“Sono favorevole all’elevazione dei limiti elettrosmog, ma in un modo trasparente e chiaro“. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti in un’intervista ha acceso i riflettori su una delle questioni più importanti per spingere il 5G nel nostro Paese. “Non mi occupo di salute, non so se limiti elettromagnetici fanno male o bene, ma proprio in questo momento come Mise sto facendo la mappatura di chi copre o non copre”, ha puntualizzato il ministro in riferimento alla mappatura in capo a Infratel per verificare i piani portati avanti dagli operatori di Tlc.
La questione è sul tavolo del governo: nei giorni scorsi Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, ha presentato un emendamento (inserito nella short list degli “irrinunciabili”) al disegno di legge che dispone la conversione del decreto-legge del 31 maggio, avente ad oggetto la governance del Pnrr e le “prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”. La proposta, in particolare, prevede di inserire un comma che, di fatto, manda in soffitta la normativa attuale sui limiti italiani all’elettromagnetismo.
Il rialzo dei limiti, in adeguamento a quelli europei, è fortemente caldeggiato dal ministro della Transizione digitale Vittorio Colao sostenitore della necessità di “adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, oggi circa 3 volte più alti e radicalmente inferiori ai livelli di soglia di rischio”.
Le raccomandazioni sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici sono suggerite da linee guida internazionali di Icnirp (la Commissione internazionale perla protezione dalle radiazioni non ionizzanti che è un ente di diritto privato riconosciuto dalla Ue) e dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Le linee guida sono state emesse nel 1998 e successivamente aggiornate a marzo 2020. Secondo queste, il limite di esposizione per la popolazione è stato individuato considerando il valore minimo a cui si sono verificate evidenze di effetti e dividendo tale valore per 50.
Paesi come Francia, Regno Unito e Germania hanno seguito tali linee guida, che ad esempio per le frequenze utilizzate per il 4G prevedono un limite di 61 volt al metro, mentre Grecia e Belgio, per esempio, hanno scelto limiti più bassi (rispettivamente 47 e 31 volt al metro).
L’Italia ha adottato invece limiti più stringenti: 6 volt/metro nelle aree con una forte densità di persone. A fine marzo la Relazione sul Recovery votata dal Parlamento, con le osservazioni al governo, era stata chiara: “Si valuti l’opportunità di adeguare gli attuali limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche a quelli europei”, chiedeva su suggerimento dell’Antitrust.
In linea con l’istanza presentata tempo fa da Colao all’allora premier Giuseppe Conte, Iv promuove il superamento della normativa chiedendo di innalzare il limite a 61 Volt per metro.