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5G, Fico: “Regole ad hoc per garantire accesso a tutti”

Il presidente della Camera auspica la totale copertura territoriale affinché siano sfruttate al massimo le potenzialità della quinta generazione mobile. “Digital divide inaccettabile, bisogna colmare il gap”

Pubblicato il 12 Feb 2019

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Garantire la copertura 5G su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di portare l’ultrabroadband mobile a tutti gli italiani, famiglie e imprese, nessuno escluso. Questo l’appello lanciato dal presidente della Camera Roberto Fico in occasione di un convegno a Roma dedicato al progetto 5G di Matera – una delle cinque città protagoniste delle sperimentazioni Mise – portato avanti da Tim, Fastweb e Huawei.

“Occorre mettere in campo gli investimenti pubblici e privati e le altre misure legislative e regolatorie necessari per consentire a tutti di accedere al 5G –ha detto Fico -. In questo modo potremmo superare l’inaccettabile digital divide che si registra nel nostro Paese: ricordo che attualmente solo il 22% delle famiglie italiane ha accesso alla banda ultralarga a fronte di una media europea del 58%”. Secondo il presidente della Camera per garantire “un pieno ed effettivo utilizzo” delle nuove reti le istituzioni pubbliche e gli operatori di settore devono da un lato fare leva sulla “neutralità della rete” e dall’altro impegnarsi affinché le infrastrutture servano anche le zone più periferiche del Paese, come quelle rurali. “Obiettivi che discendono a mio avviso dagli stessi principi costituzionali ed europei, in quanto sono condizioni essenziali per assicurare l’eguaglianza, le pari opportunità, la coesione economica, sociale e territoriale”.

In tema di 5G il governo non ha ancora preso posizione sul “caso” Huawei anche se il Mise ha prontamente smentito la notizia, circolata nei giorni scorsi, di un imminente “ban” nei confronti dell’azienda cinese nell’ambito della realizzazione delle reti di quinta generazione mobile. Secondo quanto risulta a Corcom, sebbene non ci sia piena condivisione di intenti fra Lega e 5Stelle, l’esecutivo starebbe valutando l’ipotesi di un sistema di certificazione, una sorta di “bollino delle reti sicure” – alla stregua di quanto si sta facendo in Germania – sul quale si è peraltro espressa a favore l’altra azienda cinese coinvolta nella realizzazione delle reti, Zte, che ha anche annunciato l’imminente taglio del nastro di un Security Lab in Italia.

Il governo tedesco sta procedendo con una serie di consultazioni aggiuntive con gli operatori di Tlc prima di decidere il da farsi. E stando a quanto si apprende il “verdetto” arriverà entro due settimane.

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