IL CASO

5G, la Corte dei Conti: “Ostruzionismo dei Comuni”. Butti studia una soluzione



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Segnalate difficoltà sullo stato di avanzamento dei progetti Pnrr dovute a ritardi o dinieghi dei permessi necessari agli operatori aggiudicatari. Il Dipartimento per la Trasformazione digitale lavora insieme alle telco per rivedere il raggio d’azione e bypassare la problematica

Pubblicato il 30 mag 2024



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I progetti 5G in Italia sono bloccati per i troppi veti dei Comuni: la Corte dei Conti, nella sua “Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO), ha inserito il Piano Italia 5G tra i programmi in difficoltà. Infatti, il Dipartimento per la trasformazione digitale (DTT) e il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti stanno studiando con Inwit, Tim e Vodafone la copertura di aree alternative a quelle dove i permessi sono fermi.

Il quadro della situazione è ben descritto dall’ultimo aggiornamento di Infratel: solo il 13,85% dei progetti sono completati su un totale di 1.385 aree da raggiungere.

Piano Italia 5G: permessi bloccati in molti Comuni

Come si legge a pagina 68 della Relazione della Corte dei Conti in riferimento alla misura “Piano Italia 5G”, “Per quanto concerne lo stato di avanzamento di questo intervento l’Amministrazione ha precisato che sono state coperte 160 aree su un totale di 1.385 (ossia, l’11,5 per cento), mentre le aree coperte sarebbero 38,43 kmq, corrispondenti al 7,7 per cento dei 500 kmq della quota già coperta prevista dal target M1C2-20; la stima è ancora in corso per quanto concerne i km di strade che sono stati già coperti”.

In relazione alle criticità, “l’Amministrazione ha segnalato difficoltà riconducibili ai rapporti con alcune Amministrazioni comunali, che hanno ritardato o negato il rilascio dei permessi necessari all’operatore aggiudicatario dell’intervento. In considerazione di ciò il Dipartimento ha avviato una cooperazione sinergica con le Amministrazioni meno collaborative; al contempo, ha commissionato al soggetto attuatore la predisposizione di una relazione riepilogativa delle criticità riscontrate, anche al fine di avviare le attività propedeutiche all’individuazione – meritoriamente – di aree alternative a quelle oggetto di criticità e alla definizione preventiva di un piano di recupero, da poter attuare qualora necessario”.

Il DTT chiama le telco per rivedere il raggio d’azione

La Relazione della Corte dei Conti puntualizza anche che “Le criticità evidenziate dall’Amministrazione riguardano la linea di intervento che mira alla creazione di nuove infrastrutture 5G in aree popolate, in cui non sono presenti investimenti privati volti alla copertura 5G (densificazione). L’obiettivo della linea di intervento, rimodulata in sede di revisione del Piano, è quella di estendere la copertura 5G a 1.400 km di aree a fallimento del mercato, di cui 500 kmq già provviste di copertura. La decisione della rimodulazione dell’obiettivo è emersa a valle del processo di mappatura delle aree a fallimento di mercato, che ha permesso di constatare che la popolazione residente è concentrata in punti specifici, spesso piccoli e vicini ad aree già servite. Questa constatazione ha reso necessaria una ridefinizione del perimetro dell’intervento ad almeno 1.400 km aggiuntivi di zone abitate abilitati alla copertura 5G, non più limitato esclusivamente alle aree a fallimento di mercato. A tale rimodulazione si è aggiunta una riduzione delle risorse complessive allocate al Piano, con un definanziamento di circa 900 milioni derivanti da economie delle procedure di gara”.

Di qui la decisione del Dipartimento per la trasformazione digitale di riunire il raggruppamento di imprese Inwit-Tim-Vodafone, che si è aggiudicato la gara “densificazione” per coprire con le antenne ultra veloci aree a fallimento di mercato, per rivedere il raggio d’azione e aggirare i veti delle amministrazioni locali nell’installazione delle antenne.

In corso gli incontri con i Comuni e la sostituzione delle aree

Alcune amministrazioni comunali, infatti, non hanno rilasciato i permessi necessari all’operatore aggiudicatario dell’intervento, preoccupati o dagli impatti urbanistici o dalle emissioni elettromagnetiche. Il problema è annoso e il Dipartimento per la trasformazione digitale ha tenuto centinaia di incontri con i rappresentanti dei Comuni, sia per cercare di sbloccare i permessi sia per trovare amministrazioni disponibili a subentrare. Lo stallo ha spinto però a cercare ora di individuare aree alternative a quelle dove i lavori per la banda ultralarga sono fermi.

Questo processo di sostituzione delle aree è ancora in corso e deve rispondere ad alcuni criteri specifici, come riporta Il Sole 24 Ore. Innanzitutto si possono ammettere all’intervento solo le aree che facevano parte della mappatura iniziale; inoltre le aree individuate come alternative devono ricadere nella stessa zona geografica del lotto aggiudicato in gara. E deve esserci un minimo di sostenibilità economica per i gestori anche nella nuova area individuata.

Pnrr, progetto “densificazione” a rischio

Il sottosegretario all’Innovazione Butti ha emanato di recente una direttiva per tentare di restringere i margini di interdizione delle PA locali in relazione ai progetti del Pnrr per le reti ultraveloci. Il DTT ha anche siglato con l’Uncem, che rappresenta Comuni ed enti montani, un accordo istituzionale per il supporto alla digitalizzazione, dopo aver firmato accordi simili con la Conferenza delle regioni, Anci e Upi.

Ciononostante, Inwit calcola che, nel caso di autorizzazioni legate al progetto “densificazione” del Pnrr, il tasso di diniego delle amministrazioni superi il 25% a fronte del 10-12% che si registra per altri interventi.

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