l primo a lanciare la palla – con il compiacimento del giornalista Andrea Giambruno, presente in veste di moderatore – è Benoit Hanssen, co-ceo di Wind Tre. Cogliendo lo spunto nato parlando di porti e autostrade intelligenti, Hassen per primo dice chiaro quel che tutti (lo confermeranno dopo) pensano: la sfida della mobilità in era 5G si vince solo con una logica, quella di sistema. E lancia una proposta empirica che dà subito risvolto concreto all’idea: “La rete radio pecca di una certa mancanza di stabilità – dice -: per garantire una gestione efficiente dei processi più innovativi per auto e treni bisogna ragionare sull’obiettivo finale, ovvero il funzionamento della rete. E quindi, lo dico ai gestori delle infrastrutture, una soluzione potrebbe essere quella di considerare il roaming fra le varie reti disponibili. Non una, ma quattro oggi in Italia”. Un modo, lo fa capire, per ragionare a un livello più alto e guardare all’esperienza dell’utente finale, a vantaggio di tutti.
Se c’è un’evidenza emersa con forza da Imagine Italy, l’evento annuale della società svedese nato per “esplorare le sfide e le opportunità della digitalizzazione delle infrastrutture nazionali”, questa volta con un focus sul 5G per la mobilità, è proprio che “fare da soli” non paga. Se è vero (come è vero) che il futuro parla la lingua, non ancora pienamente matura, del 5G standalone, allora la strategia per affrontare e vincere le sfide dei casi d’uso è la collaborazione. Fra operatori telco ma anche fra attori diversi, tutti membri di uno stesso ecosistema.
Lo confermano anche gli altri rappresentati del mondo tlc presenti sul palco. Benedetto Levi, ad esempio, amministratore delegato di Iliad, che dice: “In certi casi è razionale o addirittura necessario collaborare. Un clima di grande concorrenza è fisiologico nel retail, ma sulle infrastrutture la logica vincente è un’altra: collaborare e mutualizzare per evitare inefficienze”. D’accordo anche Walter Renna, amministratore delegato di Fastweb, che aggiunge: “Collaborare è necessario per per trovare un approccio omogeneo. Oggi i casi d’uso ci sono, noi siamo pronti”.
Hanssen, WindTre: “Produrre treni 5G native risolverebbe molti problemi”
Sollecitato da Giambruno sul tema della competitività nel settore telco e sul parallelo bisogno di unità di intenti, ad esempio per affrontare la sfida dei grandi eventi, Benoit Hanssen, co-amministratore delegato di WindTre, non ha dubbi: “Il mercato delle telecomunicazioni è estremamente competitivo – afferma -. Da una parte, questo è positivo perché spinge l’innovazione, ma siamo arrivati a un punto in cui c’è anche troppa competizione. Gli investimenti sono enormi. Nel 2018, abbiamo pagato tutti insieme oltre 6 miliardi di euro per le frequenze. Ora un pari investimento è necessario per la copertura, considerando che, con queste frequenze, non si offre ancora la flessibilità necessaria per gestire eventi di grande portata in tempo reale. Le reti devono essere ripensate in quest’ottica”.
In tutto questo c’è ovviamente un tema di costi: “I costi rappresentano una grande sfida – chiarisce Hanssen -. Pensiamo che le telecomunicazioni siano ormai un diritto umano e, come tale, non debbano essere pagate. Non consideriamo che ogni euro che investiamo nella rete e nella gestione deve rientrare: i pochi euro da cui si parte con l’utente non sono sufficienti”.
In ambito infrastrutture di trasporto e logistica la sfida va anche oltre, e si estende a pain points che coinvolgono gli aspetti progettuali e produttivi: “In Italia l’abitudine è quella di fare le cose solo dopo che si sono rivelate necessarie – chiarisce ancora Hanssen -. Perché non installare antenne 5G quando i treni, per fare un esempio, escono dalla fabbrica, e farlo invece solo successivamente, quando tutto è più complicato? Bisognerebbe iniziare a pensare alle infrastrutture già dalla fase progettuale”.
Levi, Iliad: “Davanti ai grandi eventi la parola d’ordine è flessibilità”
Sulle principali sfide per garantire una copertura affidabile in contesti ad alta intensità, specialmente a Roma, si è invece concentrato l’intervento di Benedetto Levi, amministratore delegato di Iliad. “I grandi eventi rappresentano una situazione particolare perché hanno una durata limitata e comportano un traffico di grandi volumi di dati, il che non consente di ragionare su equilibri costanti tipici delle reti macro. La parola chiave, in questo ambito, è flessibilità: è necessario che tutti gli attori coinvolti, noi, le istituzioni e i partner, cambino mentalità e operino in modo flessibile, anche riguardo alle procedure autorizzative. Un attore non può prescindere dall’altro, sia esso pubblico o privato, locale o nazionale. A livello tecnologico, ci sono molte soluzioni su cui ragionare: in Italia, il 5G SA si sta avvicinando e, in un vero sistema di smart city, sarà quello il vero game changer”.
Ma come garantire piena copertura in tutto il Paese, in uno scenario ancora pesantemente influenzato da criticità sul fronte connettività? “In Europa, rispetto agli Stati Uniti, siamo avanti su molte cose, ma questo è un lavoro che non si ferma mai – ha spiegato Levi -. Le tecnologie si evolvono e la richiesta di dati cresce. Per garantire la copertura nelle città e nei grandi eventi, ma anche nelle infrastrutture come autostrade e ferrovie, servono grandi investimenti. Bisogna mutualizzare tra operatori e infrastrutture”.
Renna, Fastweb: “AI boost d’innovazione, treno da non perdere”
Ma le telco, così esposte alle pressanti richieste del sistema Paese in ambito mobilità e logistica, sono effettivamente ascoltate dalle istituzioni? A rispondere al quesito di Gambruno è Walter Renna, amministratore delegato di Fastweb, che premette di parlare “a nome di tutti perché questa è una battaglia comune”: “Il nostro settore – afferma – è sempre più strategico, ormai ne siamo tutti consapevoli, ma nonostante ciò non troviamo sempre risposte a livello istituzionale per portare avanti lo sviluppo dell’infrastruttura. Eppure è evidente quanto questa sia importante: i grandi eventi alle porte, dal Giubileo a Milano-Cortina, ne sono un’ulteriore conferma”.
Puntare sull’AI porterebbe rappresentare, in questo scenario, una carta vincente: “L’AI è il tassello che mancava nel puzzle tecnologico: potrebbe dare un boost all’adozione di servizi innovativi e questo vale anche per le smart city. Ecco perché preferiamo parlare di “super city”: non solo una realtà digitale, ma una realtà potenziata dall’AI”, spiega Renna. L’esempio è quello di Ostuni, dove si organizza un annuale evento estivo che ospita fino a 400mila turisti: “La gestione, in modo sicuro, della complessità dell’esperienza utente può essere favorita proprio grazie all’AI: dalla modalità multilingue alla gestione del traffico, sino alla gestione del territorio, tutto può essere facilitato. E questo, non dimentichiamolo, porta anche a un’efficienza dei costi”.
L’Ai, in futuro, finirà comunque per influenzare ogni ambito d’azione. E oltre alla gestione dei grandi eventi il pensiero va anche, in tema con l’evento, a mobilità e logistica: “Presto ci sarà una nuova ondata di innovazione – conclude Renna -, che comprenderà la robotica, e questo treno non possiamo perderlo. Considerando che questa convergerà con l’AI, la gestione di cantieri navali e porti assumerà un volto completamente nuovo”.