Se oggi l’LTe ha superato il Gbit/s di velocità, l’evoluzione decennale del 5G promette di arrivare sino a 10Gbit/s anche se la velocità commerciale media si attesterà fra i 10-20 Gbit/s: lo ha detto Maurizio Dècina (Politecnico di Milano) nel suo keynote speech al convegno Agcom sullo “Sviluppo del 5G: evoluzione o rivoluzione?”. Il 5G, spiega Dècina, nasce come piattaforma che rende i sistemi cellulari capaci di offrire una molteplicità di servizi, oltre alla tradizionale trasmissione di voce e dati. “La premessa è la virtualizzazione delle reti di telecomunicazioni che offrono flessibilità e a differenza dell’Internet attuale, la possibilità di trasportare pacchetti dati direttamente end2end”.
“Fondamentali per i nuovi servizi e la qualità delle prestazioni – spiega Dècina – sarà accompagnare la virtualizzazione delle reti con la distribuzione di una miriade di server e di base station virtuali, il più vicino possibile all’utente in caso di offerte mission critical, in particolare per l’Internet of Things”. Per quanto riguarda l’Internet of the Things, proprio per la grande funzionalità delle nuove reti, il 5G “finirà col mangiarsi l’IOT” dice Dècina.
Sulla virtualizzazione delle reti l’Italia, come l’Europa, sono in ritardo: “Basti pensare che in Asia NTT Docomo ha già virtualizzato il 50% del proprio network, negli Usa ATT il 40% – dice Dècina – Ma la virtualizzazione dei network non soltanto consente di erogare nuovi servizi altrimenti impossibili con le reti tradizionali, ma rappresenta anche un grande risparmio di costo per gli operatori”.
Secondo uno studio realizzato negli Usa “nel 2014 il costo medio di trasmissione di un Gigabyte era di 11,44 dollari; nel 2016, su rete virtualizzata, il costo è già crollato del 50% – conclude Dècina -. E più verrà estesa la virtualizzazione della rete più cresceranno i risparmi per arrivare, col 5G, a frazioni di dollaro con un calo dei costi di quasi due ordini di grandezza”.