“Siamo favorevoli allo sviluppo del 5G ma chiediamo alle istituzioni nazionali di mantenere gli attuali limiti di legge, tra i più bassi d’Europa, e a quelle comunali di rendere omogenei i livelli di esposizione su tutto il territorio, evitando che gruppi di residenti in determinate aree vengano sottoposti a livelli di esposizione particolarmente elevati, attraverso una corretta pianificazione delle stazioni radio base”: queste le richieste al Governo di Legambiente messe nero su bianco in una nota a firma del presidente Stefano Ciafani.
L’associazione, attraverso una petizione, chiede che siano mantenuti gli attuali limiti a 6 volt metro ma anche di rivedere l’art. 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” prevedendo che la misurazione dei campi elettromagnetici passi dall’attuale media di 24 ore a quella dei 6 minuti nelle ore di maggior traffico telefonico. E al Governo si chiede anche di promuovere nei Comuni l’adozione del regolamento per localizzare le antenne – secondo il comitato Alleanza Italiana per lo Stop al 5G, sono 600 i Comuni o enti italiani ad avere adottato provvedimenti contrari – nonché di dare avvio a una ricerca indipendente, epidemiologica e sperimentale sulle onde millimetriche del 5G a 26 GHz per approfondire i possibili impatti sulla salute di questa particolare frequenza.
“Come da Dna associativo – evidenzia Ciafani – è nostro compito fornire sia ai cittadini che alle amministrazioni le informazioni scientifiche corrette, nonché le proposte tecnicamente e giuridicamente percorribili. Se da un lato, infatti, sul 5G da tempo circolano fake news, come quelle sulle correlazioni tra questa tecnologia e il Covid o la Xylella, è pur vero che gli effetti non ancora del tutto noti sulla salute accrescono la preoccupazione tra la cittadinanza, che va adeguatamente informata e sensibilizzata”. Legambiente ricorda che in fatto di digitalizzazione l’Italia si conferma tra i fanalini di coda in Europa: secondo l’indice Desi 2020 elaborato dalla Commissione europea, infatti, il Belpaese è al venticinquesimo posto tra gli Stati membri Ue. Fanno peggio soltanto Romania, Grecia e Bulgaria. Digitalizzare l’intero territorio nazionale – comprese le aree montane e i piccoli Comuni che più di altri pagano una carenza di servizi e infrastrutture adeguate e di accesso alla rete – è dunque una priorità – sottolinea l’associazione – come evidenziato anche dall’emergenza Covid-19. A patto, però, che vengano messe in campo tutte le attenzioni possibili nella diffusione della banda ultralarga e nello sviluppo delle tecnologie correlate.
“Gli scenari che si apriranno con l’introduzione del 5G modificheranno il livello di esposizione complessivo della popolazione a seguito di importanti cambiamenti nell’architettura della rete – spiega Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente – Riteniamo che la copertura di digitalizzazione in Italia sia una necessità pressante, ma la diffusione della banda larga deve avvenire senza alcuna modifica della Legge Quadro 36/2001, che detta limiti di esposizione e di attenzione cautelativi di fronte ai rischi sanitari che invece interverrebbero con un loro aumento. Non esiste alcuna ragione tecnica, se non economica, per innalzare i limiti di esposizione e attenzione attualmente vigenti in Italia, mentre ne esistono di sanitari, anche ormai piuttosto evidenti, per evitare che questo accada”.