Il 5G offre alle aziende delle telecomunicazioni un’opportunità di accelerare la crescita dopo anni di riduzione dei ricavi e incremento degli investimenti per le nuove reti fisse e mobili, cui si aggiungono gli effetti del Covid-19. La parola d’ordine è però diversificazione: le telco dovranno ripensare il modello di monetizzazione delle infrastrutture. È quanto si legge nel report realizzato dal think-tank interno ad Arthur D. Little sul settore delle telecomunicazioni in Italia.
Arrivato al 20esimo anno e intitolato “Time to accelerate the growth”, lo studio fornisce un’analisi a livello globale del settore delle telecomunicazioni valutandone le prospettive di mercato in funzione delle nuove tecnologie e disegnando un quadro di previsione a 5 anni.
5G, dai contenuti consumer alle reti private aziendali
Nello specifico lo studio analizza le opportunità offerte dal 5G e le conseguenti possibilità di diversificazione per le telco concentrandosi su due macro temi: come ripensare il modello di monetizzazione delle infrastrutture in vista dell’affermazione della tecnologia 5G, importante opportunità di crescita non esente da rischi; e il posizionamento delle telco nella futura catena del valore del mondo Ict.
Il 5G, si legge nel report, rappresenta per le telco l’opportunità di migliorare ulteriormente i servizi offerti a livello business to consumer (B2C) valutando anche alleanze commerciali fra media e telecomunicazione per proporre nuovi pacchetti premium che mettano insieme contenuti, esperienze e dispositivi in modalità del tutto innovative.
Per quanto concerne il lato business to business (B2B), le cosiddette reti private mobili (MPN) e il network slicing offrono l’opportunità di monetizzazione del 5G più profittevole.
Una nuova convergenza intra-settoriale
Riguardo al posizionamento delle telco nella futura catena del valore del mondo Ict, il report si concentra su una nuova convergenza intra-settoriale. Questa può diventare lo strumento necessario per le telco se vogliono sopravvivere a un’era di cambiamento, trainato dalla digitalizzazione e accelerato dalla pandemia.
La trasformazione guidata dal principio di diversificazione è il cardine su cui pensare il futuro delle telco, come dimostrato dall’esperienza di alcune aziende globali: Telia, ad esempio, ha sviluppato in Svezia un sistema di monitoraggio a distanza per pazienti affetti da disturbi cronici da Covid; il gruppo O2 si è recentemente impegnato nel lancio di “O2 Drive”, assicurazione per auto ampliata da un portate digitale su cui visualizzare le proprie statistiche di guida; il colosso indiano JIO, ha lanciato una serie di piattaforme accessorie per offrire nuovi contenuti come musica e video, pagamenti digitali e soluzioni e-commerce, trasformandosi in un operatore digitale a tutti gli effetti.
Il mercato italiano tra opportunità e freni normativi
In Italia gli operatori si stanno posizionando in modo deciso su strategie di diversificazione sia in ambito consumer (spinta fortissima sui contenuti media premium su cui il 5G potrà abilitare nuove esperienze immersive ed interattive), che business (soluzioni Ict integrate per la trasformazione cloud e l’IoT).
Il mercato business in particolare raccoglie una grande attenzione di operatori di telecomunicazioni, player Ict ed investitori che vedono nel rafforzamento delle infrastrutture Ict (alte prestazioni di connettività – fibra, 5G, Fwa – edge computing…) un abilitatore essenziale di nuovi modelli di business. Per le reti mobili private (o Campus Network) in via di sviluppo potranno far registrare, anche grazie all’adozione di soluzioni 5G, una crescita a due decimali (oltre il 17% a livello mondiale e oltre il 20% in Europa). Ma l’affermazione, sottolinea il report, richiede ancora, almeno in Italia, interventi normativi a supporto.
Come competere nel mondo interconnesso
“Nonostante numerose valutazioni positive proposte dal nostro studio, riteniamo che le società telco stiano vivendo un momento profondamente complesso, condizionate da una crescente difficoltà gestionale legata ad una progressiva divaricazione fra trend dei ricavi e gli investimenti necessari per rimanere competitivi – commenta Vincenzo Basile, Partner ADL. – Negli ultimi anni in Italia si è generato un trend involutivo innescato dalla guerra dei prezzi delle offerte illimitate dati/voce consumer, riducendo sempre di più la marginalità dei prodotti e non riuscendo ad apprezzare con un premium price l’introduzione delle nuove tecnologie (vedi in passato il 4G). Le società di telecomunicazioni si trovano quindi a dover diversificare in nuovi modelli di business che consentano di sostenere nel tempo la capacità di sostenere nuovi investimenti in infrastrutture”.
L’incremento esponenziale del traffico dati dovuto ad un trasferimento sul digitale di un maggior numero di attività quotidiane ha comportato un forte impatto della capacità delle reti e ha richiesto agli operatori investimenti importanti per rafforzare le reti, come evidenziato anche dal report Agcom di giugno. Pertanto, lo sviluppo delle nuove infrastrutture di rete fisse e mobili è divenuto una necessità primaria sia per gli operatori privati sia per lo Stato.
“La congiunzione di questi fattori storici ed economici ha determinato un radicale cambiamento del posizionamento degli operatori telco che, oggi, si trovano di fronte ad una scelta imperativa di trasformazione dei propri modelli di business per competere in un universo sostanzialmente più complesso e interconnesso“, dichiara Elisabetta Cafforio, Principal di Arthur D. Little Italia. «Il nostro studio fornisce una visione globale che si concentra sul “come” gli operatori possono affrontare con successo la sfida della diversificazione”.