BANDA ULTRALARGA MOBILE

5G, l’Anses: “Improbabili nuovi rischi per la salute”

L’agenzia francese per la sicurezza sanitaria interviene sul tema dell’elettrosmog e avvia una consultazione pubblica. “Bande di frequenza 700 MHz-2,1 GHz utilizzate da anni. Sulla 3,5Ghz scarsa variazione dei segnali. Le simulazioni sulla 26 Ghz indicano bassi livelli di esposizione”

Pubblicato il 21 Apr 2021

5G- Bei

“Gli sviluppi tecnologici e la proliferazione degli usi digitali stanno modificando l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici nel campo delle radiofrequenze. Con l’implementazione del 5G, vengono introdotte nuove bande di frequenza (banda 3,5 GHz) o altre verranno presto utilizzate (banda 26 GHz). In linea con il proprio lavoro di competenza su radiofrequenze e salute, e sulla base dei dati scientifici ad oggi disponibili, Anses ritiene improbabile che l’implementazione del 5G nella banda di frequenza dei 3.5 GHz presenti nuovi rischi per la salute”. Questa la premessa all’avvio della consultazione pubblica – al fine di raccogliere, di qui al primo giugno, eventuali commenti dalla comunità scientifica e dagli stakeholder – da parte dell’Anses, l’Agenzia francese nazionale per la sicurezza sanitaria, dell’ambiente, dell’alimentazione e del lavoro.

Le bande 700 Mhz-2,1 Ghz già ampiamente testate

L’Anses puntualizza, per cominiciare, che gli operatori hanno implementato principalmente il 5G nella banda 700 MHz-2,1 GHz ossia su frequenze utilizzate da diversi anni dalle attuali generazioni di comunicazioni mobili, 2G, 3G e 4G. “Precedenti lavori svolti da Anses sugli effetti legati all’esposizione a onde elettromagnetiche nel campo delle radiofrequenze indicano che attualmente non vi è alcuna prova di un effetto sulla salute legato all’esposizione a sorgenti di campi elettromagnetici corrispondenti agli usi digitali attuali. L’esame dei possibili effetti, come lo sviluppo del cancro, la compromissione della funzione cerebrale o la fertilità, tuttavia, continua ad essere oggetto di ricerca e valutazione. Per i livelli di esposizione, studi, condotti a livello internazionale e dalla National Frequency Agency (Anfr), mostrano che variano poco con le antenne che emettono segnali 3G, 4G o 5G”.

La nuova banda a 3,5 Ghz: dalle sperimentazioni non emergono criticità

“La principale differenza tra il 5G e le reti mobili della generazione precedente è la quantità maggiore di dati che sarà possibile scambiare senza congestione della rete. Questa nuova tecnologia mira a promuovere lo sviluppo di servizi innovativi e nuovi usi, sia per i privati ​​che per le imprese in molteplici aree: realtà virtuale, trasporti, collegamenti urbani, industria, telemedicina, formazione online”, evidenzia l’Ansep. Riguardo alla nuova banda dei 3.5 GHz per la copertura in ampie aree geografiche, “i dati disponibili relativi all’esposizione, in particolare all’estero e negli studi condotti dall’Anfr in relazione alle sperimentazioni, non suggeriscono, allo stato attuale delle conoscenze, un aumento significativo dell’esposizione della popolazione”. Pertanto “alla luce di questi elementi, l’Agenzia ritiene improbabile che la diffusione del 5G nella banda di frequenza intorno ai 3,5 GHz presenti attualmente nuovi rischi per la salute”.

La banda a 26 Ghz: le simulazioni disponibili indicano livelli di esposizione bassi

È su questa banda di frequenze che sono puntati i riflettori della comunità scientifica considerato che – sottolinea Anses – “i dati attualmente non sono sufficienti per concludere sull’esistenza o meno di effetti sulla salute”. “Poiché la conoscenza dei collegamenti tra l’esposizione e gli effetti sulla salute deve essere rafforzata”, Anses sottolinea” la necessità di ulteriori ricerche e in particolare di monitorare i cambiamenti nell’esposizione delle popolazioni al variare del numero di antenne e all’aumento dell’uso delle reti”. Di qui la decisione di avviare la consultazione pubblica per raccogliere pareri dalla comunità scientifica e dagli stakeholder interessati.

