Evitare che si creino “distorsioni” di mercato, sotto il profilo della concorrenza ma anche sul fronte regolatorio. L’annunciata intesa Tim-Vodafone sulla condivisione delle infrastrutture mobili per spingere il roll out delle reti 5G e dare vita a una “newco” delle torri ha suscitato timori in casa Iliad.
La società capitanata da Benedetto Levi, che nei giorni scorsi ha annunciato di aver raggiunto 3,3 milioni di clienti ma anche che il cammino italiano, a detta del patron Xavier Niel “è tutto da fare” , intravede nell’intesa fra i due competitor (che in ogni caso dovrà passare al vaglio dell’Autorità Antistrust) una serie di “criticità”, messe nero su bianco – secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa Radiocor -in una missiva inviata proprio all’Authority nonché all’Agcom.
Secondo quanto risulta a Corcom la lettera risale a qualche settimana fa, ossia subito dopo l’annuncio – lo scorso 21 febbraio – dell’avvio delle trattative fra Tim e Vodafone. Quel che si chiede alle due Autorità è di tenere alta la guardia e di valutare se l’accordo non rischi di ledere la concorrenza al punto da “minare” i piani degli altri operatori sul fronte della realizzazione delle nuove reti.
In dettaglio, l’operazione Tim-Vodafone prevede l’aggregazione in un’unica entità delle rispettive infrastrutture passive di rete (quelle di Vodafone e quelle di Inwit, la tower company controllata da Tim) per un totale di 22.000 torri in Italia. Un’operazione di network sharing a controllo fifty-fifty che consentirebbe un risparmio dei costi di investimenti infrastrutture stimato fra il 20 e il 30%. Al di là della lettera di Iliad l’ok dell’Antistrust è un passaggio obbligatorio e l’Autorità si troverà a dover valutare che tipo di “concentrazione” verrà a crearsi, ossia se il network sharing fra due delle principali telco non comporti un danno in termini di equità della competizione.
Ma cosa c’entra l’Agcom? Secondo quanto risulta a Corcom il quarto operatore mobile ha inviato la lettera all’Autorità presieduta da Angelo Marcello Cardani in quanto principale autorità di riferimento delle Tlc e dunque comunque chiamata in causa nella questione. Nella lettera, sempre secondo quanto risulta a Corcom, non sono state segnalate questioni specifiche afferenti la regolazione ma proprio perché non si conoscono i dettagli del Mou fra Tim e Vodafone, l’allerta è alta.