Fumata nera sull’aumento dei limiti elettrosmog in Italia. Aumento che avrebbe consentito al nostro Paese di adeguarsi al resto d’Europa, di velocizzare la roadmap 5G e quindi di spingere l’infrastrutturazione a banda ultralarga mobile necessaria, ora più che mai, per garantire un traffico dati esplosivo e di sviluppare servizi innovativi, in particolare sul fronte della sanità.
A fare muro il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ossia proprio il titolare del ministero votato, appunto, a spingere lo sviluppo nel nostro Paese. Un vero e proprio smacco – per usare un eufemismo – al Governo di cui fa parte e anche a gran parte del Parlamento. L’aumento dei limiti elettrosmog era stato caldeggiato dal ministro della Transizione digitale Vittorio Colao e aveva visto concordi anche ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Secondo quanto risulta a CorCom parere positivo è stato dato anche dal ministro della Salute Roberto Speranza nonché dalla maggioranza delle forze politiche e poi dall’Anci e da una serie di enti coinvolti nella partita delle autorizzazioni.
Ma al ministro leghista non è bastato il plebiscito. Due le ragioni che avrebbero condotto al non accoglimento dell’emendamento presentato da Italia Viva, a cui erano stati fatti anche degli aggiustamenti per poter trovare la quadra: la soglia dei 61 volt metro – sempre secondo quanto risulta a Corcom – era stata addirittura portata a 30 volt metro. Ma niente da fare. Il ministro vuole aspettare la mappatura 5G a cui sta lavorando Infratel – ma non si capisce perché la mappatura dovrebbe avere a che fare con i limiti elettrosmog – e avrebbe rivelato criticità economiche sul fronte di quanto stabilito dalle aste del 2018, anche in questo caso però la questione c’entra poco con l’obiettivo della partita.
Fra l’altro Giorgetti non ha indicato una deadline per una decisione: in Parlamento non è al momento possibile recuperare la proposta, resta come ipotesi solo il Dl Concorrenza ma essendo un disegno di legge ha tempistiche che di certo non si sposano con quelle della corsa del 5G.
Insomma si è sprecata un’occasione i cui impatti si faranno senza dubbio sentire quando si passerà dal dire al fare. Gli attuali limiti comportano la posa di un elevato numero di antenne – un paradosso tutto italiano – e nonostante le norme approvate nel corso dei mesi in direzione della semplificazione degli iter autorizzativi bisognerà comunque fare i conti con l’ostruzionismo di molte amministrazioni comunali reticenti. Ostruzionismo che rischia di accentuarsi proprio in virtù della decisione di Giorgetti, un assist formidabile per i fautori del no-5G e delle fake news.