelle frequenze messe all’asta non apporti alcun danno alla sicurezza nazionale, si legge in una nota dell’authority.
In base alle analisi dei servizi di sicurezza svedesi, la Pts ha anche stabilito, per le telco che parteciperanno alla gara, che, se le infrastrutture esistenti per le funzioni centrali di rete veranno usate per fornire servizi nelle nuove frequenze, i prodotti già installati di Huawei e Zte dovranno essere eliminati entro il 1 gennaio 2025.
Se le funzioni centrali dipendono da personale o funzioni situate in Paesi esteri, dovranno essere eliminate e, se necessario, sostituite con personale o funzioni in Svezia. Anche qui la data ultima per completare il passaggio è il 1 gennaio 2025.
Per funzioni di rete centrali la Pts intende funzioni nella rete di accesso radio, nella rete di trasmissione, nella rete core e nella rete di servizio e manutenzione che sono necessarie a garantire la funzionalità della rete e i servizi di comunicazione elettronica forniti dal detentore della licenza.
Rischio ritorsioni dalla Cina?
“Il ban dà agli operatori di rete meno opzioni e rischia di rallentare il rollout del 5G nei mercati dove la concorrenza è limitata”, ha commentato Ben Wood, chief of research di CCS Insight, sentito da Reuters.
Ma c’è soprattutto un altro aspetto da considerare, secondo gli esperti: le eventuali ritorsioni di Pechino. Ericsson si è aggiudicata contratti per la fornitura di attrezzature radio per le reti 5G con tutti i tre i maggiori operatori telecom cinesi e gli accordi potrebbero essere messi in discussione alla luce del “ban” di Stoccolma.
“Potrebbe succedere che alcuni fornitori europei venderanno di meno in Cina nel futuro, se quelli cinesi venderanno meno in Europa”, ha commentato Kjell Johnsen, Ceo dell’operatore svedese Tele2.
Keith Krach, sottosegretario di Stato americano per gli affari economici, aveva affermato a fine settembre che i vendor scandinavi Ericsson e Nokia sono gli unici che i governi europei dovrebbero scegliere. Krach era intervenuto per dare un messaggio a Italia e Germania che non hanno preso alcuna decisione di esclusione totale contro Huawei e Zte.
“Abbiamo preso nota della decisione della Swedish Post and telecom authority. Ericsson non rilascia commenti su temi che riguardano la sicurezza nazionale, poiché si tratta di materie che spettano alle rispettive nazioni”, ha dichiarato l’azienda svedese in uno statement ufficiale. “Il modello di business di Ericsson si nutre della cooperazione e competizione globale. Ericsson ha clienti in oltre 180 Paesi ed è impegnata a sviluppare e implementare prodotti, soluzioni e servizi che rispondono alle richieste di sciurezza e di privacy di tutti i Paesi in cui è attiva”.
Huawei ha sempre respinto ogni accusa di porre rischi di sicurezza e di aprire le porte al cyberspionaggio della Cina.