L'ANALISI

5G, Pileri: “Le telco hanno l’occasione di riguadagnare terreno sugli Ott”

Le reti potranno riconfigurarsi dinamicamente in base alle esigenze dello specifico servizio o applicazione che trasportano grazie all’utilizzo dei paradigmi della Nfv e del Sdn. Questo cambiamento nel modo di intendere sia le infrastrutture che i servizi può rappresentare una grande opportunità

Pubblicato il 11 Giu 2018

Stefano Pileri

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Con la progressiva attuazione del piano di sviluppo della Banda Ultra Larga, anche grazie alle iniziative volute dal precedente Governo, il nostro Paese ha fatto importanti passi avanti per recuperare la distanza rispetto alle altre nazioni europee. E’ stata bandita la terza gara Infratel sulle aree bianche e continua la volontà di fare uno step change sulle aree grigie. Il lavoro fatto è parecchio ma molto c’è ancora da fare e mi auguro che questa corsa alla infrastrutturazione del Paese non si fermi se non quando avremo compiutamente raggiunto l’obbiettivo di offrire all’Italia uno dei motori del cambiamento.

L’infrastruttura ottica è fondamentale per sostenere l’evoluzione dell’accesso mobile e wireless dove le stazioni radio cresceranno di un fattore 10 e saranno collegate in fibra ottica al backbone di rete.

Una così profonda evoluzione dell’accesso è spinta da nuovi e stringenti requisiti di capacità dovuti al video, all’affidare i nostri dati al Cloud e alla impetuosa crescita degli Oggetti Intelligenti e dei Cyber Physical Systems i quali saranno un ordine di grandezza più numerosi degli attuali terminali (smartphone, pc) e saranno accompagnati dalle apps che ne rappresentano l’immagine digitale (Digital Twin).

Tali requisiti stanno imponendo una altrettanto profonda trasformazione del backbone e dei nodi delle reti (il cosiddetto “core”). In primo luogo le informazioni generate verranno elaborale localmente e verranno forniti localmente i primi risultati e i primi feedback contenendo il tempo di risposta nell’ordini del millisecondo, ossia più di un ordine di grandezza in meno di oggi. In secondo luogo, la dinamicità con la quale si presentano oggetti e apps in rete, le diverse priorità richieste dal flusso di dati che generano, la quantità di segnalazioni di variazione di stato spingono su processi di attivazione, configurazione e manutenzione fortemente automatizzati. Infine, coesisteranno in rete esigenze di priorità, affidabilità e sicurezza molto differenziate che richiedono profili personalizzati gestiti, per esigenze di costo, da una rete unica e flessibile. Questi profili saranno addirittura “generati” direttamente dalle apps che accederanno alle Application Programming Interface “Software Defined”.

Il “core” delle reti, in altri termini, si distribuisce negli strati edge delle nuove reti ed è caratterizzato dal software, dall’automazione, dalla programmabilità. Questa è una seconda rivoluzione che si affianca alla rivoluzione dell’accesso “multi giga” che si sta sviluppando.

L’importanza di dotarci di infrastrutture di altissima velocità di comunicazione, Software Defined e con distribuzione dell’intelligenza ai bordi (Edge Computing), risponde alla necessità di abilitare la trasformazione digitale delle imprese manifatturiere secondo il modello della “Fabbrica Connessa”, ben recepito nel programma Industria 4.0, di modernizzare la Sanità con modelli di Telemedicina e diagnosi a distanza, di offrire una leva per la crescita della qualità e competitività delle nostre città tramite il paradigma delle Smart Cities.

In questi anni abbiamo visto molti aspetti della nostra quotidianità cambiare grazie alla digitalizzazione. Sono emerse nella vita di ognuno nuove esigenze fondate sull’uso di nuovi device, che necessitano e di connessioni a velocità molto elevate: penso a fenomeni come lo smart working, l’e-commerce, i nuovi modelli di intrattenimento basati sul gaming on-line e sulla fruizione del video UHD (4K) in streaming, il banking e i servizi di insurance basati su oggetti e persone connesse.

Altrettanto importante è l’impatto che il dotarsi di una infrastruttura ad altissima velocità ha nella “Trasformazione Digitale” della nostra Pubblica Amministrazione, poiché rappresenta una opportunità per trovare soluzioni di semplificazione e snellimento delle procedure amministrative. Non ultimo, va ricordato che la progressiva cablatura dei territori ha impatti anche sull’edilizia abitativa perché renderà possibile un progressivo sviluppo di building “intelligenti” cioè di edifici progettati e realizzati nativamente secondo criteri di ottimizzazione infrastrutturale e di efficienza energetica utilizzando le soluzioni tecnologiche offerte dalla domotica e dall’Internet of Things.