Se è vero che ad oggi non esistono dati sufficienti per giungere a conclusioni l’Agenzia francese evidenzia che “la banda dei 26 GHz differisce dalle altre bande di frequenza per una profondità di penetrazione delle onde nel corpo molto inferiore, dell’ordine di un millimetro, che espone gli strati superficiali della pelle o dell’occhio. Le simulazioni disponibili indicano livelli di esposizione bassi”. Per le simulazioni Anses ha considerato una banda di frequenza allargata, da 18 a 100 GHz, “per la quale la profondità di penetrazione delle onde è simile, per ricercare i possibili effetti sulla salute descritti nella letteratura scientifica disponibile”. E sono stati studiati principalmente gli effetti sulla pelle, sugli occhi, sulle membrane, sul sistema nervoso centrale e sulle cellule di vari tessuti umani o animali (pelle, neuroni, cornea, ecc.). “Sarà particolarmente importante monitorare i cambiamenti nell’esposizione man mano che la base dell’antenna si espande e l’utilizzo della rete aumenta. In considerazione dei risultati degli studi o dei lavori di ricerca, Anses può modificare la propria opinione o avviare nuove valutazioni di esperti”.

Legambiente contro l’innalzamento dei limiti elettromagnetici in Italia

Intanto in Italia si inasprisce il dibattito sulla proposta di innalzamento dei limiti elettromagnetici – i più bassi in assoluto – per adeguarli a quelli degli altri Paesi Ue. In una lettera al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e al presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, Legambiente si dice contraria. “Implementare nuovi tipi di radiofrequenze, come alcune di quelle utilizzate con il 5G, con un contemporaneo innalzamento dei limiti di protezione, non è necessario tecnicamente e quanto meno inopportuno, considerando i pericoli emersi da studi sperimentali ed epidemiologici sulle frequenze già in uso”, scrive l’Associazione senza però evidenze scientifiche considerato che gli studi finora effettuati affermano esattamente il contrario, ossia che non si ravvisano pericoli di sorta.

Il 5G al centro del dibattito a Telco per l’Italia

Il 5G sarà uno dei temi chiave di Telco per l’Italia 2021. Il secondo appuntamento del Web Summit di CorCom, in programma il 13 maggio alle 17.00 sarà infatti dedicato alle sfide della quinta generazione mobile. CLICCARE QUI PER LA REGISTRAZIONE

13 maggio ore 17 – Il 5G alla prova dei fatti, quanto vale partita italiana

La quinta generazione mobile una rivoluzione senza precedenti: dal manufacturing alla sanità, dai trasporti alla cultura, tutto è destinato a cambiare. Ma il cantiere Italia procede al ralenti: come accelerare?

17.00 Mila Fiordalisi, Direttore CorCo

17.05 Alessandro Gropelli, General Director of Strategy & Communications Etno

17. 15 Dibattito con il player di mercatoModera il direttore di CorCom Mila Fiordalisi

Sabrina Baggioni, Direttore programma 5G Vodafone Italia

Alessio De Sio, Chief Institutional and Communication Officer Zte Italia

Riccardo Mascolo, Direttore Strategia e 5G per le industrie Ericsson Italia

Massimo Mazzocchini, Deputy General Manager Huawei Italia

Luca Monti, 5G & Iot Project Director WindTre

Alessio Murroni, VP Sales Europe Cambium Networks

Claudio Santoianni, Marketing & Corporate Affairs Nokia Italia

18.15 Laura Di Raimondo, Direttore Asstel

18.30 – Dibattito con i politiciModera il direttore di CorCom Mila Fiordalisi

Enza Bruno Bossio, Deputata Partito Democratico, Commissione trasporti e Tlc Camera

Massimiliano Capitanio, Deputato Lega, Commissione Trasporti e Tlc Camera

Maurizio Gasparri, Senatore Forza Italia

Mirella Liuzzi, Deputata Movimento 5Stelle, Commissione Trasporti e Tlc Camera

Federico Mollicone, Deputato e Responsabile Innovazione Fratelli d’Italia

 

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