Il mondo dell’industria, sfruttando la disponibilità di infrastrutture ultraveloci e sicure e lo sviluppo dell’Internet of Things, potrà affrontare progetti di trasformazione digitale nell’ambito produttivo. La diffusione della connettività a tutti i livelli di una fabbrica permette di ripensare al modo di fare impresa e rendere possibile una piena integrazione dei processi per avere più efficienza, produzioni flessibili e personalizzate e di conseguenza aumento della competitività. Si tratta di un generale cambiamento del modo di produrre, che può risultare strategico per una nazione fortemente industriale come l’Italia per recuperare competitività sui mercati internazionali.

Gli altri ambiti in cui si prevedono i maggiori impatti sono quelli della salute, dell’energia, delle città digitali. L’aumento della vita media, e dunque anche delle malattie croniche spinge il Sistema Sanitario verso un migliore utilizzo delle cure remote e digitali, basate su sistemi di Tele-Medicina. L’adozione di fonti energetiche alternative, per loro natura discontinue, richiede un ammodernamento dell’intero sistema di distribuzione dell’energia in logica Smart Grid. Infine, la vita sociale urbana può trarre giovamento dalla diffusione dell’IoT per il miglioramento del sistema di mobilità, la gestione della sostenibilità ambientale, l’innalzamento dei livelli di sicurezza.

Se le infrastrutture a banda ultra larga sono il primo tassello di questo mosaico di nuovi scenari, l’evoluzione delle reti mobili verso il 5G sarà il substrato per legare assieme nuove categorie di servizi, la piattaforma destinata a sostenerli. Le nuove infrastrutture 5G rappresentano un fattore di forte discontinuità rispetto all’esistente e dunque si pongono come una opportunità di sviluppo economico per il Paese nel suo complesso.

Il 5G nasce per tenere insieme tutti questi aspetti. E per plasmare e profilare le reti a beneficio dei servizi e delle applicazioni trasportate, secondo le logiche dello slicing. In altre parole, le reti potranno riconfigurarsi dinamicamente in base alle esigenze dello specifico servizio o applicazione che trasportano, grazie all’utilizzo dei paradigmi della Network Function Virtualization (NVF) e del Software Defined Networking (SDN). Un esempio può aiutare a capire meglio. Nell’eseguire una operazione chirurgica a distanza sarà fondamentale assicurare che lungo tutta la rete su cui viaggiano le informazioni, italiana o internazionale, venga data per tutto il tempo necessario la priorità alle immagini in movimento ad altissima definizione e che si conservi una bassissima latenza, necessaria a muovere millimetricamente gli oggetti. In una slice di rete dedicata tutte le componenti coinvolte si coordinando per dare lo stesso supporto a situazioni mission critical. Un caso molto diverso, in cui non è la velocità ciò che conta e in cui quindi è tollerabile una risposta più lenta, è l’utilizzo in ambito agricolo di reti di sensori per la raccolta, il trasporto e l’analisi dei dati meteorologici e territoriali. Esigenze diverse hanno risposte diverse grazie alla capacità della rete di sostenere in modo diverso differenti categorie di servizi.

Questo cambiamento nel modo di intendere sia le infrastrutture che i servizi può rappresentare una grande opportunità per i Telco Provider di riguadagnare spazio rispetto ai player Over-The-Top (OTT).

Un esempio è offerto dal mondo della manifattura e dell’industria. Collegare le aziende al cloud, così da integrare virtualmente supply chain fisicamente distribuite, i macchinari fra loro e con le applicazioni aziendali (secondo il paradigma dell’internet delle cose) richiede reti di nuova generazione. Con due elementi portanti. La diffusione della fibra ottica nelle zone industriali si deve abbinare infatti alla disponibilità di frequenze adatte. Per le fabbriche sarà appropriata la banda più alta di quelle riservate per il 5G, quella a 26 GHz, che è in grado di garantire una maggiore velocità (bitrate). Nei contesti indoor (come i capannoni industriali), si potrebbero avere hot spot ad altissima frequenza, di area limitata, a 26 GHz. Ogni azienda potrebbe avere isole 5G private, con access point dedicati, collegati alla fibra. Questo è un nuovo modello di business per gli operatori, che creeranno la rete “locale” 5G ad hoc per le aziende e poi la collegheranno alla propria infrastruttura in fibra. Secondo le logiche dello slicing, questa rete sarà “consapevole” dei dati che trasporta – nel rispetto della privacy e della net neutrality – e capace di soddisfare al meglio i diversi requisiti delle applicazioni (pur rispettando la natura dei servizi “best effort”).

Infine ai Service Provider sarà richiesto di operare in una logica di massima sicurezza, e di assicurare la tutela della proprietà del dato, tema importante in particolare per le aziende, il cui futuro dipende anche dalla tutela del segreto industriale e dei i dati dei propri clienti o partner. Anche su questo aspetto le Telco hanno dato prova di una tenuta e una attenzione assai più marcate degli altri soggetti OTT presenti sul mercato come recentemente abbiamo avuto modo di costatare.

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